Il campionato è finito ormai da dieci giorni, l'Inter è in vacanza, i tifosi si dividono tra chi è già in crisi di astinenza, chi benedice un pò di riposo da tensioni e sofferenze, chi aspetta giornalmente notizie importanti per il futuro della squadra. A tal proposito la società, a mio avviso, ha un difetto storico, non sa pubblicizzare al meglio determinati acquisti. Il club si è assicurato con grande anticipo, a parametro zero, il signor Ever Banega, detto El Tanguito, che ha appena alzato per la seconda volta consecutiva l'Europa League da protagonista con il suo Siviglia, questa volta incantando nella finale giocata a Basilea contro il Liverpool. Ever Banega ha 28 anni, età perfetta per un centrocampista chiamato a illuminare il gioco di una squadra che punta a vincere. E l'argentino sembra proprio quel profilo di giocatore in grado di colmare la principale lacuna mostrata dai nerazzurri nella stagione appena conclusa, ossia la scarsa qualità al momento di iniziare la manovra e la conseguente fatica a consegnare alle punte palloni giocabili in un certo modo.

Banega non è il classico metronomo alla Biglia, è soprattutto un trequartista capace però di abbassarsi al momento opportuno e pure abile nei contrasti. Insommma, non sarà Xavi e nemmeno Iniesta, ma Ever Banega può essere considerato un po' il tuttologo di centrocampo che tanto serve all'Inter. E poi è argentino, il sangue è caliente, all'Inter gli argentini dal sangue caliente qualcosa hanno vinto. Ora è chiaro che la parola passa al campo, solo quando lo vedremo all'opera con la maglia nerazzurra potremo valutare la bontà dell'ingaggio di Banega, ma questo vale per tutte le operazioni di mercato.

Detto questo, al momento l'Inter si dovrebbe pavoneggiare per quanto portato a casa, a maggior ragione in regime di Financial Fair Play, accompagnato dalle ormai note difficoltà finanziarie e dai possibili, ma non ancora definiti, sviluppi cinesi. E invece, leggendo commenti e pareri, sembra che non sia successo niente, che Banega non sia arrivato e che l'Inter sia la solita società in confusione senza idee e progetti. Il consiglio al club è quello di sapersi vendere un po' meglio, sarebbe cosa buona e giusta in epoca dove anche l'apparenza conta, oltre alla sostanza. Saranno comunque giorni molti importanti quelli che ci apprestiamo a vivere in ottica nerazzurra. La trattativa con il colosso cinese Suning è ripresa, Thohir considera l'interlocutore strategico per una partnership in grado di lavorare sullo sviluppo e sul rilancio dell'Inter. Il mercato poi dovrà essere impostato con intelligenza e lungimiranza, anche cessioni che a prima vista potranno apparire dolorose dovranno essere invece il preludio ad entrate funzionali sia al bilancio che al raggiungimento della sospirata competitività.

La prossima stagione l'Inter sarà chiamata a migliorare quel quarto posto raggiunto quest'anno e che a molti tifosi, me compreso, non piace, ma che rappresenta un piccolo passo in avanti dopo le stagioni anonime che lo avevano preceduto. Si giocherà in Europa League senza la scocciatura dei preliminari, si potrà tentare di vincere una Coppa che regala comunque un certo lustro internazionale e ti permette di disputare la Champions la stagione successiva, oltre alla possibilità di entrare in campo per una Supercoppa Europea. Dall'altra parte del naviglio, per il terzo anno consecutivo non avranno questa possibilità, a Milano è l'Inter a rappresentare l'Italia in Europa. Già, Milano.

In questi giorni la città si sta vestendo a festa per la finale di Champions League di sabato prossimo tra Real Madrid e Atletico Madrid. Il derby della capitale spagnola trapiantato al “Meazza”, lo stadio che rimane “Tempio” al di là della crisi economica e sportiva che attraversa il calcio italiano. Sulla panchina dei colchoneros di Madrid siederà un certo Diego Pablo Simeone, giocò nell'Inter dal 1997 al 1999, diventando, per grinta e temperamento, uno dei giocatori più amati dalla tifoseria nerazzurra. Sabato quindi si respirerà anche un po' di spirito interista in campo, i tifosi nerazzurri non avranno difficoltà a schierarsi, anche perché dall'altra parte ci sarà lo juventino Zinedine Zidane. Simeone nei giorni scorsi si è recato in avanscoperta a Milano, ha varcato la soglia dell'amata Pinetina, ha pranzato al Botinero, il ristorante di Javier Zanetti. Il giorno del ritorno a Madrid ha però stoppato in aereoporto il tentativo di un tifoso che voleva mettergli una sciarpa nerazzurra al collo al momento dell'immancabile fotografia. Giusto così, non sarebbe stato corretto alimentare pericolose strumentalizzazioni. Simeone è il tecnico dell'Atletico Madrid, l'Inter ha Roberto Mancini. Che poi in futuro il Cholo possa aspirare a tornare protagonista in nerazzurro, non può che fare piacere. Ma ora limitiamoci, per chi vorrà naturalmente, a tifare per lui nella finale più importante.

L'inter, per tornare a vincere, non deve rincorrere sogni, ma, più o meno, solide realtà. Realtà che si chiamano Roberto Mancini ed Erick Thohir, con la supervisione di Massimo Moratti. In attesa di notizie certe provenienti dalla Cina. No, non stiamo morendo. Dopo l'estate vivremo una nuova avventura nerazzurra. E io sono tra quelli già in crisi di astinenza.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 25 maggio 2016 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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