Come si dice: è un duro lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo. Commentare tutte le singole voci di mercato rischia di rivelarsi esercizio inutile, oltre che fastidioso. Spesso persino insensato. Ma tra un improvviso temporale e l'altro di un'estate che solo ora inizia davvero a svelarsi, l'inizio di un Mondiale che vivremo da spettatori e la prima scadenza significativa per l'Inter che al 30 giugno corrisponde alla necessità di presentare alla Uefa la voce plusvalenze con un bel +40, pare non si possa fare diversamente. E di mercato occorre parlare anche e soprattutto proprio dopo la sentenza Uefa, che prevede per l’Inter, tra le altre cose, l’obbligo di presentare una lista Champions a saldo zero rispetto a quella presentata nel 2016/17, anno dell’ultima comparsata europea. Motivo per cui il valore della rosa attuale dovrà ricalcare quello di allora. Per tot che spendi per un giocatore in entrata, tot devi incassare per un giocatore in uscita, già presente in quell’ultima lista. E allora per portare avanti il discorso occorre ripensare a una chiacchiera di mercato di qualche giorno fa, subito messa a tacere: il presunto interesse del Napoli (ancora a caccia di un portiere) per Samir Handanovic con una possibile offerta capace di arrivare fino a 25-30 milioni. Troppi per essere veri? Probabile. Chiacchiere? Può darsi. Fatto sta che pronte erano arrivate le rituali smentite del club nerazzurro che ha dichiarato incedibile il proprio portiere 34enne e anzi si è affrettata a dichiararlo una delle colonne da cui ripartire. Sicuri che ne valga la pena? Davvero conviene blindare un portiere di 34 anni? Dichiararlo incedibile senza nemmeno sedersi a un tavolo e provare a capire quanto (Napoli o chi per esso) possano arrivare a offrirti? Chi scrive ritiene, evidentemente, di no.
Sacrosanto aver fatto le barricate attorno a Skriniar (anche di fronte all’ultimo assalto del Manchester United pronto a sborsare fino a 80 milioni). Sacrosanto per uno che nel momento migliore della sua carriera non ha ceduto alla tentazione di strizzare l'occhio a qualche top club, fosse anche solo per avere un aumento, meritatissimo, di stipendio. No, ogni volta che ha avuto sotto al naso un registratore o un taccuino, per conformazione sempre pronti a ingigantire a dismisura ogni pensiero, il difensore che per rendimento è stato tra i migliori in Europa non ha fatto altro che ribadire chiaramente di voler rimanere all'Inter, con la purezza, la semplicità e al tempo stesso la fermezza di uno che ci è cresciuto con quei colori addosso, di uno che li tifa o comunque li rispetta nel profondo. E in più è importante ricordare che la necessità dell’Inter di fare cessioni, se si vogliono inserire eventuali nuovi acquisti nella lista Champions, va riferita ai giocatori presenti nel 2016-17 e non quelli, come Skriniar, arrivati lo scorso anno e non presenti nell’ultima lista per l’Europa League presentata dai nerazzurri. Il sacrificio dolorosissimo sistemerebbe il discorso plusvalenze ma non muoverebbe nulla rispetto alle necessarie manovre in vista dei 22 con cui ripresentarsi in Europa.
Forse un filo meno sacrosanto ma logico e comprensibile anche pensare di rifiutare offerte per il capitano Icardi che di gol ne ha segnati oltre 100 anche in considerazione dell'oggettiva difficoltà nel reperire in giro per il pianeta un attaccante sotto i 25 anni capace di assicurarti all'incirca sulle 25, e oltre, reti a stagione. A prezzi che ci si possa permettere, sia chiaro. Doveroso trattenere un Brozovic rinato e un Perisic che per caratteristiche fisiche, feeling con la porta e confidenza con gli assist può permettersi pause e discontinuità che tanto alla lunga, nel corso di una stagione, avrà pur sempre un saldo attivo.
