Aurelio De Laurentiis ci aveva visto lungo, due anni fa, quando voleva offrirle un ruolo in una delle sue immancabili commedie di Natale. Il produttore, nonché proprietario del Napoli per cui stava trattando l'acquisizione di Mauro Icardi, ha ammesso, poco dopo veder sfumare l'operazione, di averle "offerto tale possibilità, qualora Maurito fosse arrivato". Un esordio cinematografico solamente rimandato a due anni dopo: non ci sono cineprese a testimoniare il tutto, ma la sceneggiatura è presto scritta.

Il marito e Capitano dell'Inter si rende protagonista di un'altra stagione da incorniciare, grazie alla vittoria della classifica marcatori e la qualificazione in Champions League; quale miglior momento per tornare a bussare alla porta di Corso Vittorio Emanuele per chiedere un nuovo aumento? Fin qui, in realtà, non ci sarebbe nulla di strano: considerando i parametri del mercato del calcio, fuori da ogni logica di vita quotidiana per il restante 99% della popolazione, il bomber di un top club come la Beneamata ha il diritto di chiedere di vedersi riconosciuti economicamente i meriti della stagione appena conclusa. Il vero problema sorge quando si pensa di avere in mano una coppia d'assi e reputarla l'unica giocata vincente possibile, o per lo meno, farlo credere a quelli seduti al tavolo con te. Ci sono pochi procuratori in grado di bluffare e vincere senza nemmeno avere una coppia di due tra le mani, e Wanda Nara non è uno di questi. L'epilogo della vicenda estiva legata a Mauro Icardi ne è la conferma.

Da fine maggio l'agente e moglie del bomber argentino ha lanciato frecciatine alla dirigenza dell'Inter, invitandola, nemmeno troppo velatamente, a rinnovare immediatamente il contratto del consorte prima che i top club europei venissero a portarlo via. Si parlava di Real Madrid, PSG, Bayern Monaco, Chelsea, tutte potenziali acquirenti del numero 9 nerazzurro. Solo potenziali, però. Nell'illusione di avere in mano le redini del gioco e poter indurre gli altri ad assecondarla per completare nei tempi da lei prestabiliti l'iter che avrebbe portato la firma sul nuovo contratto di Icardi, Wanda Nara si è spinta persino oltre affermando: "Prima il rinnovo, poi le vacanze", che sarebbero iniziate da lì a pochi giorni di distanza. Nulla da fare, Piero Ausilio non si è sentito toccare da questo ultimatum. E più passavano i caldi giorni di giugno, più l'Inter acquisiva forza nella trattativa, notando, con piacere - d'altronde Icardi è patrimonio del club - che non una offerta appariva sulle scrivanie degli uomini di mercato. Nemmeno la signora Nara è riuscita a tramutare in fatti le chiacchiere distribuite nelle innumerevoli interviste: nessuno offriva 110 milioni per il cartellino di Icardi, garantendone 10 netti (richieste di partenza nella trattativa con l'Inter) a lui. E nemmeno 8. Come d'altronde non faranno i nerazzurri. La partita l'hanno sempre condotta loro, a differenza di quanto credeva lei.

Il film finisce così: al 15 di luglio nessuno si è fatto avanti concretamente per Icardi, svelando i bluff del suo agente, certificando la forza e la tenacia della società, e la poca influenza che Wanda Nara ha sui top club d'Europa. Ha voluto improvvisarsi Mino Raiola, uno che - potete pensarla come volete - il suo mestiere lo sa fare e anche molto bene, senza accorgersi che con Raiola condivide solo due lettere del cognome. ADL ci aveva visto lungo, il cinema fa per lei. A livello mediatico è da Oscar.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 18 luglio 2018 alle 00:00
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilippoMCapra
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