Anche il prossimo anno l’Inter non lotterà per vincere lo scudetto. Una previsione facile e collegata alla strana epoca di mezzo, iniziata nell’anno 2010, funestata da un'incredibile serie di episodi societari che hanno precipitato il nerazzurro in un mini baratro dilapidando l’enorme punto di vantaggio di essere una società campione d’Europa e, nel 2011, del mondo. Indotti ridotti al minimo e treno perso. Perché in effetti da una parte hai un ricordo di campionati magnifici e di un triplete finale che di anno in anno va sbiadendo. Mourinho non è più qui, Milito si è appena ritirato e i giocatori di quella grande Inter sono tutti lontani.

Il presente che si è palesato è stato poi uno straordinario esercizio di masochismo e di incapacità progettuale di una società sommersa dai debiti che gli stessi tifosi ignoravano quanto fossero enormi. L'Inter invece di riprogrammarsi e di comunicare la sua situazione ha preferito andare avanti delegando agli allenatori di turno le responsabilità, contando poi su una cultura di massa che, di fatto, se la prende effettivamente sempre e solo con il tecnico molto più di quanto faccia con la società. È un giochino perverso, stucchevole che mi colpisce per la sua straordinaria inevitabile ripetitività. Vanno tutti nella stessa direzione: quella della responsabilità dell’allenatore. Il quale è naturalmente responsabile di tante cose ma a lui si addebitano limiti di risultati e gioco ben oltre le sue incombenze. 

Mi ricorda un vecchio bellissimo film: “Ricomincio da capo”, con Bill Murray costretto da un incantesimo a rivivere la stessa giornata in eterno. Qui ogni anno, chiunque sieda sulla panchina è un rimbambito, e le motivazioni tifoidee sono sempre identiche: "non ha un gioco, non sa fare i cambi, sbaglia la formazione, è pagato tot e la colpa dev’essere sua, comunque non capisce niente!”.

Ad ogni mio editoriale mi sono arrivate mail di replica alle mie argomentazioni post partita, con un tema quasi sempre univoco: Mancini e la sua mediocrità, la sua incapacità. Punto. Non la società, non un cenno ai debiti e ai limiti strutturali, non una parola all’insieme dei giocatori e al loro atteggiamento. Niente. La colpa è solo di quel sopravvalutato di Mancini perché secondo l’opinione comune è lui come erano Mazzarri, Stramaccioni, Ranieri, Gasperini, Benitez e Leonardo, a dover dare gli stimoli ai giocatori. Davvero? Non sono anche, sottolineo anche, i giocatori strapagati che dovrebbero avere le motivazioni? No? Ok.

In effetti il tecnico quest’anno ha commesso degli errori, è andato in confusione e ha delle responsabilità. Tuttavia non è questo tipo di analisi integralista che può aiutare a raggiungere l’obiettivo. Per questo mi chiedo come sia tanto invisibile l’approccio naif della squadra tutta, capace di perdere e pareggiare partite, non per mancanza di gioco ma per atteggiamento distaccato, distratto e dilettantesco. Penso anche al Milan che ha una situazione con forti somiglianze a quella nerazzurra. Milan che gioca partite gagliarde con la Juventus e che entra in campo con l’aria ciondolante nelle altre gare, riuscendo a far esonerare ogni allenatore e convincendosi stolidamente che la colpa è solo del suddetto. Solo quello. Di come è stata costruita la squadra non un cenno.

Recentemente Thohir ha rivelato che qualcuno gli ha chiesto di esonerare Mancini. Quel “qualcuno” altri non è qualche dirigente della società. Di certo non i tifosi che Thohir non frequenta, considerando che i suoi uffici non si trovano nel centro di Milano e non si ferma ogni settimana a parlare con i giornalisti. Dunque in società non c’è convinzione nemmeno su Mancini, non esattamente il modo migliore di iniziare la stagione. Il procuratore di Brozovic non vede l’ora che il suo assistito vada in Premier, quello di Handanovic dice una cosa diversa da quella che aveva manifesto lo stesso portiere: “Restare? Vedremo, voglio giocare la Champions”. 

Ho già scritto che sono esausto di vedere una squadra fatta di ipotetici talenti, protetti dalla responsabilità che dovrebbero avere, dall’impegno di aggredire ogni avversario e che invece godono sempre dell’immunità che viene concessa da tutti, grazie all’unico colpevole che è solo l’allenatore. D’altronde siamo in un epoca in cui chi segue il calcio divide i calciatori in fenomeni o bidoni, tra allenatori buoni o incapaci. Zero vie di mezzo. 

Di programmazione societaria vogliamo parlare? Siamo davvero convinti che l’Inter non abbia migliorato il suo gioco nel corso della stagione? Che non significa essere spettacolari (e come fai ad esserlo se il centrocampo è stato costruito con Melo, Medel e Kondogbia e in fascia hai D’Ambrosio, Nagatomo, Telles o Juan Jesus?). Davvero credete che la colpa sia dell’allenatore se la squadra perde deambulando con la Juve in campionato e merito suo se tre giorni dopo gioca una partita lottando su ogni palla in coppa Italia? Il bel gioco viene dai meccanismi su cui Mancini dovrà lavorare parecchio (in difesa soprattutto perché se tutto il girone di ritorno subisci gol negli ultimi 15 minuti il motivo oltre che di testa è anche tattico) ma soprattutto dall’intensità di gioco che io non vedo all’Inter da troppi anni e con ogni tipo di allenatore. Forse perché si cambia troppo ogni anno da anni?

Oggi l'Inter per la prima volta dopo il 2010 ha, o meglio avrebbe, una parvenza di squadra con basi per poter aspirare ad un terzo posto. “Avrebbe” perché nessuna squadra al mondo di alto livello se ha dei buoni giocatori è costretta a cederne una parte per debiti. Dunque speriamo che questo ennesimo anno di transizione porti ad un miracoloso terzo posto. Posto che Juve, Roma e Napoli hanno più soldi da spendere ma sembra che non si possa dire.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 maggio 2016 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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