Indubbiamente è stata una settimana ricca di chiacchiere, polemiche, punzecchiature e clamorose cadute di stile, certo non da parte nerazzurra; ma, si sa, per alcuni vivere lontano dal Bel Paese porta automaticamente ad una pessima conoscenza dell’idioma italico e, di conseguenza, ad usare parole inappropriate senza conoscerne il significato. Comunque, al di là della facile ironia che potrebbe essere fatta nei confronti di chi si indigna o ci insegna come comportarsi quando si perde, dopo aver deliziato gli appassionati pallonari a tutte le latitudini nelle stagioni precedenti con alzate di scudi in difesa di torti veri o presunti verso i suoi colori, torniamo a parlare di calcio giocato; perché, ricordiamocelo sempre, “ognuno ha la propria storia, noi abbiamo la nostra e ne siamo orgogliosi”, senza scadere in risibili e stupefacenti battute da osteria o da peggiori bar di Caracas.

Archiviata, mi auguro fino alla prossima stagione, la buona prestazione offerta dai nostri eroi in quel di Torino, soprattutto disputando un primo tempo di grande intensità sia fisica che mentale, l’attenzione deve essere obbligatoriamente rivolta verso la gara di oggi pomeriggio. Perché arriva al Meazza l’Empoli, che non sta tanto bene in classifica ma, più per colpe altrui che altro, si trova ad otto punti dalla zona retrocessione, indi con un cospicuo vantaggio rispetto all’ultima posizione utile per scendere di categoria. Ed è per questa ragione che può giocarsela senza ansie da prestazione, paure recondite e chi più ne ha più ne metta. I ragazzi di Martusciello – tecnico che ben conosce la realtà empolese avendo giocato con i toscani per quattro anni contribuendo in maniera sostanziale alla doppia promozione dalla C1 alla serie A sotto la presidenza Corsi – a Milano hanno sempre disputato buone partite e sono un gruppo di giovanotti ambiziosi alla ricerca di fama e notorietà, con la presenza di qualche vecchia volpe del rettangolo verde a fare da collante.

L’Inter, da parte sua, ha molto da perdere e poco da guadagnare in questa sfida; complice lo spirito guida di Charles Bronson ne “Il giustiziere della notte” improvvisamente impossessatosi del signor Rizzoli di Bologna, noto per il suo fare pilatesco che lo ha accompagnato per tutta la carriera, oggi alle ore 15 i nerazzurri scenderanno in campo senza due dei migliori giocatori, di quelli che possono fare la differenza, Ivan Perisic e Mauro Icardi. Aggiungiamoci anche l’assenza forzata last minute di Ever Banega e di Epic Brozo, fratturina al dito di un piede durante un normale contrasto di gioco – capita –, ed ecco che in un solo colpo abbiamo tolto circa il 75% dei gol nerazzurri da inizio stagione ad ora. Tutto ciò per dire che Empoli sarà una sorta di prova del nove, se volete un esame di maturità bello e buono, per cercare di capire quale reazione avrà la squadra dopo sette giorni di polemiche continue, fari puntati e defezioni più che importanti; perché, inutile nascondercelo, siamo tutti un po’ curiosi di vedere il comportamento di quelli che abitualmente stanno in panchina e che devono, l’imperativo è d’obbligo, dare oltre il massimo per non far rimpiangere chi non ci sarà.

Quelli bene informati raccontano che i prescelti da Stefano Pioli saranno Palacio ed Eder, col primo a fare da boa in mezzo all’area ed il secondo a correre su e giù per la fascia cercando, di tanto in tanto, la botta dalla distanza che è parte integrante del repertorio dell’attaccante della nazionale italiana. La notizia non è di prima mano, circola già da qualche giorno; in sostanza il tecnico interista preferisce affidarsi all’usato sicuro, i due succitati per l’appunto, piuttosto che rischiare il nuovo che avanza, nella fattispecie Andrea Pinamonti e Gabriel Barbosa, trentasette anni in due, praticamente quasi l’età di Don Rodrigo. Che, sono onesto e soprattutto sincero, non mi è piaciuto nelle ultime uscite; l’ho trovato poco reattivo, svogliato, quasi assente. E lo dico a malincuore, sono un grande estimatore di Palacio, che possiede una intelligenza calcistica (e non solo) al di sopra della media e che, non lo dimentico, ha tenuto in piedi la baracca nerazzurra in tempi di assoluta carestia. Ma che in questa stagione, eccezion fatta per un assist a Mauro Icardi, ha spesso toppato la prestazione, andando in debito d’ossigeno troppo presto e non risultando mai decisivo; inutile dire che la mia speranza è quella che l’attaccante argentino mi sputtani clamorosamente facendomi rimangiare ogni parola scritta, una per una. Magara, aggiungo pure.

In mezzo al campo l’assenza forzata del gioiellino croato è una di quelle cose a cui è possibile supplire; la linea mediana nerazzurra è composta da gente che pian piano sta prendendo confidenza col campionato e una mostra una sicurezza mai palesata da qualche anno a questa parte. L’acquisto di Gagliardini – a proposito, piccolo sassolino da levarsi, ma dove sono quei fini conoscitori del calcio, quei premi Nobel dell’universo pallonaro pronti a scendere in campo a mo’ di crociata sottolineando il costo assai oneroso dell’operazione che ha portato il granatiere bergamasco a vestire i colori del cielo e della notte? No, perché a parte i soliti soldati giapponesi rimasti su atolli sperduti in mezzo al Pacifico, ho notato tutta una serie di personaggi pronti a salire sul famoso carro, dimentichi delle esternazioni di un mesetto fa – ha cambiato completamente il volto del centrocampo interista; Roberto, mi scusi sa ma potrebbe essere mio figlio quindi mi permetto di chiamarla per nome, ha portato, oltre ad una grinta fuori dal comune e ad una cattiveria sportiva unita a pulizia estrema nel giocare la palla difficilmente riscontrabili in un ventiduenne alla sua prima esperienza in un grande club, un equilibrio che non vedevo dai tempi del Cuchu e di Deki.

Ora, lungi da me qualunque genere di paragone, ma stiamo costruendo, la Società Inter sta costruendo, qualcosa di importante lì nel mezzo, con quattro giocatori che insieme fanno novantaquattro anni, età media sotto i ventiquattro. Se poi dovessero essere reali le voci di mercato che si stanno rincorrendo da tempo, si potrebbe anche aggiungere un altro ragazzino terribile; di fatto avremmo cinque campioncini (ridete pure, per me Kondo non si è ancora espresso se non per un 60% o poco ma poco più) in rosa, ciascuno con la voglia di arrivare a grandi traguardi. Rimettiamo i piedi per terra, che non è ancora tempo di fantasticare; la critica, oggi pomeriggio, sarà tutta lì, pronta a sottolineare ogni nostra minima sbavatura, come è giusto che sia, non ci dimentichiamo mai chi siamo e quello che abbiamo vinto; quindi concentrazione a mille, testa all’Empoli. Per dimostrare, ce ne fosse ancora bisogno, che non siamo più la squadra “pazza” ma che, al contrario, siamo pronti di testa e di fisico per combattere fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Amatela, sempre. E buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 12 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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