Non sono mai stato un suo grandissimo estimatore (non l'ho mai negato), ma in determinate circostanze è giusto fare un passo indietro, talvolta è doveroso. E in questo caso, da parte mia, è assolutamente obbligatorio. Non posso non riconoscere come in questa stagione il salto di qualità sia stato fatto. In modo naturale, da grande giocatore. Finalmente. E queste analisi non vanno giocoforza di pari passo con i gol segnati.

Quest'anno Mauro Icardi ha raggiunto lo status del top player, un traguardo di cui si è molto parlato e discusso in passato, ma che ho sempre fatto molta, molta fatica ad affiancare alla punta dell'Inter. Questa mia idea potrà sembrare assurda per qualcuno, ma le tante reti che non sono mai mancate possono anche essere insufficienti nel calcio di oggi. E in fin dei conti, se queste considerazioni fossero utopiche, non si spiegherebbe il fatto che solo il Napoli abbia realmente (e in tutti i modi) provato a strappare il interista durante l'ultima estate (per quanto riguarda le altre società, tanti rumors).

In questo campionato ho analizzato e ammirato un attaccante diverso, per certi versi nuovo, sicuramente più completo. Fino a pochi mesi fa, Maurito era solo 'killer' d'area di rigore (comunque non poco), ma troppo assente, a tratti addirittura rinunciatario quando si trattava di adoperarsi nella fase di non possesso. Non un problema nel calcio del passato, quando il classico centravanti era la vincente normalità in quasi tutte le squadre. Ma quello che ieri veniva così considerato, in questo preciso momento storico può anche rivelarsi come un limite, in uno sport in evoluzione.

Un continuo cambiamento e sviluppo dei vari ruoli, con una velocità di esecuzione sempre più alta, che ha obbligato gli attaccanti a completarsi, lavorando per essere, oltre che precisi davanti alla porta, anche un valore aggiunto nella manovra. Proprio l'aspetto in cui il classe '93 di Rosario mancava. Ma ora no. Per fortuna. Tante, infatti, sono state le partite in cui l'argentino ha fatto sentire la propria presenza anche lontano dall'area di rigore, ricoprendo addirittura i panni di assist-man (il riferimento va, per esempio, alla gara d'andata contro la Juventus). Ma non è tutto.

Bravo e intelligente a portare via l'uomo, creando spazio ai vari Candreva e Perisic, oppure al trequartista del caso, Joao Mario in più delle occasioni. Questo è l'interprete che i tifosi aspettavano, un profilo completo. Bravo, Mauro. Ora però sorge una considerazione: può bastare solo lui come nome di primissimo livello nel reparto offensivo del futuro? La risposta credo sia scontata.

A parer mio, servirebbe un altro grande attaccante, per pensare anche a diverse soluzioni tattiche, con la doppia punta per aiutare maggiormente il capitano nerazzurro. Si parla tanto di Alexis Sanchez, in rotta con l'Arsenal e in odore di addio (sul quale è forte l'interesse della Juventus). Beh, il profilo del Niño Maravilla sarebbe l'ideale. E per caratteristiche ben si integrerebbe con l'ex Sampdoria, perché da tempo gioca stabilmente vicino alla porta, e gli anni da esterno sono ormai un ricordo.

Un innesto da copertina in attacco per avere non uno, ma due attaccanti da big. Lo status che questa società merita e che sta tentando di recuperare. Ok quindi Maurito, finalmente grande, ma forse non basterà per competere ai vertici. Questa Inter deve puntare sempre più in alto. Partendo, in primis, dal mercato.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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