"Noi fortunati? Io ho detto ai miei che devono essere orgogliosi, provino a giocarci contro, poi se ne accorgono". Al termine del 2-1 risicato strappato dalla sua Inter contro il Benevento, Luciano Spalletti ha rispolverato un concetto vecchio di cinquecento anni che trova posto ne 'Il Principe', trattato di dottrina politica scritto da Niccolò Macchiavelli: in quelle pagine, l'uomo universale fiorentino scriveva che la condizione ideale per un uomo politico per tenere saldamente il comando al governo fosse semplificabile nel motto 'più temuti che amati'. "La condizione ideale per un principe è quella di essere ad un tempo amato e temuto, ma se non è possibile avere le due cose insieme è da preferire l’essere temuto - si legge -.La natura degli uomini, infatti, è tale che è molto più facile offendere chi si fa amare piuttosto che chi si fa temere. Si noti, però, che essere temuto non può significare essere odiato". 

Idea più che mai attuale per i nerazzurri 2017-2018, che non godono certo delle simpatie che per esempio attira il Napoli sarriano con il suo gioco sensuale che se la Serie A fosse un concorso di bellezza, ecco che Hamsik e compagni avrebbero già la fascia di Miss Italia lungo il busto. L'Inter, per la totalità della critica, è agli antipodi dall'estetica partenopea, tutta protesa verso un machiavellico piacere legato al fine del risultato che giustifica i mezzi per raggiungerlo.

Ecco, ora concentriamoci sul verbo chiave 'giustificare', spesso mistificato nel suo significato attribuito al pensatore italiano: quest'ultimo, infatti, non ha mai messo nero su bianco la frase incriminata di cui sopra, in quanto nella sua riflessione non esiste alcun tipo di criterio morale. Quello che, invece, sul piano calcistico, molti addetti ai lavori vorrebbero eleggere a metro di paragone per parametrare le vittorie delle varie squadre che popolano la Serie A. Da qui, dunque, è facile fare questa equazione: il Napoli è meritatamente capolista perché rispetta certi canoni artistici, mentre l'Inter è seconda a pari merito con la Juve solo perché il Fato ha deciso di salvare Handanovic facendo ricorso ai pali e alle traverse (sei volte in totale).

E proprio nel discorso relativo alla buona sorte, si inserisce ancora una volta il nostro Niccolò, la cui convinzione al riguardo si può riassumere con 'la fortuna è arbitra al 50% delle azioni dell'uomo'. L'altra metà, insomma, è in possesso di quest'ultimo, che con la propria virtù può arginarne gli effettivi negativi o amplificare quelli positivi. Come, appunto, sta facendo l'uomo di Certaldo: dalle sue dissertazioni pre e post partita traspare una sicurezza di fondo con la quale lo stesso invita gli avversari a farsi sotto, senza alcun tipo di timore reverenziale. “Provino a giocarci contro, poi se ne accorgono". Quasi a dire: "Anche se non ci apprezzate e non vi piace che siamo a 19 punti in classifica, dovete preoccuparvi di noi. E ve ne accorgerete non appena vi imbatterete contro di noi". 

Perché, in fondo la fortuna esiste solo in parte, semmai esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione. E di talento, o ingegno se preferite, il compaesano di Boccaccio che siede sulla panchina della Beneamata ne ha da vendere. E' lui che ha deciso che il Rinascimento dell'Inter deve passare dalla fiducia nell'uomo artefice del proprio destino. Non c'è altra strada, che sia quella giusta poi lo dirà solo il tempo. Nel frattempo, per favore, incentriamo la discussione su un altro argomento che non sia il Caso.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 05 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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