Diciassette reti fatte, zero subite per la nuova MazzarrInter versione 2014/2015 nelle prima cinque uscite ufficiali. Numeri importanti, che raccontano di una difesa solida, cardine da sempre delle squadre del tecnico di San Vincenzo, e di un attacco che va, nonostante non sia arrivata la tanto chiacchierata quarta punta dal mercato. Numeri che, al contrario, non spiegano quello che è stato il vero limite della nuova Inter nella stagione appena iniziata: il gioco in trasferta

Per essere considerata una grande, una squadra quadrata, da primi tre-quattro posti, manca ancora quel click. L’Inter lontana da casa, escludendo la passeggiata islandese, non ha mai superato l’esame gioco a pieni voti. Più bassa, attendista, con poca inventiva e zero occasioni (spesso con il solo Icardi a lottare contro tutti senza vedere l’ombra di una palla). E allora la trasferta a Palermo casca a pennello. A Kiev si è salvato il risultato, la prestazione “ni”. Nessun motivo per reclamare, tre punti in un campo ostico e più che fondamentali per indirizzare nel modo giusto il ritorno in Europa. Ma sia in Ucraina che a Torino, alla prima della Serie A, si sono palesati limiti che per ora sono solo minimi campanelli d’allarme, ma in futuro chissà. Motivo per invertire subito la tendenza, senza trasformare il tutto in un vero e proprio “mal da trasferta”. 

Kiev e Torino hanno in comune dei denominatori che WM conosce bene. Sono pronti infatti dei correttivi e soluzioni che possano cambiare la sostanza e rendere un po’ più casalinga l’Inter, anche lontana da casa. O almeno il tecnico ha la possibilità di voltare decisamente pagina con gli uomini a disposizione. 

Detto che la difesa è il vero cardine da cui ripartire (come la spinta degli esterni, Dodò su tutti), a centrocampo l’esperimento del doppio mediano non ha convinto (e siamo generosi). Medel dà il meglio di sé davanti alla difesa, chiedere ai 35 mila che erano a San Siro nella gara col Sassuolo. Spostarlo mezz’ala potrebbe essere, almeno dall’inizio, un azzardo. M’Vila, allo stesso modo, ha convinto più da metodista, per quanto il ritmo migliore sia ancora da trovare e il francese parta, ad oggi, indietro nelle gerarchie. Così diventa ancora più fondamentale il ritorno tra i disponibili di Mateo Kovacic (da valutare nella rifinitura odierna prima di certificarne la titolarità). Il croato e, soprattutto, Hernanes sono chiamati a inventare da mezz’ali. Con Medel-M’Vila il pallone ha girato infatti solo orizzontalmente, e lento. Conseguenza: zero conclusioni, o quasi. Serve in campo chi il pallone lo possa servire in verticale, verso le punte, da ultimo passaggio, quello decisivo. Anche Kuzmanovic utilizzato in EL da mezz’ala ha palesato una certa mancanza di spinta e la verve necessaria, soprattutto, in campo nemico. Così, dovesse dare forfait l’ex Dinamo Zagabria, non sarebbe del tutto da escludere l’ipotesi di un Guarin rientrante nel ruolo naturale a centrocampo (nonostante siano in corso i lavori per trasformarlo una seconda punta, decisamente in stato embrionale). 

Il colombiano potrebbe invece essere la seconda vera arma segreta per WM nelle difficili gare lontane dal Meazza, quelle dove le piccole si chiudono e tentano solo la ripartenza. Anche dalla panchina. Uno scenario verosimile al Barbera, che sconsiglia l’utilizzo del trequartista al fianco dell’unica punta. Le due punte sono necessarie e il numero di gol e occasioni realizzate lo certificano. L’ex Dragoes potrà spaccare la gara con una delle sue accelerazioni, azioni insistite e siluri da fuori, magari con gli avversari a corto d’ossigeno. Lo può fare in mediana come in attacco, da punta esterna in un tridente atipico e a trazione decisamente anteriore. Un vero asso nella manica. 

E con Palacio non ancora al 100%, Icardi-Osvaldo saranno chiamati agli straordinari, per dare peso e profondità al reparto offensivo, vero difetto riscontrato finora senza entrambi in campo. All’ingresso dell’ex Saints la musica è sempre cambiata, ma spesso troppo tardivamente. Una coppia capace di creare decine di palle gol col Sassuolo, rispetto a un inoperoso e inoffensivo attacco, spuntato, di fronte alle difese non ermetiche di Ventura-Rebrov. 

Per espugnare il Barbera potrebbe dunque servire un’Inter aggressiva, magari più spregiudicata, ma che possa guidare la partita anche lontana da Milano, mostrando il suo gioco, ma soprattutto portando a casa punti (perché è con quelli che si raggiungono i traguardi ambiziosi). Il pari a Torino e il successo a Kiev, creando il minimo sindacabile, siano da insegnamento. Mazzarri ha le carte in mano per far ricredere i detrattori già da stasera. E far parlare finalmente solo i numeri. Senza “se” e senza “ma”.
 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 21 settembre 2014 alle 00:00
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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