Bagni di folla di fronte ai quali ha reagito quasi con stupore, presentazione alla stampa all’interno di una cornice elegante e sfarzosa, dichiarazioni di intenti chiare e altisonanti: l’avventura nella Milano nerazzurra di Radja Nainggolan è iniziata. Accolto da un tifo entusiasta, che dopo anni di voci disattese finalmente vedono indossare la maglia nerazzurra al centrocampista belga, arricchita da quel numero, il 14, che all’Inter fu, tra gli altri, anche quello di un altro indomito guerriero così come si presenta il Ninja arrivato da Roma, ovvero Diego Pablo Simeone.

Arriva Nainggolan e in casa Inter si avverte una sensazione che sembrava perduta: c’è una rinnovata voglia di respirare aria di posizioni di vertice, di tornare a potersi appuntare i galloni di nobile del calcio italiano, riuscendo lì dove negli ultimi anni altre candidate hanno fallito anche a pochi centimetri dall’impresa, ovvero cercare di mettere costantemente i bastoni tra le ruote alla Juventus che ormai ha fatto il vuoto intorno a sé in Italia, e che ora si coccola giustamente il nuovo arrivato Joao Cancelo, che conclusa l’ottima esperienza all’Inter è pronto a rimettersi in gioco coi campioni nazionali, il tutto col benestare del Valencia che bene ha accolto la disponibilità dei bianconeri a sganciare i 40 milioni richiesti.

Al di là del rammarico per una partenza che ormai, come lo stesso Spalletti aveva anche precisato a fine stagione, era diventata un fatto inappellabile, e soprattutto per la prospettiva di doversi trovare da avversario il portoghese nella sfida più sentita della stagione, non c’è proprio il tempo per star lì a recriminare per un mancato riscatto che sembrava scritto in partenza viste le condizioni che lasciano più di un dubbio. Perché comunque l’Inter si sta muovendo, e alla grande.

Perché l’Inter che a giugno sta mostrando tanto dinamismo in fase di campagna acquisti non è solo quella che ormai ha completato in maniera positiva la missione di dislocamento dei suoi giovani al fine di ottenere plusvalenze, manovra che, lo ricordiamo, va in ogni direzione fuorché quella dello smantellamento della propria Primavera plurivincente, ai cui protagonisti viene anzi data l’opportunità di potersi esprimere in contesti magari più favorevoli al proprio sviluppo, sempre con la prospettiva di poter tornare alla base in breve tempo grazie alla recompra. Senza contare che comunque alle spalle dei bi-campioni d’Italia stanno scalpitando tanti altri ragazzi pronti a raccoglierne il testimone dopo aver fatto incetta di titoli nelle categorie inferiori, promettendo una continuità importante in termini di risultati e di imbottire ulteriormente le squadre professionistiche di giocatori a marchio Inter, un merito spesso e volentieri trascurato salvo poi lamentarsi di una carenza di giovani locali nei nostri campionati.

Ma l’Inter, si diceva, continua a muoversi anche sul fronte principale, per consegnare a Luciano Spalletti una squadra rinforzata e pronta a lavorare da subito a ranghi praticamente compatti sin dal fatidico nove luglio, giorno dell’inizio della preparazione estiva. È di queste ore l’arrivo a Milano di Matteo Politano, exploit della seconda parte dell’ultima stagione con il Sassuolo, trascinato dai suoi gol alla salvezza: elemento interessante, di gamba, capace di coprire ambedue gli spot da esterno offensivo, sembrava destinato al Napoli prima del dietrofront mentre adesso è pronto a cogliere l’opportunità nerazzurra. Prodotto del vivaio della Roma come quell’Alessandro Florenzi che dalla Roma continua a non avere segnali confortanti sul tema del rinnovo e chissà che l’Inter, magari giocandosi la carta Javier Zanetti del quale il terzino azzurro è estimatore ricambiato, non convinca anche lui a viaggiare sull’asse Roma-Milano.

