Buon gioco, occasioni da gol a ripetizione, clamorose le due fallite da Icardi a porta vuota nel derby, ma un solo punto rimediato nelle ultime due gare e Inter che scivola al quinto posto dopo aver avuto, a Torino, la ghiotta occasione di insediarsi in terza posizione scavalcando la Roma, battuta in casa dalla Fiorentina. La solita storia. Quando la Beneamata ha il dovere di non fallire gli appuntamenti che possono risultare decisivi per il raggiungimento dell'obiettivo, succede spesso qualcosa capace di mandare tutto all'aria. Mancano sette partite alla fine del campionato, l'Inter rimane in piena lotta per il raggiungimento almeno del quarto posto trovandosi ad una sola lunghezza da Roma e Lazio, ma è chiaro che i punti buttati con Milan e Torino rischiano di risultare sanguinosi. Troppo semplice però appellarsi solo alla sfortuna per non aver conseguito quanto la squadra avrebbe meritato sul campo contro rossoneri e granata. La dea bendata può metterti il bastone tra le ruote per quanto riguarda un episodio eclatante, un infortunio pesante inatteso, una decisione arbitrale palesemente penalizzante. Ma quando crei palle gol a ripetizione in due partite e non la metti dentro nemmeno una volta, non si può parlare di sfortuna, bensì di incapacità di cogliere l'attimo. Di non rendersi conto che quei palloni avrebbero potuto essere quelli giusti per dare il senso desiderato ad una stagione difficile per tanti motivi, ma nello stesso tempo decisiva anche per il futuro del club.

Un dato è certo e nello stesso tempo inquietante: se Icardi non segna, le polveri rimangono bagnate. La squadra sembra mentalmente sintonizzata sul fatto che i gol li debba segnare per statuto solo il bomber argentino e che saranno quelli e solo quelli a determinare i risultati. Il resto pare contorno. Candreva, seppur inappuntabile per abnegazione e impegno, continua a tirare sempre e comunque per una questione personale visto che non ha ancora segnato in questo campionato e Perisic tenta un pallonetto improbabile davanti a Sirigu, quando invece la situazione avrebbe richiesto ben altra cattiveria e determinazione. Rafinha, talento purissimo e, a mio avviso, colpevolmente lasciato inizialmente in panchina a Torino, ha una cultura calcistica che lo porta a insistere nel fraseggio e nel dribbling a ridosso dell'area di rigore anche quando avrebbe la possibilità di tirare. A Torino, quando ci ha provato, ha dimostrato di possedere un sinistro che può far male e solo il palo gli ha negato la gioia del gol. Questione, dunque, di mentalità e di sapersi adattare al più presto ad un calcio che, specialmente in questo momento della stagione, obbliga a più sintesi e meno poesia.

Le note positive però esistono e su quelle deve puntare l'Inter di Spalletti per prevalare nella volata finale. Dalla gara con il Napoli in poi, la squadra ha trovato una identità di gioco che non mostrava nemmeno nella prima parte della stagione, quando si vinceva quasi sempre fino a conquistare la vetta della classifica. Il nuovo assetto del centrocampo, i movimenti di Cancelo e Candreva, le giocate sullo stretto di Rafinha, l'inaspettata regia di Brozovic, le verticalizzazioni di Gagliardini, permettono ora alla squadra di manovrare con più fluidità e leggerezza e di rendersi così molto più pericolosa di quando lo schema era monocorde. In questo contesto risulta però decisiva la forma di Icardi e Perisic, se i due non sono in giornata, tutto diventa più difficile. Dopo un periodo di scoramento, sembra poi tornato carico come serve Luciano Spalletti. Nelle ultime uscite si è vista una squadra che gioca come a lui pensa, come lui prepara durante i meticolosi allenamenti settimanali. Insomma, nonostante le ultime due delusioni, anche il pareggio nel derby per come è maturato è stato una delusione, l'Inter ha trovato la strada giusta per conquistare i punti necessari in queste ultime sette partite.

Sabato sera altra importante e difficile verifica in casa dell'Atalanta. Dopo Mazzarri, ecco Gian Piero Gasperini, uno bravo e che quando vede l'Inter schiuma rabbia dopo l'infausta parentesi con il nerazzurro di Milano. Una parentesi nata male e finita peggio, anche se non tutte le colpe furono del tecnico piemontese, che però non seppe rapportarsi con il giusto carisma e con la necessaria umiltà con una realtà che in quel periodo storico era decisamente più grande di lui. Questa Atalanta può steccare qualche gara nella sua tana, vedi quella con la Sampdoria, ma sabato per la Beneamata sarà l'inferno, calcisticamente parlando. Mancherà per squalifica Marcelo Brozovic, un'assenza che ora pesa come un macigno, lo stadio “Atleti Azzurri d'Italia” sarà esaurito e i bergamaschi cercheranno presumibilmente di imporre da subito alla gara un ritmo altissimo. Detto questo, l'Inter, che ha già battuto gli orobici a San Siro per 2-0, è più forte. Non gettando al vento le occasioni che anche sabato sicuramente riuscirà a costruire, la banda Spalletti può tornare a vincere. E il giorno dopo andrà in scena il derby tra Lazio e Roma che potrebbe ridisegnare la classifica a favore dei nerazzurri. Non c'è tempo per i rimpianti, ma necessità di segnare per vincere le partite che ci separano dall'obiettivo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 11 aprile 2018 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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