Lo scivolone interno della Roma con il Napoli non ha danneggiato soltanto l'Inter, ma tutta l'impalcatura dell'intero calcio italico. Rifletteteci: qual era l'ultimo aspetto davvero interessante rimasto alla Serie A se non la rimonta impossibile dei nerazzurri in ottica Champions League?

Smettiamola di raccontarci bugie. Quelle le lasciamo a chi – giustamente – deve vendere il pacchetto. E si sa: la confezione è metà regalo. La realtà dice che questo campionato è più zombie di uno zombie di The Walking Dead. Lo scudetto ce l'ha in tasca la Juventus ormai da settimane, se non mesi: una vera e propria lotta non è mai esistita in questa stagione. Per non parlare della zona retrocessione, con Palermo, Crotone e Pescara suicidatesi più e più volte. E visto che i piazzamenti in chiave Europa League non hanno mai scaldato il cuore dei club e non hanno mai attirato l'attenzione del pubblico, ecco che il vero stimolo per seguire il campionato rimaneva la cavalcata dell'Inter di Pioli. Un incedere con pochissimi intoppi e tanti scatti. Tanti e tali da far pensare che agguantare Roma e Napoli, quantomeno restando in lizza fino alla fine per secondo e terzo posto, potesse risultare verosimile. Poi, in una settimana, l'oblio: dalla sconfitta casalinga per mano di Nainggolan e compagni al rovescio all'Olimpico degli stessi giallorossi in favore del Napoli, quelle speranze si sono ridotte tantissimo.

Sogni infranti. L'Atalanta aveva riaperto ogni scenario andando a violare il campo del San Paolo, ma poi l'Inter non ha avuto la forza di battere la Roma (tralasciamo i motivi in questa sede) ed ecco che, con due giornate in più, le distanze restano ampie: Roma 59, Napoli 57, Inter 51. Senza contare che in mezzo ci sono pure Lazio (53) e Atalanta (52).

Giusto così, verrebbe da dire, perché alla concorrenza – già più rodata e con organici assemblati in maniera maggiormente uniforme – non si possono regalare mesi di vantaggio. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. L'Inter ha gettato via la possibilità di competere al vertice prima col pasticcio Mancini, poi con la scelta De Boer. Ferme restando le responsabilità di entrambi gli allenatori, è evidente come quelle maggiori siano sempre di chi gestisce dalla stanza dei bottoni.

Come sta dimostrando Stefano Pioli da quando è in panchina, questa squadra può valere le vette della Serie A tanto per qualità individuali quanto per amalgama di gruppo. Non sarà un'Inter trascendentale, ma di certo può essere un'Inter bene organizzata ed efficace. L'ottimo lavoro di Pioli, quindi, non fa altro che evidenziare ancor di più il gravissimo errore di valutazione commesso a inizio stagione: le ragioni di quel gap che ora vediamo in classifica vanno rintracciate soprattutto lì. Un vero peccato.

La speranza è che si impari e si migliori. Pioli meriterebbe la fiducia visto quello che sta facendo, considerando pure tutte quelle contingenze negative che si è trovato a dover fronteggiare (umore nero generale, tifosi imbufaliti, società disorientata, giocatori scontenti). Quindi Suning farebbe bene a proseguire sul solco tracciato con il tecnico emiliano. Ma è altrettanto vero che nessuno potrebbe biasimare Zhang qualora decidesse di ripartire veramente da zero e affidare la panchina a qualcuno della levatura di Simeone o Conte.

L'estate dirà, l'importante sarà avere le idee chiare. Nel frattempo, continua l'agonia di un campionato già sepolto. E se qualcuno pensa di vederci qualcosa di vivo, non si faccia fregare: si tratta solo di un morto che cammina. Più zombie di uno zombie di The Walking Dead.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 07 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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