L'asse del rendimento del Geoffrey Kondogbia nerazzurro passa per 2 punti ben distanti: il più basso è il cambio al 27' del primo tempo di Inter-Bologna ad opera di De Boer: il più alto la prestazione del francese in occasione del 3-0 sulla Lazio a San Siro della scorsa stagione, con tanto di giocate nell'arco dei 90 minuti buone per riempire uno di quei video di presentazione su YouTube. In mezzo la costante della discontinuità e dei siluri mediatici, piazzamenti nella top 11 dei bidoni e un continuo riferimento al rapporto qualità/prezzo. 

Ma forse, l'esperienza ormai agli sgoccioli di Kondogbia all'Inter qualcosa di buono lo lascia, un insegnamento: un investimento va protetto, soprattutto se l'oggetto dell'investimento è un ragazzo, prima che calciatore, che essendo tale risente di fattori che non sono riducibili solo a numeri, quali possono essere l'ambientamento, la fiducia. Il bene della squadra viene prima di tutto, ovviamente, ma guardando oltre a quelli che possono essere i 90 minuti di utilizzo, forse l'Inter tutta avrebbe dovuto far qualcosa di più per valorizzare un calciatore acquistato per craque e rivenduto come fosse diventato una palla al piede. Dopo un anno e mezzo di poco o nulla, Kondogbia sembrava aver trovato il suo piccolo spazio vitale nell'Inter di Pioli, che ha avuto il merito di rivitalizzarlo e renderlo, anche se per un breve periodo, un calciatore vero, funzionale alla squadra, a tratti un'arma in più degna della cifra spesa. 

E da qui parte un punto interrogativo che vale tanto per Kondogbia quanto per altri. Uno a caso, senza fare nomi...Gabigol. Perché spendere 30 milioni o più (specialmente in un periodo storico dove l'oculatezza sul mercato in virtù del FPF fa da padrona) per qualcosa che troppo facilmente viene messa da parte o addirittura a cui praticamente mai viene concessa un'opportunità? 

Serve chiarezza e serve coerenza: ben vengano le spese importanti, ma purché vengano sostenute per calciatori a cui venga concesso il beneficio dell'errore. È anche vero che l'Inter, per ovvi motivi e ovvie ambizioni, non può permettersi di puntare su calciatori che non diano immediate garanzie, ma se si decide di investire su un calciatore, è giusto metterlo nelle condizioni di poter fare bene, ad esempio prendendo posizione quando la stampa si accanisce ferocemente e gratuitamente, sollecitare i tifosi ad un applauso anziché restare indifferenti ai fischi. 

Detto questo, è doveroso riconoscere gli errori del francese, che non ha mai retto fino in fondo il peso della responsabilità della maglia e ha preferito gettare un'ancora di salvataggio e abbandonare la nave nonostante Spalletti fosse sembrato disposto a dargli un'altra possibilità. Un errore gravissimo che da potenziale vittima lo ha reso complice.

Kondogbia magari non sarà il calciatore che è stato acquistato, ma il suo valore non è nemmeno quello che pensano in molti adesso che sarà venduto. E a Valencia, se avranno più accortezza di quanta ce n'è stata all'Inter, se ne accorgeranno presto, e magari riempiranno i video di YouTube con le prestazioni del francese al Mestalla allo stesso modo di come, troppo di rado, è stato fatto ai tempi dell'Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 18 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Fabrizio Longo / Twitter: @fabriziolongo11
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