L'Inter è in testa alla classifica di Serie A. Da sola. Il Napoli è dietro di un punto, la Juventus di due. Magari poi il match dell'Allianz Stadium cambierà di nuovo gli scenari, chissà. Nell'attesa, i nerazzurri si godono un primato che mancava dal gennaio 2016 e che nessuno avrebbe pronosticato in estate. Ricordate cosa si diceva a luglio e agosto? Skriniar era costato uno sproposito, Vecino e Dalbert idem, Borja Valero era vecchio e così via. Qualche mese più tardi, ci si è accorti non solo che il mercato è stato portato a termine con senno e intuito (benché qualcosa, come è evidente, continui a mancare a livello numerico in difesa e forse sulla trequarti), ma pure che tanti elementi già presenti hanno preso a brillare esattamente come ci si aspettava facessero già in passato.

I 5 gol al ChievoVerona raccontano bene l'andazzo della partita: un dominio totale. Uno degli aspetti più piacevoli del pomeriggio di San Siro, senza dubbio, è stato il trattamento riservato dal pubblico ad Andrea Ranocchia. In netta controtendenza con il recente passato, il centrale umbro è stato applaudito fin dai primi tocchi di palla. Incoraggiato, accompagnato in tutte le azioni. E applausi scroscianti a ogni chiusura e a ogni tentativo (ben tre) di andare a segno. Chissà se sugli spalti del Meazza domenica era presente anche quel tifoso che insultava Ranocchia nel ritiro di Riscone: sicuramente anche lui ora lo applaude. Perché è cambiato tutto, dai risultati all'aria che si respira attorno al club. Lo si nota in campo, ma pure sulle tribune. E il popolo interista non aspetta più di essere trascinato dalla squadra, ma inizia fin da subito a trasportare con un approccio positivo. Ranocchia, più di tutti, meritava tale trattamento. E non può essere un caso se non ha avvertito minimamente la pressione di tornare a giocare titolare in Serie A a un anno esatto di distanza. Ok la partita in dominio, ma il buon Andrea non ha sbagliato nulla, come ai bei tempi.

E che dire di Mauro Icardi? I gol li ha sempre fatti e sempre li farà. Ma adesso è totalmente integrato nel gioco di squadra e non solo negli ultimi 16 metri, dove peraltro continua a migliorare. Scende a prendere palla, va in pressing, conquista falli, scambia volentieri con i compagni. E c'è un dettaglio che fa capire molto: esulta come un tifoso qualunque a ogni gol nerazzurro. Non solo ai suoi, proprio a tutti. Non appena la palla varca la linea della porta avversaria, guardate Maurito: saltella con le braccia al cielo, felice come uno dei tanti supporter della Beneamata. Segno inequivocabile di reale attaccamento a questi colori. Non scontato.

Questi sono i segnali che vanno colti, perché viene sempre prima l'uomo che l'atleta. Le grandi squadra si costruiscono partendo dal materiale umano, facendo gruppo. Ora l'Inter lo è e nessun obiettivo è precluso.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 dicembre 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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