Sussulti. L’Inter, un po’ gagliarda e un po’ timida, torna a smuovere la classifica dopo due ko consecutivi. Lo fa pareggiando in casa contro il Napoli, match che in altri tempi avrebbe scatenato la fantasia delle due tifoserie. E, invece, quella andata in scena al Meazza domenica sera è stata una partita tra due deluse in convalescenza.

Bene i nerazzurri nel primo tempo. Molto bene. Fraseggi senza frenesia, possesso palla concreto e voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Dinanzi un avversario troppo brutto per essere vero, specialmente in considerazione degli elementi in campo (e in panchina). La squadra di Benitez è stata nell’angolo per tutti i primi 45 minuti e non si sa dove finiscano i meriti dei nerazzurri e dove comincino i demeriti degli avversari. Il finale thrilling che ha prodotto 4 gol non ha fatto altro che confermare quanto detto in precedenza: due formazioni malate e in debito di autostima.

Ci si aspettava una risposta soprattutto dall’Inter, che arrivava all’appuntamento dopo le catastrofi con Cagliari e Fiorentina. Risposta arrivata sul piano della prestazione, non del risultato. Perché gioire per un pareggio interno, quando sei l’Inter, proprio non si può. Nemmeno se sei in emergenza, nemmeno se davanti hai una diretta concorrente per il terzo posto.

Già, terzo posto. Questo deve essere l’obiettivo del club per la stagione in corso. La squadra c’è, il tecnico se l’è ritagliata su misura dopo la “raccolta dati” dell’anno passato e le avversarie non sono superiori (tolte chiaramente Juventus e Roma). Per cui, come ripetiamo ormai da settimane, zero alibi per non terminare la stagione con zero sorrisi.

Lascia ben sperare la prova offerta al di là del 2-2 e delle ormai continue amnesie difensive. Piccoli lampi di nerazzurro che ora devono essere confermati giovedì col Saint-Etienne e poi ancora domenica a Cesena. Segnali di vita.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 21 ottobre 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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