Doveva essere un martedì banale, da dedicare alle nazionali, al massimo alle fantasie di mercato. Invece quando c'è di mezzo l'Inter, è impensabile sentirsi al riparo dalle tempeste. Il ciclone Walter, lo chiamerò così per questioni di praticità, ha mostrato le prime avvisaglie già lunedì, senza tuttavia preoccupare più di tanto. Solite paranoie per due gocce d'acqua, la questione è stata archiviata così. Poi, ieri, le gocce d'acqua sono aumentate a dismisura, fino a creare un potente vortice che ha travolto molte certezze in casa nerazzurra. Si è passati dal 'Sabatini ha mandato a Suning una lettera di dimissioni' al 'Sabatini non si è ancora dimesso ma ci sta pensando seriamente', fino all'occhio del ciclone, le parole dello stesso coordinatore di Suning Sports, che parlando al passato (involontariamente a suo dire) ha fatto intendere che il suo rapporto professionale con la proprietà cinese e, di conseguenza, con l'Inter è ai titoli di coda. L'uso del passato, ma soprattutto quello del condizionale ("Sarebbe stato bello costruire una storia più consistente con l'Inter") invitano a dar credito alle voci emerse nelle scorse ore, che già covavano dopo una sessione di mercato invernale caratterizzata da più limitazioni di quanto si potesse immaginare.
Walter, giusto sottolinearlo, non è il direttore sportivo dell'Inter (che è Piero Ausilio), ma rappresenta il responsabile del ramo sportivo dell'impero di Suning, colui dal quale ogni decisione su Jiangsu e nerazzurri deve passare. Non certo un ruolo marginale, insomma. Resta il fatto che praticamente tutti i suoi tentativi di rinforzare la squadra a disposizione di Luciano Spalletti per renderla competitiva nella corsa al quarto posto si sono infranti contro l'intransigenza della proprietà: prima il bilancio, poi il campo. Una gerarchia da cui è stato impossibile schiodarsi. Ramires e Javier Pastore, in una realtà parallela, oggi vestirebbero la maglia della Beneamata. Ma come altri giocatori fanno parte della squadra virtuale che il certaldino mai allenerà. Tra Fair Play Finanziario e restrizioni governative da Pechino per Sabatini e Ausilio è stato impossibile sviluppare i discorsi ben avviati. Ma se il diesse continua a mascherare bene, a livello pubblico, il proprio dissenso, per Sabatini è stato più difficile fingere che tutto andasse per il meglio. Bastava guardare il suo volto trasfigurato durante gli ultimi giorni di mercato invernale per capire che il piano era andato a gambe all'aria all'improvviso. Le speranze sue e dei tifosi di vedere nell'Inter un grande giocatore come Pastore in tempi di ristrettezze finanziarie sono rimaste disilluse dal no cinese. Che sarà anche comprensibile (i numeri non mentono e la crescita dal lato commerciale è esponenziale), ma non facilmente accettabile.
Adesso la domanda è una: con le voci messe in circolazione e in parte confermate a parole sotto la sede di corso Vittorio Emanuele, quale obiettivo voleva raggiungere l'ex diesse della Roma? La sua è davvero una resa incondizionata che sfocerà nelle dimissioni irrevocabili e nel meritato riposo, oppure trattasi di un bluff per stanare una volta per tutte la proprietà e convincerla a investire concretamente dando sfogo alla sua creatività sul mercato (senza lungaggini burocratiche), o quanto meno a essere chiara con la piazza interista sui propri programmi? Bella domanda. Ottimisticamente, la speranza è che il manager si stia giocando l'ultimo jolly a propria disposizione per invitare Suning a mantenere le promesse di grandeur, con il benestare dello stesso Spalletti. Entrambi, quando la scorsa estate hanno accettato l'incarico dalla proprietà cinese, vale a dire riportare l'Inter ai massimi livelli, probabilmente non avrebbero mai immaginato di trovarsi ammanettati all'autofinanziamento anche in questa fase storica. Ammaliati dall'impero economico di Zhang Jindong e figlio, anche al netto di un FFP che non permette voli pindarici, pensavano che la strada verso la gloria nerazzurra non fosse così tortuosa. Nel tempo anche Spalletti, tra le righe, ha fatto intendere di non essere del tutto soddisfatto considerando le aspettative prospettategli. Ha sì difeso a spada tratta il suo gruppo e la proprietà, ma al contempo a più riprese ha inviato messaggi alla stessa affinché mantenesse quelle famose promesse estive da lui stesso citate.
Luglio si avvicina, la dirigenza sta già lavorando sui parametri zero e ha già bloccato Lautaro Martinez, a conferma che per i giovani di sicuro avvenire Suning non si tira indietro. La strategia c'è, anche le buone intenzioni, ma non basta. Se il 30 giugno verrà raggiunto il pareggio di bilancio, dal primo luglio l'Inter potrà avere le mani più libere sul mercato e sarà questo il banco di prova di Suning: investire in modo sensato per rendere la squadra all'altezza del vertice, oppure continuare ad avere il piazzamento come massimo obiettivo. Intanto, nell'attesa, il ciclone Walter ha già spazzato via qualche certezza.
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