Abbiamo archiviato la pratica Udinese con soddisfazione. Certo, rischiando. Tanto per cambiare. Ma costruendo molto, moltissimo. Venticinque conclusioni verso lo specchio della porta friulana, ripartenze rapide, Kondogbia che si sta sempre più affermando come giovane dalle bellissime speranze; sabato sera ha retto praticamente da solo il centrocampo nerazzurro, aiutato dall’esperienza di Melo. Ecco, pensare cosa potrebbe essere questo ragazzo con a fianco uno che sappia ragionare di testa e di piede fa ben sperare per il futuro.

Maurito non l’ha messa. Non stavolta almeno. Ma mi è piaciuto da morire. Sempre più nella parte del capitano condottiero l’ho visto rincorrere gli avversari, pressare, difendere il pallone, far salire la squadra. Insomma, tutto il repertorio del grande attaccante moderno; perché sì, perché il ragazzo si sta trasformando in un bomber di razza capace, all’occorrenza, di tornare a giocare il pallone a centrocampo o dove serve ai compagni. Privarsene sarebbe una bestemmia calcistica ma di fronte ad esigenze di bilancio e ad una offerta vergognosamente elevata non mi sentirei di garantirne la permanenza. E non è un caso se il pubblico del Meazza, allorché Mancini lo ha sostituito a pochi minuti dal termine, gli ha tributato un buon minuto di applausi a scena aperta, una sorta di standing ovation. Il popolo nerazzurro ti può sportivamente massacrare ma se ti ama, se riesci a conquistarne il cuore, ti resterà accanto, fedele, per anni ed anni.

Brozovic mi fa imbestialire; alterna giocate da fuoriclasse di altissimo lignaggio a momenti di pausa che scenderesti in campo a dirgli due paroline, ma proprio due. Irripetibili qui sopra. La palla che offre a Biabiany per il raddoppio di Jovetic (non mi ha colpito, grazie per la doppietta ma troppi ghirigori inutili e leziosi in occasioni potenzialmente devastanti a nostro favore) è una di quelle cose che da sole valgono il prezzo del biglietto. Troverà di certo una continuità di rendimento; e quando l’avrà trovata meglio di lui in giro ne vedo pochi. Ma proprio pochi. Murillo mi lascia parzialmente soddisfatto. Certo, avere accanto Miranda farebbe diventare un calciatore perfino il sottoscritto. Ma il colombiano, discorso appena fatto per EpicBrozo, ha la necessità di trovare una affidabilità che al momento è lì, ad uno zic, ma che non è ancora stata raggiunta; il gol preso sabato ne è la dimostrazione. Deconcentrato per un istante, uomo che scappa e che non prendi più. Poi il caso vuole che Thereau trovi il gol della vita, esecuzione di una bellezza rara, e che il Lamanna, il Consigli e sabato il Karnezis di turno vengano posseduti dallo spirito di Yashin sfoderando parate ai limiti dell’umano. Ma anche questo fa parte del gioco. 

Abbiamo avuto culo, ci hanno raccontato per tutto il girone di andata. Forse, dico io. Ma questa “fortuna” è stata ampiamente pagata dall’inizio del girone di ritorno. Con occasioni buttate al vento e molte gare chiuse perdendo o pareggiando laddove sconfitte o pareggi erano del tutto immeritati. Il calcio dà, il calcio toglie.

Non è un caso se ho parlato di questi quattro giocatori, se ho fatto questi nomi. Non sono stati scelti a capocchia. Sono giovanissimi, potenziali campioni, figure da cui ripartire per costruire una squadra degna del nome e del blasone nerazzurro. Sono possibili certezze per molti anni a venire. E vedremo se la Società sarà in grado, con abili magheggi, di vendere ed acquistare profili adatti a completare una rosa che, mi ripeto, non è certo una delle più forti al mondo ma se ben registrata può dare al popolo dei colori del cielo e della notte delle gioie già nel breve.

Ecco, questi potrebbero e dovrebbero essere argomenti da discutere nel variegato universo mediatico italiota. Invece no. Invece si parla ancora di una squadra schierata senza italiani, e chissenefrega aggiungo io, o di fallimenti presunti, la cosa non mi scalfisce di una virgola visto che chi racconta e discorre di macro economia pallonara nella maggior parte dei casi ha una laurea in discipline del turismo. Un po’ come se io andassi al Cern e pretendessi, dall’alto delle mie incommensurabili conoscenze fisico-nucleari-atomiche, di dirigerne perlomeno un settore. Sarei poco credibile, fidatevi. Ma la perla settimanale è la vendita della Società con ET pronto ad andarsene per approdare in Premier dove potrebbe essere interessato all’acquisto di un club proveniente dalla Championship. Notizia che il Presidente, in maniera decisamente piccata ai microfoni di una nota emittente televisiva, ha smentito. Zittendo di fatto i conduttori, già pronti a dibattere di chissà cosa. 

Però la domanda che mi faccio, ascoltando tutti questi scienziati della finanza, tutti questi laureati ad Harvard o al Mit, è; ma per quale arcano motivo ogni volta che si parla di Inter non si parla di calcio? A me risulta, forse sono rincoglionito e la cosa è plausibile, che altre società siano state al centro di trattative per la cessione del pacchetto di maggioranza a cifre da far girare la testa. E che la storiella sia andata avanti per mesi e mesi. Salvo poi risolversi, sembrerebbe, in una semplice bolla di sapone. Ma anche in quel periodo, quello dove sembrava che… e poi niente, il lato pallonaro veniva preso in considerazione. Non messo nel dimenticatoio.

Ultimo dubbio; ma siamo gli unici in Italia a schierare di tanto in tanto questi famigerati undici stranieri? Sapete, a me non sembra. Ma, al solito, avrò problemi di lettura dei nomi delle formazioni altrui. Oppure, in seconda analisi, sarebbe meglio dedicarsi al calcio. Oserei dire a qualcosa di meno banale, insomma.
Buon inizio settimana a Voi.
Amatela. Sempre.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 25 aprile 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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