Al termine della partita ho in mente parecchie Inter della storia riunite nell'identità di quella attuale. Ho già visto altre gare rocambolesche, del tutto inconciliabili con quelle di una squadra che doveva puntare a vincere uno scudetto, eppure intrise di spunti per poterne organizzare una. L'Inter ha giocato una partita piena di coraggio, di cuore e di spirito di battaglia. Tutto quello che le era mancato nelle occasioni recenti. 

Ha giocato per 75 minuti contro un Napoli passivo che aspettava la squadra di Mazzarri nella propria area, in attesa di colpirla alla distanza, sfruttando, come poi è accaduto, qualche distrazione. L'Inter è scesa in campo nelle peggiori condizioni possibili, con un numero di infortunati fuori dalla norma, senza un giocatore di fascia, al punto da arrangiare Obi nel ruolo e dover far subentrare l'acerbo Mbaye nella ripresa. Con Kovacic e Medel acciaccati ma recuperati, Palacio non ancora al meglio, un allenatore contestato e a rischio esonero.

Senza contare che il clima ostile generato dallo stesso pubblico, esasperato dalla permanenza di Mazzarri e preoccupato dalle sirene e dal veleno di queste due settimane che hanno toccato tutti: da Thohir ai giocatori, passando per Ausilio.
Eppure la squadra, pur con tutti i suoi limiti, ha giocato, ha proposto calcio e ha tenuto tutto un tempo il Napoli nella sua area. Un dominio sterile ma concettualmente valido. Ha subito due gol con le consuete amnesie ma ha reagito immediatamente contro ogni logica, e segnando con gol arrivati non casualmente. 

Sono tra quelli che dal primo giorno non ha apprezzato l'arrivo di Mazzarri, ho scritto e scrivo numerosi editoriali per spiegare il motivo, ma non è un buon servizio cancellare i meriti dell'allenatore quando questi si palesano. Il gol del primo pareggio è arrivato infatti grazie a un intuizione dell'allenatore che ha messo in campo Guarin. Molti avrebbero detto che si trattava di una sostituzione azzeccata ma stasera i pensieri erano più rivolti alle cose che non andavano di quanto non fosse il contrario. Personalmente non riesco a concentrarmi, dopo un tipo di pareggio del genere, sulla posizione in classifica che ha attualmente l'Inter e sui limiti che naturalmente non poteva cancellare contro una diretta concorrente come il Napoli. Era richiesta una reazione. E quella è arrivata.

Lo dico, lo scrivo perché trovo mortificante vedere un enorme numero di tifosi sostenere quasi contro la propria squadra per non vedere più l'attuale allenatore. Qualcuno infatti, forse un pò perversamente, pensa che se si parla male dell'allenatore vuol dire che tifi contro, che addirittura sei contento se la squadra perde. Follia pure. Come dire che se tifi devi parlare solo bene di tutti. Di questo modello coreano  faccio volentieri a meno e preferisco ragionare, tifando quando l'Inter gioca. Punto. 

Il paradosso della sera appena trascorsa viene infatti da un profondo dispiacere, misto delusione per un numero di spettatori non superiore ai 50.000 per una gara che ha quasi sempre registrato il tutto esaurito. E soprattutto per i fischi a Mazzarri. Posso comprendere il risentimento, la frustrazione e una serie di appunti come quelli che settimanalmente muovo al tecnico. Ma trovo del tutto incomprensibile e autolesionistico fischiare allo stadio, anche se prima della partita.
Non c'è bisogno di essere degli psicologi per sapere che una squadra, prima di scendere in campo, sente o meno il pubblico. Noi interisti in questo siamo degli straordinari tafazzisti. Io continuerò a criticare come ho sempre fatto l'allenatore se, come è possibile che sia, continueranno a esserci problemi di gioco, di risultati e di comunicazione.

Tuttavia credo che, almeno una volta, i tifosi dovrebbero fare i tifosi quando l'Inter gioca. Almeno quando scende in campo. Per il resto questo pareggio arrivato con cattiveria, con convinzione, ha la possibilità di generare un meccanismo virtuoso. Diversamente se l'Inter non facesse risultato col Saint-Etienne e soprattutto col Cesena questo pari orgoglioso non sarà servito e niente se non a indebolire ulteriormente la posizione di Mazzarri.
Amala. Ma sul serio.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 ottobre 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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