Vittoria con brivido per l’Inter a Parma, campo ostico, avaro di successi negli ultimi anni. Tre punti fondamentali, ma davvero, nella rincorsa al quinto posto, e segnale alle inseguitrici, che continuano a restare in scia (alcune più a distanza, come i ducali, ricacciati indietro). Una sfida che ha ricordato per certi versi quella di domenica scorsa a Genova, non tanto per il clima rovente fuori dal campo, quanto per l’andamento della partita.
Gli attori cambiano i ruoli, ma a parti invertite si vedono le stesse scene, quasi come un dejá-vu. Ed ecco che l’Inter va in vantaggio e si trova a giocare praticamente un tempo in superiorità numerica: Paletta ingenuo se non come Eder (imitare il brasiliano è quasi impossibile) quasi, con un intervento da dietro sconsiderato su Palacio.
Con i blucerchiati valse lo 0-2 la zuccata di Samuel, questa volta Rolando si veste da argentino e buca Mirante, tutto solo sul secondo palo (anche dietro la sicurezza sembra essere quella del Muro old style). Piuttosto l’ex Roma si ricorda del regalo fatto una settimana fa da Ranocchia e decide di non essere da meno con Parolo, che ringrazia.
Dopo aver messo la partita in discesa, prima numericamente, poi anche a livello di risultato, i nerazzurri si spengono, proprio come sette giorni fa. Mazzarri se lo ricorda: “Non si esulta, fate come fosse 0-0”, il messaggio, forte e chiaro. Peccato che non lo recepisca nessuno. La squadra si siede e sono proprio gli ospiti a sembrare meno in campo. Arrivano occasioni a raffica e c’è anche un po’ fortuna nel salvarsi.
Pian piano l’Inter riprende le fila, capisce la superiorità, e inizia a girare il pallone con la testa, da grande squadra, con esperienza (in perfetto stile secondo tempo contro gli uomini di Mihajlovic).
E per non finire c’è Cassano, la sua è la gara dell’ex, che non saprebbe di rivalsa se il barese non ci tenesse tanto, anzi di più, a segnare davanti a Mazzarri. Il tecnico che ha amato, che lo ha rilanciato alla Samp (quante volte ritorna), ma che, a dir sua, gli avrebbe dato il benservito appena varcati i cancelli di Appiano Gentile. Il numero 99 ha tanta voglia, come un certo Maxi Lopez, di festeggiare osannato dai suoi nuovi tifosi. Si sente tradito, come l’argentino dall’amico Icardi (senza andare oltre). Anche lui ha la chance dal dischetto, ma il rigore è fotocopia, sia nell’esecuzione che, ahilui, nell'esito. Così Mazzarri, come Maurito, esce a testa alta dal Tardini, da vincente.
Nella giornata in cui tutti recitano il ruolo di qualcun altro l’unico a restare se stesso, decisivo, vero protagonista (come al Ferraris) è Samir Handanovic. La sua partita è una fotocopia della scintillante prestazione offerta contro i blucerchiati. Lo 0-0 è salvo grazie a lui, e lo stesso vale dopo il vantaggio. Decide di essere giudice nelle faide interne alla gara, ferma la sete di vendetta prima di Maxi, poi di Cassano. Lo sloveno impacciato e impreciso resta un ricordo, sbiadito. Quando decide di fare il fenomeno, che non è giornata per gli altri, non si passa per davvero.
Così gli interisti si trovano a rivedere lo stesso film due volte, a una settimana di distanza. I ruoli cambiano, ma la trama è la stessa, come il protagonista. Pure Samir Handanovic, in queste giornate, si traveste da eroe, col mantello. Più di così...
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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