Come Stefan de Vrij, arrivato dalla Lazio, e come Radja Nainggolan, sin qui la ciliegina sulla torta di questo vivacissimo giugno nerazzurro. Nainggolan per il cui arrivo, è cosa nota, l’Inter ha messo sull’altro piatto della bilancia due suoi elementi: approda nella Capitale Nicolò Zaniolo, protagonista assoluto della cavalcata della Primavera interista a suon di gol, che magari con Eusebio Di Francesco potrà trovare l’allenatore ideale per far emergere le sue qualità anche al piano superiore (senza dimenticare che lui vanta comunque anche un passaggio in Serie B con la maglia dell’Entella). E insieme a lui, arriva alla corte del tecnico giallorosso anche Davide Santon. Sul quale c’è un capitolo anche abbastanza ampio da aprire.

La storia di Davide Santon con l’Inter, una storia durata praticamente dieci anni divisi in due capitoli, è stata una storia alquanto tormentata: lanciato da José Mourinho e capace di presentarsi disputando una prova di Champions League egregia al cospetto di sua maestà Cristiano Ronaldo e subito etichettato dal tecnico portoghese come il ‘nuovo Facchetti’. Un’etichetta che per lui diventa una zavorra pesantissima: perché ai brillanti fulgori iniziali seguono tanti momenti cupi, tra prestazioni non indimenticabili sul campo e tentativi di rigenerarsi mai andati completamente a segno tra l’Italia e l’Inghilterra. Torna all’Inter sotto la gestione di Roberto Mancini, ma gli alti e bassi continuano e i bassi in tal senso diventano ancora più profondi durante l’ultimo campionato, quando passa dalle sue ingenuità il primo ko stagionale contro l’Udinese e soprattutto passa dai suoi dieci minuti disastrosi il capitombolo contro la Juventus. Che in quel momento poteva davvero valere l’addio al sogno Champions.

Errori gravi, sicuramente; che fanno però parte del gioco, senz’altro. Ma che hanno dato adito ad alcuni personaggi per iniziare una campagna deprecabile di insulti e minacce attraverso i canali social, una situazione diventata ad un certo punto insopportabile per il giocatore e per la compagna. Non sembra mai entrato davvero nelle grazie del popolo nerazzurro, Santon; e anche quando si è propagata la voce del suo passaggio alla Roma, in tanti, memori di alcuni episodi passati, hanno ironizzato sul superamento delle visite mediche da parte del ragazzo di Portomaggiore.

Poi, succede che tutti i tasselli del mosaico vanno al loro posto e Santon può dirsi a tutti gli effetti un giocatore della Roma. E succede che Santon posta su Instagram un lungo messaggio di congedo nel quale, nonostante tutte le traversie, decide di fare la cosa più semplice e insieme più bella: dire grazie a tutto l’ambiente nerazzurro, a quella che definisce una famiglia, che gli è sempre stata accanto. E grazie lo dice anche ai tifosi, e lo fa senza nascondersi né togliersi sassolini di sorta dalle scarpe, prendendo atto delle incomprensioni come a voler dire che comunque tutto, alla fine, è stato messo in archivio.

Un saluto accorato, forse anche logico visto che l’Inter è stata la colonna portante della sua carriera calcistica, ma che comunque fa effetto. Situazione completamente diversa rispetto alle parole un po’ ‘democristiane’ di Cancelo, che nell’annunciare l’inizio della sua avventura alla Juve ha voluto ringraziare in modo generico ex compagni ed ex allenatori (tralasciando quelle al sito ufficiale bianconero, naturale gioco delle parti). Non ci possono essere pertanto paragoni tra le parti, visto anche il vissuto interista completamente diverso dei due; a entrambi ovviamente va augurato il meglio per le rispettive carriere, anche se magari il grazie più grande va a chi, nel dire ‘ciao’, ha fatto trasparire tutto il suo affetto per il club che, alla fine, ha sempre cercato di dargli tutto.  

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 giugno 2018 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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