"Quest'anno avremmo potuto lottare con la Juve, se solo avessimo fatto le cose che pensavo io". La post-verità raccontata da Roberto Mancini nel suo periodo sabbatico è di quelle che non portano nulla alla causa dell'Inter del presente, e per di più girano la lama del coltello nella piaga già sanguinante di Stefano Pioli, dopo che che questi ha toccato con mano - come un San Tommaso dei tempi moderni - il gap che a oggi distanzia la compagine milanese dalla Roma e, più in generale, dall'ambizione di insidiare la dittatura tecnica instaurata dalla Vecchia Signora nell'ultimo lustro abbondante. L'Inter – vuole spiegare il Mancio - ha rimandato di una stagione il periodo della sua completa maturazione perché qualcuno in società, leggi Erick Thohir e Michael Bolingbroke, non ha saputo ascoltare le rivelazioni che aveva in cuore di dire la scorsa estate per migliorare una squadra a cui bastava poco per elevarsi al rango delle migliori.
Ora, se il tecnico jesino avesse o meno la formula magica utile a riportate l'Inter ai vecchi fasti non è dato saperlo, ma quello che sappiamo ora è che sulla sponda nerazzurra del Naviglio la storia si sta ripetendo in maniera pericolosamente circolare: convinzioni personali a parte, anche dopo l'avvento di Suning, quello che continua a mancare è la mentalità vincente della squadra.
Non è un'esagerazione giornalistica, semplicemente una candida ammissione del capitano della truppa, quel Mauro Icardi che giusto ieri, parlando in esclusiva alla Gazzetta dello Sport, ha ammesso il deficit nell'abitudine al successo della rosa, bollando come 'chiacchiere' quei discorsi di chi vuole nascondere la polvere dei limiti della Beneamata sotto il comodo tappeto del presunto trattamento di favore ricevuto dalla squadra di Allegri.
Nel tranello, con tanto di sberleffi e pernacchie vari dall'house organ bianconero, ci è già caduto il Napoli, che ancor prima aveva fatto un harakiri clamoroso destituendo Maurizio Sarri della sua autorità per colpa delle parole inopportune pronunciate del presidente De Laurentiis dopo il ko di Madrid.
Ecco, l'Inter deve tener ben presente l'esempio negativo partenopeo per prenderne a breve le distanze, visto che ad Appiano Gentile la situazione da questo punto di vista è tutt'altro che irrimediabile. E ancora una volta, a conforto del suddetto presentimento, arrivano le parole di Maurito a proposito dei voli pindarici di chi già prefigura un periodo post-Pioli con Simeone o Conte alla guida della squadra: “Non dobbiamo deconcentrarci o riempirci la testa di situazioni non reali”, ha tuonato il bomber rosarino sempre parlando alla rosea. Un discorso maturo di chi non vuole assolutamente privarsi del 'capitale umano' dal valore inestimabile portato in squadra dal tecnico emiliano, forse per la prima volta dai tempi di José Mourinho: "Il nostro allenatore è Pioli e dobbiamo fare il massimo per aiutarlo, come lui ha fatto col nostro gruppo. Ha tirato fuori il meglio di noi, ha cambiato tutto e abbiamo già fatto un salto di qualità notevole, da quando è arrivato a oggi".
Un 'do ut des' di una portata epocale tra le mura della Pinetina, un patto di sangue che assomiglia tremendamente a quello chiesto ai loro giocatori dal Cholo e da Mr. Antonio, guarda caso i due salvatori della patria invocati da parte del popolo Bauscia per trasformare una squadra da quarto posto in una da scudetto al primo colpo.
Verrebbe da dire che Pioli, che pure non ha l'aura di santone di cui possono fregiarsi due allenatori di cui sopra, è già diventato il migliore alchimista desiderabile per il gruppo, a differenza di quanto non sia riuscito ai suoi predecessori. Mancini compreso, che ancora oggi – a distanza di mesi – ha la presunzione di affermare che le cose sarebbero andate diversamente se si fossero fatte a modo suo. Semplice rumore di fondo per Pioli che, con il terzo posto a distanza non siderale di sei punti, intanto incassa in pubblico la fiducia di Icardi e, di rimando, del gruppo. Aspettando quello di Suning, quando il capitale umano, forse, entrerà dritto nel conto economico dell'Impero cinese dell'Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 03 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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