Definirla originale probabilmente è poco. Diciamo pure che siamo di fronte a una situazione tra le più incredibili dal punto di vista della logica della storia recente del calcio italiano. Presentato come un vero e proprio top player (qualcuno scomodò addirittura il paragone con Ronaldo...), la sua stagione non può nemmeno essere considerata negativa, semplicemente perché non ha mai giocato. Nel vero senso della parola. Mai, mai, mai. Incredibile, a dir poco assurdo. Inevitabile rimandare qualsivoglia tipo di giudizio.

Nella conferenza stampa al termine della gara contro il Napoli la mia domanda a Stefano Pioli non è stata casuale: "Tra la garanzia di un minutaggio limitato e il non scendere mai in campo c'è differenza. E questo succedeva anche con l'allenatore a lei precedente. Perché è nata questa situazione e, soprattutto, per quale motivo non è mai mutata?". Il riferimento va ovviamente a Gabriel Barbosa Almeida, oggetto misterioso in un'Inter che ancora una volta ha mancato l'obiettivo della Champions League e nella quale non si è mai inserito. Motivi? Tanti. Colpe? Di tutti. Ma proviamo a fare ordine.

Con Frank de Boer l'atteggiamento del giovane brasiliano fu sbagliato da subito. Questione di supponenza, l'impatto non fu certamente dei migliori, anzi. Di fatto si autoescluse dalle scelte del tecnico olandese (che stupido non lo è mai stato) e forse anche da un gruppo che mal digerì questo suo comportamento. Con l'allenatore attuale, almeno sotto questo punto di vista, la scenario sembra sia migliorato. Un primo passo in avanti, seppur piccolo. Ma il problema relativo al campo e alla questione prettamente tecnica è rimasto. Probabilmente ancor più evidente rispetto alla gestione precedente.

Pagato poco meno di 30 milioni di euro dal Santos (la priorità era Gabriel Jesus, lui sì un vero potenziale campione), con il passare delle giornate sono sorti numerosi dubbi circa le reali, effettive qualità del classe '96 di São Bernardo do Campo: come è possibile che un talento descritto come un possibile crack del calcio mondiale possa trovare uno spazio tanto esiguo? Di fatto, oltre a non aver minimamente insidiato i vari Antonio Candreva, Ivan Perisic e Mauro Icardi, anche Eder e Rodrigo Palacio lo hanno puntualmente sconfitto a livello gerarchico. Lo score stagionale fa spavento: 7 presenze e 1 rete in Serie A (quella decisiva di Bologna) per un totale di 81' giocati (nemmeno una gara intera!), mentre in Coppa Italia si registrano i soli 72' del match ancora contro i rossoblu.

La conseguenza, oltre a una bella 'gatta da pelare' per l'allenatore di turno con l'appropinquarsi di ogni week-end di campionato (soprattutto dal punto di vista mediatico), c'è stata una netta svalutazione del cartellino: ovviamente in Corso Vittorio Emanuele non prenderanno mai in considerazione la cessione a titolo definitivo, bensì un prestito, ma volendo fare una stima del valore attuale, beh... come poter andare oltre i 10-12 milioni di euro?

Risulta quindi complicato giudicare la bravura, le qualità, le doti di questo ragazzo. Potrebbe essere solo una semplice illusione, oppure realmente un giovane campione. Nessuno, allo stato attuale delle cose, può saperlo. E oltre ad averlo apprezzato sui campi di un torneo certamente poco probante come quello brasiliano difficile spingersi oltre. L'augurio è che una cessione temporanea (all'estero o, preferibilmente, in Italia) possa rappresentare la svolta per Gabriel (ci sarà eventualmente tempo per chiamarlo Gabigol), per poi ammirare tra poco più di 12 mesi un calciatore nuovo, pronto per la Milano interista. Un calciatore che oggi non può che essere considerato come un grande oggetto misterioso, al centro di una situazione assurda. Senza logica. Motivi? Tanti. Colpe? Di tutti.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 maggio 2017 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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