L'Inter è tornata a dare segnali di vita. Proprio dopo aver festeggiato i suoi gloriosi, emozionanti e bellissimi centodieci anni di storia. Sul campo niente di entusiasmante, ma contro il Napoli si è rivista una squadra degna di essere chiamata tale contro un avversario che lotta per lo scudetto e che gioca un calcio bello e molto difficile da contrastare. Ancora una volta i nerazzurri escono imbattuti da uno scontro con una grande, ma ancora una volta è stato il pareggio il massimo dei risultati raggiungibili.

Bicchiere quindi che è tornato a riempirsi per quanto riguarda alcuni concetti che hanno permesso alla squadra di conquistare dodici vittorie e quattro pareggi nelle prime sedici giornate di campionato. Il bicchiere rimane invece abbastanza vuoto se si pensava ad un'Inter che ad un certo punto potesse migliorare la qualità del suo gioco, cosa che le avrebbe permesso di battere avversari medio piccoli e di blindare così con largo anticipo un posto in Champions League. La situazione in classifica rimane fluida, l'Inter è quinta ad un punto dalla Lazio e deve giocare ancora undici gare visto che dovrà recuperare il derby con un Milan tornato prepotentemente in corsa dopo il blitz di Marassi, sponda Genoa.

Nulla è perduto, ma non si potrà e dovrà più sbagliare d'ora in poi, anzi si dovranno vincere almeno sette partite, come dice Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo non ha però solo indicato la via per arrivare felici al traguardo. Nel ventre del Meazza, quando ci si avvicinava alla mezzanotte, ha soprattutto detto che a questa squadra manca la qualità necessaria per vincere le gare in grado di dare la svolta, come quella di domenica scorsa contro il Napoli. La considerazione di Spalletti sulla scarsa qualità della rosa nerazzurra, peraltro già evidenziata in passato, anche se con meno chiarezza, quando gli si chiedeva se l'Inter avesse potuto lottare per lo scudetto, allarma il popolo della Beneamata. Non perchè il mister abbia rivelato una verità sconvolgente e ai più sconosciuta, tutt'altro. Allarma perché non si sa bene ora che reazioni potrà scatenare nei giocatori e anche nella proprietà e dirigenza, colpevoli di non aver portato alla Pinetina quella qualità necessaria di cui Spalletti sente forte bisogno per non fallire l'obiettivo prefissato.

Lunedì sera ad Empoli, dopo aver ricevuto la ventiduesima edizione del premio “Aramini”, Spalletti ha corretto in parte il tiro dicendo che la qualità invocata riguarda anche il sapere correre e pressare per l'intera gara e che comunque quest'Inter ha tutto per lottare fino alla fine per un posto utile a giocare nella prossima stagione in Champions League. Può far piacere che un giorno di riflessione possa aver indotto Luciano Spalletti a rivedere il suo pensiero e immaginare una ripresa di allenamenti all'insegna dell'unità di intenti in vista della difficile trasferta in domenica prossima in casa della Sampdoria. Ma le parole pronunciate a caldo dopo la gara con il Napoli, peraltro tra le migliori della stagione, non possono essere cancellate con un colpo di spugna. Candreva ha in parte anticipato il pensiero della truppa dicendo che le parole del mister sono di sprone, aggiungendo però che, senza qualità, l'Inter non sarebbe stata in testa alla classifica fino a Natale. “Io la penso così, Candreva può dire quello che vuole”, ha tagliato corto Spalletti che in precedenza aveva bacchettato anche Cancelo che non nasconde il disagio quando viene impiegato a sinistra. Insomma, è sicuro che al momento il clima non sia dei più sereni alla Pinetina, importante sarà capire se Spalletti abbia in mente una strategia per scuotere la truppa o se il tecnico abbia deciso di sfogarsi perchè inizia a vedere molto lontano un traguardo che solo due mesi fa sembrava quasi una formalità.

Domenica all'ora di pranzo sfida alla Sampdoria nella sua tana. All'andata i nerazzurri giocarono per un'ora una grande gara, con la qualità tanto invocata, portandosi sul 3-0 grazie ai gol dell'ex Skriniar e ad una doppietta di Icardi. Nel finale la Samp tornò clamorosamente in partita segnando due reti che fecero tremare il Meazza, ma alla fine Spalletti esultò perchè, con quel successo, la sua Inter balzava solitaria in testa alla classifica. Domenica non si giocherà, purtroppo, per il primo posto, ma per non perdere il treno della Champions che, di questi tempi, per l'Inter di Suning vale uno scudetto.

Contro il Napoli, Spalletti ha cambiato il canovaccio tattico della squadra lasciando in panchina Borja Valero e Vecino, proponendo un ottimo Brozovic accanto a Gagliardini, con Rafinha trequartista dietro Icardi. Le variazioni apportate, paradossalmente sono servite più alla fase difensiva che non a quella offensiva come nei piani. Rafinha non è a meglio della condizione, si vede nella corsa non fluida e a tratti frenata. Ma quando il pallone incontra il suo piede, sembra che la manovra possa beneficiare di quel contributo di qualità tanto caro a Spalletti. La logica dice quindi che si dovrebbe arrivare alla conferma del brasiliano proveniente dal Barcellona in quel di Marassi. Almeno per la prima ora di gioco. Che Inter vedremo da qui alla fine del campionato? Finalmente vincente? Aspettare e sperare. Purtroppo senza molte certezze.

Chiusura dedicata alle manifestazioni in tutti gli stadi per salutare Davide Astori. Abbiamo assistito ad un dolore sincero da parte di tutti. Soprattutto da parte di questi giocatori etichettati solo come ricchi, viziati e fuori dal mondo. No, erano amici di Davide.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 14 marzo 2018 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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