Questo editoriale si autodistruggerà al termine di Sampdoria-Inter. Sembra che per il terzo anno consecutivo l’Inter abbia deciso di sottoporre a una prova fedeltà i suoi tifosi. Un tagliando che ogni appassionato dei colori nerazzurri sa di dover fare, come un controllo qualità che la società decide di organizzare per eliminare i sostenitori meno fedeli. Dopo le ultime due terrificanti stagioni la beffa di questa terza che vede la squadra al quinto posto, l’allenatore contestato come da tradizione e, nonostante il clamoroso cambio di presidenza digerito e presto metabolizzato, un futuro tecnico più chiaro per come sarà tra tre anni che il prossimo.

Mancano sei giornate, l’Inter ha un calendario micidiale e gli stessi punti dello scorso anno. Nessuna tabella, c’è solo da proteggere un quinto posto condiviso con il Parma e soprattutto un prevedibile avvicinamento del Milan che giocherà in casa con Catania e Livorno. Con ottimismo si può sostenere che si soffra più con le cosiddette piccole che con le squadre che non si difendono. In effetti le migliori prestazioni di quest’anno si registrano con la Fiorentina, sia all’andata che al ritorno, con la Juventus ma solo all’andata, con la Roma, col Verona e col Sassuolo. Quella col Milan è stata una vittoria bella solo per il risultato.

L’incredibile serie di pareggi rimediati con squadre abbottonate, il notevole numero di rigori negati e l’anomala serie di gare compromesse negli ultimi minuti fa pensare che con più attenzione l’Inter ora avrebbe diversi punti in più. Ho ascoltato con attenzione le tesi dei tifosi e giornalisti più positivi. Gli concedo che la posizione in classifica abbia a che fare più con una serie di punti persi ma riguadagnabili la prossima stagione con una maggiore qualità e con una solidità di ogni reparto. Ma al momento vivo nel presente e sono preoccupato per la possibilissima esclusione anche quest’anno da una coppa europea.

Giocare in trasferta con la Samp, caricata a molla da qualche polemicha stucchevole creata ad arte dai doriani per darsi una motivazione in più, sarà molto complicato. Non mi preoccupa tanto l’accoglienza ad Icardi, quanto il giro di vite dato da Mihajlovic dopo la sconfitta rimediata la scorsa settimana all’Olimpico con la Lazio. Un tecnico che fa allenare la squadra il giorno dopo una sconfitta alle 7 del mattino si aspetta di fare risultato con chiunque, a maggior ragione con la sua ex società.
Comunque vada a Marassi resta il fatto che la prossima settimana si va a Parma, un campo tradizionalmente impervio in cui l’Inter non vince quasi mai. La settimana seguente arriva il Napoli e poi il derby. Le ultime due sono con la Lazio e il Chievo in trasferta.

Ammiro e invidio gli ottimisti ma non riesco a essere così fiducioso perciò mi resta la speranza in Mazzarri. Sette giorni fa ha detto che più di così non può fare, mi auguro fosse un momento di scoramento. Ma ieri ha anche detto che quest’anno è un cantiere. Mi sono ripromesso di non fare polemiche sull’allenatore ma i suoi strenui difensori mi permettano di dire che non si può usare questo termine per indicare un’intera stagione. E se di cantiere si tratta che si facciano dei veri esperimenti, anche tattici. Uno di questi è Kovacic, in un ruolo possibilmente a lui congeniale. 

Non so come giocherà tra qualche ora a Genova, anche se dubito che spaccherà la partita, ma un giocatore di grande qualità e tanto giovane come lui va impiegato con continuità, non centellinato. Questa settimana va così, senza aspettative, senza promesse o inquietudini ma è evidente che il futuro dell’Inter potrebbe essere deciso persino oggi. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 13 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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