Partiamo da un’ovvia premessa: nel mulino che vorrei, non si allestisce una squadra in questo modo. Tre, quattro giocatori qui in prestito, altrettanti dati via con la stessa formula; su tutti loro, la mannaia del possibile mancato riscatto a fine stagione, una molla che può caricarti a mille nei primi mesi e, magari,compromettere del tutto la tua concentrazione e il tuo attaccamento alla nuova realtà, una volta che il giocatore di turno si sia reso conto che la sua permanenza è in qualche modo divenuta utopia. Ma conosciamo lo scenario, è chiaro a tutti, se non nelle cause, quantomeno nelle limitatissime possibilità entro le quali devono operare gli uomini mercato nerazzurri. Ecco dunque che le trattative andate in porto e quelle che potrebbero concretizzarsi negli ultimi scampoli di mercato assumono i crismi della maestria. C’è stato un tempo in cui col portafogli vuoto si portava ad Appiano il buon Tommaso Rocchi. Sull’altro piatto della bilancia, c’è adesso un talentuoso prodotto del Barcellona, una ex grande promessa come quarto centrale e la prospettiva, più o meno concreta, di tirare fuori altre due conigli dal cilindro fino al 31 gennaio. Poteva andare peggio, molto peggio.

Il focus, in realtà, vogliamo tenerlo puntato proprio su Rafinha. Abbiamo già scritto come il lungo tira e molla sulla cifra del riscatto sia sostanzialmente un buon segno: l’Inter, pur nell’emergenza attuale, non vuole dimenticarsi che le buone squadre non si mettono insieme cambiando 8-9 giocatori di primo piano a stagione. Per questo, si è puntato su Rafinha nella speranza che il ragazzo si scrolli velocemente di dosso le ansie sul suo stato fisico e dimostri che l’Inter del futuro non può dimenticarsi di lui, cosicché il primo acquisto della prossima estate sia un giocatore cui la maglia nerazzurra calza già a pennello.

Nei primi allenamenti ad Appiano Gentile, in cui ha sciorinato una condizione al di sopra delle attese, il brasiliano è stato provato a destra nel 4-2-3-1, nella posizione che da due anni è indiscussa proprietà di Antonio Candreva, uno dei nerazzurri più discussi nonostante le sue galoppate e i suoi innumerevoli cross, o forse proprio in virtù dei suoi innumerevoli cross. L’azzurro è un giocatore di livello, che ha però il difetto di prodursi in un gioco spesso uguale a se stesso, e dunque limitante quanto alle possibilità offensive che offre alla sua squadra. Ecco che dunque l’Inter non sa più cercare la via del gol se non attraverso i traversoni dalle corsie laterali, ecco come all’avversario basti fare un po’ di sapiente densità in area per disinnescarne un numero enorme.

Se il duttile Rafinha avrà il suo primo impatto con la realtà nerazzurra in quella posizione, l’Inter potrà giovarsi di una variante tattica mica da ridere. Anche quando è stato impiegato come interno, in quello che resta il suo ruolo prediletto, l’ex blaugrana ha spesso cercato di proporre la sua qualità a partire dal lato destro del campo, decidendo poi di rientrare sul sinistro senza che questo movimento fosse prevedibile per l’avversario. In poche parole, Rafinha è in grado di saltare l’avversario da entrambi i lati, tanta è la sua qualità: certo, se parte lì a destra sai bene che prima o poi tornerà sul mancino e cercherà la conclusione, o la palla scodellata, ma non sai quando né come ci arriverà. Unita alla sua capacità di palleggio quando gioca centrale o viene dentro il campo dalla destra, questa imprevedibilità sarà una vera, grande e fiammante freccia all’arco di Spalletti.

Ma in casa nerazzurra, a ben guardare, c’è già da tempo un’altra novità, a conferma che il mercato non è l’unica fonte cui attingere per ripensare una squadra che stia faticando. I cross tesi di Cancelo, i suoi tocchi di palla spesi in ogni dove e mai banali tanto sono ben ponderati, la sua chirurgica capacità di scegliere al meglio la giocata, trovando spesso linee di passaggio che neanche si vedono dalla tribuna, figurarsi in campo dopo aver corso decine di metri con la fronte imperlata di sudore: tutto ciò ha offerto all’Inter un’arma tattica che mancava da anni, un terzino che sia pericoloso quanto e più delle ali, un appoggio costante che Candreva – il quale evidentemente non ci è più abituato – spesso dimentica anche di poter sfruttare. Con l’azzurro, peraltro, Cancelo appare spesso sacrificato: Cancelo sale e a metà campo trova il compagno, e poi eccoli lì a correre insieme, l’uno accanto all’altro, senza che nessuno dei due riesca a fare il movimento decisivo per far fuori il terzino avversario. Chi ha la palla se la tiene e crossa, l’altro ha corso a vuoto e, per giunta, non hai ottenuto la superiorità numerica, chiamando fuori il centrale avversario. Punto e a capo.

Con Rafinha davanti a sé, Cancelo avrebbe tutta la fascia da arare, e non solo. Venendo dentro il campo, magari scalando nella posizione di interno, il brasiliano finirebbe per costituire il più valido e qualitativo appoggio per una triangolazione che lanci Cancelo al cross senza una selva di avversari davanti. Quando gli altri avranno preso le contromisure, riecco Candreva, e la possibilità di pescare Icardi nel modo che tutti hanno ormai mandato a memoria. Dopo la debita premessa iniziale, quest’analisi non può neanche dimenticare che Rafinha è suo malgrado è un’incognita, che su di lui e su Cancelo pesano due diritti di riscatto per un ammontare complessivo che supera i 70 milioni di euro: nonostante i sempre più probabili 25 milioni che arriveranno dalla cessione di Kondogbia, va da sé che i due tornerebbero per direttissima in Spagna senza Champions League e, anche se questa infausta eventualità non dovesse avverarsi, dovranno esibire doti straordinarie per convincere l’Inter a svenarsi per la loro permanenza. Qui si è soltanto discussa un’idea, un progetto che è tutto sommato plausibile e interessante.

Invece di ammucchiare doppioni, l’Inter si è adesso rinforzata attraverso il tentativo di offrire varianti al suo gioco. La speranza è che questo progetto possa applicarsi presto: soltanto così la somma 'Cancelo+Rafinha', infatti, potrà dare un risultato che superi abbondantemente lo zero. Somma, zero, risultato: di che numeri si parla? Parliamo dei punti che i due possono far guadagnare alla causa, è chiaro. Cosa, sennò?

Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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