Dico sul serio, tra le critiche emerse negli ultimi periodi per la strategia 'low profile' del mercato nerazzurro c'è davvero qualche tifoso che sostiene la scarsa disponibilità economica di Suning, concetto che si sublima nell'hashtag #SuningOut. Non perdo neanche tempo a riportare le cifre del patrimonio complessivo di zio Zhang Jindong, perché sarebbe come dar credito ai fenomeni di turno che usano i social network solo per sparare nel mucchio e sfogare la propria frustrazione. Sia chiaro, la proprietà i soldi li ha, e anche tantissimi. Ma chi pensava che investisse sull'Inter metà del patrimonio, forse negli ultimi mesi ha vissuto in un mondo tutto suo, sicuramente migliore di quello condiviso da tutti (o quasi).

Inutile nascondersi dietro un dito, ogni tifoso, me compreso, sperava in una campagna acquisti più blasonata, con top player che avrebbero fatto a gra per venire all'Inter. Magari. Invece sul percorso e tra le ottime intenzioni Walter Sabatini e Piero Ausilio hanno trovato più di un ostacolo inatteso ma paventato, i primis la mancanza della Champions League che oggi più che impattare sulla volontà del singolo lo fa sul bilancio del club. Che, giusto ribadirlo anche per i non capiscers, agli occhi della UEFA conta più del conto in banca di Zhang. Il quale, volendo, potrebbe anche pagare la clausola di Leo Messi, visto che oggi sta diventando di moda fare la gara a chi supervaluta di più i calciatori. Ma non lo farà mai perché, se è vero come ama raccontare che ha costruito un impero iniziando da un negozio di elettrodomestici, lo ha fatto programmando, investendo in modo saggio, senza fare mai il passo più lungo della gamba.

Ed è la stessa strategia che ha deciso di adottare con l'Inter. Il che non si traduce in una ricerca impopolare del risparmio in senso assoluto (da agosto scorso sul mercato ha investito quasi 200 milioni di euro), bensì nella volontà di costruire una squadra che non abbia voragini e tecniche e mentali, come emerso nella scorsa stagione. Una campagna acquisti studiata a tavolino per andare incontro alle esigenze di Luciano Spalletti e non alla gola del tifoso, che già ambiva a campioni di valore assoluto vestiti di nerazzurro. Per intenderci: anche se potessi permettermelo, non comprerei un tv da 55 pollici quando nel mio vanno in sala ne entra uno al massimo di 36. Certo, potrei sbatterlo in faccia ai miei ospiti tirandomela all'inverosimile, ma se lo lasciassi per terra in assenza di collocazioni idonee perderebbe gran parte della sua utilità e in più mi riderebbero dietro.

Giusto ammetterlo, anche noi giornalisti abbiamo cavalcato queste ambizioni, chi auspicandone la concretizzazione, chi semplicemente per qualche copia di giornale venduta o qualche click in più. Diciamo che esaltare il potenziale mercato nerazzurro aceva comodo. Però oggi, a più di 20 giorni dalla fine del mercato, è evidente che la dirigenza si stia muovendo in una direzione chiara: dare all'allenatore una rosa competitiva, che non abbia fuoriclasse ma neanche dei gap. Perché la voglia di vincere unita all'organizzazione non faranno vendere magliette, ma aiutano a vincere sul campo. Padelli, Borja Valero, Milan Skriniar, Matias Vecino e Dalbert: questi i volti nuovi in casa Inter ad oggi, 11 agosto. Chi è già sceso in campo, per quanto possa valere questo scorcio di stagione, ha dimostrato di poter essere funzionale al progetto di Spalletti e di non essere a Milano per caso.

L'ultima new entry è l'esterno brasiliano finalmente ex Nizza, dopo una lunga trattativa che ha stressato e non poco i tifosi, dimentichi del fatto che alcune settimane fa Sabatini aveva ammesso in modo trasparente che prima dei preliminari il giocatore non sarebbe arrivato. Ora non so se siamo al cospetto del nuovo Roberto Carlos o del nuovo Gilberto. Lascio il giudizio al campo e alla capacità di ambientamento del ragazzo. Però mi fido di chi ne parla bene senza secondi fini e non mi curo di chi storce il naso per la sua provenienza poco nobile. Anche Maicon arrivò da semisconosciuto dal Monaco, e sappiamo tutti come proseguì la sua carriera italiana. Auguro a Dalbert di impattare anche solo la metà di come fece il Colosso, sarebbe comunque un successo. E tengo a sottolineare che per puntare ciecamente su di lui l'Inter ha abbandonato la pista Ricardo Rodriguez, che a qualcuno fa comodo dire sia stato soffiato dal Milan ai nerazzurri. No, non è così.

Il mercato è ancora in pieno svolgimento, Sabatini e Ausilio non hanno ancora completato l'opera sia in entrata sia in uscita. Mentre Murillo e Medel ci salutano senza troppi rimpianti, arriveranno un paio di difensori centrali, Emre Mor o Karamoh, forse Schick e, non escludo, un altro esterno offensivo e un trequartista bravo in entrambe le fasi. Il gatto e la volpe sopra citati vorrebbero che uno degli ultimi due obiettivi fosse il top player auspicato dai tifosi, e il budget per vestirlo di nerazzurro è anche piuttosto alto: una cinquantina di milioni. Perché Suning i soldi li ha, ma li vuole spendere in modo intelligente. E per pagare le clausole ci sarà tempo.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 11 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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