Ma siccome c'è comunque questo benedetto financial fair play con cui fare letteralmente i conti (e una lista Champions da compilare senza avere totalmente la mano libera sul mercato), qualche riflessione, comunque, si rende necessaria. E allora ecco perché il ruolo del portiere si prefigura, in teoria, come il meno complicato, per caratteristiche e posizione in campo, da andare a rimpiazzare. Anche perché, tra le varie cose, si potrebbe riflettere sul fatto che probabilmente possa essere proprio questa l'ultima occasione buona per vendere il gigante di Lubiana. Uno che, al termine di alcune delle sue migliori stagioni si limitava a bisbigliare: "Non so se resto, vorrei giocare la Champions", in annate in cui l'Inter navigava ben al di sotto delle posizioni che consentivano di accedervi. Ma al di là di sensi di appartenenza impossibili da pretendere, le considerazioni dovrebbero essere tecniche ed economiche. Quella appena conclusa, anche per un legittimo fattore anagrafico, non è stata, comunque, la miglior annata dell'ex Udinese. In ogni caso, la società si sta necessariamente muovendo alla scoperta di nuovi talenti che possano raccogliere l’eredità del Samir che con la numero 1 nerazzurra sulle spalle è sceso in campo, dal 2012, oltre 200 volte. E che spesso ha tenuto in piedi la baracca quando gli sparavano da ogni parte ma che in altre situazioni delicate non ha mostrato la stessa freddezza. E se cambiare l’attaccante, il difensore, il terzino o l’esterno può mettere in difficoltà l’allenatore nell’impostazione del modulo, molto meno influirebbe un cambio in porta anche perché Handanovic non ha tra le sue caratteristiche il saper giocare coi piedi e stare spesso al di fuori della propria area come fa, ad esempio, un Alisson, portiere modernissimo e capace, lui sì, di influenzare la costruzione della manovra fin dal suo principio o l’altezza della linea difensiva. Per questo, se davvero esistesse un interesse se non del Napoli ma di chiunque altro sarebbe bene valutarlo. Gli azzurri, tra parentesi, sono il club concorrente nella corsa al giovane Lunin, portierino classe ‘99 ucraino che nei piani dell’Inter dovrebbe diventare, un giorno, proprio l’erede di Handanovic. Una trattativa per Samir potrebbe includere anche il nulla osta per arrivare al gioiellino dello Zorya Luhansk. E se non era reale l’interesse dei partenopei ci si può sempre guardare attorno per valutare se esistono altri interessanti potenziali acquirenti. Cercare di vendere diventa, a un certo punto, se non legittimo addirittura necessario.
Il sostituto di Samir? A luglio, una volta fatti i conti con l’Uefa e chiuso il bilancio 2018, non dovrebbe essere complicato trovare soluzioni in Italia (dove la Juve, ad esempio, si è assicurata Perin per la tutt’altro che folle cifra di 12 milioni) o all’estero dove gli scout nerazzurri tempo fa notarono un ancora sconosciuto Julio Cesar o dove la Roma ha avuto la lungimiranza di pescare Alisson (ad oggi uno dei migliori) per soli 8 milioni. O magari tenendo ad Appiano proprio il giovane Lunin per svezzarlo in casa e iniziare a fargli muovere i primi passi con le spalle coperte da un estremo difensore d’esperienza e affidabilità. Sirigu, ad esempio, ha una valutazione sui 6-8 milioni. Anche perché l’Handanovic da andare a sostituire non è più il portiere che qualche anno fa si temeva venisse strappato a suon di milioni dal Barcellona di turno. Anche perché poi, al Barcellona o qualcosa di simile non ci è mai andato. E un motivo potrebbe pure esserci. Eresia? Forse. Ma tanto in questo periodo tutto è mosso da chiacchiere e rumore. Del calciomercato e del financial fair play.
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