Lazio-Inter inizia ad essere lontana. Passano i giorni e il colpo di testa di Matias Vecino che ha regalato il sospirato posto in Champions League al club nerazzurro, esce dalla cronaca per entrare nella storia. Non quella con la S maiuscola, riservata ai grandi trofei conquistati dalla Beneamata in centodieci anni di vita, ma sempre di storia si tratta, perché quel gol di testa a otto minuti dalla fine permetterà di preparare una stagione in maniera molto diversa da quanto si sarebbe prospettato in caso di obiettivo mancato.
L'Inter in Champions League chiama alla ribalta Suning. Intanto il grande gruppo cinese con sede a Nanchino, che ha acquisito le quote di maggioranza nell'estate del 2016, ha centrato quanto promesso dal patron Zhang Jindong durante la pomposa conferenza stampa di insediamento. Ha riportato l'Inter, in tempi relativamente brevi, dove mancava dalla stagione 2011-12. Per questo la proprietà meriterebbe più apprezzamenti da parte delle critica e degli stessi tifosi nerazzurri, ma il colosso cinese sconta una scarsa capacità di “vendersi” mediaticamente, cosa che nella cultura occidentale spesso risulta decisiva per strappare giudizi entusiastici anche a fronte del nulla assoluto. Suning non comunica o comunica poco, non riponde alle critiche, è attenta osservatrice delle regole imposte dal Financial Fair Play che non accendono la fantasia popolare, obbedisce senza se e senza ma agli input governativi, ma ogni giorno lavora per rendere l'Inter pià solida e in grado di guardare con fiducia al futuro.
Non è questo un giudizio aziendalista, ma la fredda fotografia di quanto stia succedendo da due anni a questa parte. Di errori ne sono stati fatti e anche grossolani al momento dell'insediamento. Non conoscendo direttamente la materia, soprattutto per quanto riguardava il calcio europeo, il colosso cinese si è affidato a procuratori che hanno consigliato acquisti non funzionali, ma costosissimi, leggi Joao Mario e Gabriel Barbosa, che qualcuno si era divertito a soprannominare Gabigol e non ne abbiamo ancora capito il motivo. Errori ne sono stati commessi anche la scorsa estate, quando è passato il messaggio che alla Pinetina sarebbero arrivati in pochi giorni grandi top player in grado di riportare l'Inter a confrontarsi in breve tempo con gli squadroni che dominano in Europa. L'intenzione, probabilmente, era quella, tanto da rassicurare il neo arrivato Luciano Spalletti, in merito. Poi, una volta accertata l'impossibilità di spendere visto che il governo cinese aveva deciso di bloccare alcuni investimenti all'estero, Suning non ha illustrato la nuova realtà in conferenza stampa o attraverso comunicati ufficiali. Non rientra nel loro modo di operare. Ha solo dato le nuove direttive per un mercato “normale”, ma che dovesse comunque essere funzionale all'allestimento di una squadra in grado di approdare in Champions League. Come fortunatamente avvenuto, anche se con qualche difficoltà di troppo e all'ultimo respiro.
Nei giorni scorsi Spalletti ci ha fatto sapere di essere rimasto in parte spiazzato dalle mancate promesse, ma di aver deciso di tirare dritto anche a costo di assumersi poi gran parte delle responsabilità in caso di mancato raggiungimento dell'obiettivo. Si sarebbe infatti parlato di fallimento. Ma il tecnico di Certaldo, lo ha dimostrato anche nelle sue esperienze romane, non è certo un maestro di diplomazia. Se una cosa non lo aggrada, lo fa capire subito, anche se magari ama girarci intorno con le parole, all'eventuale problema. Ritengo quindi che se Spalletti la scorsa estate abbia deciso di allenare lo stesso l'Inter anche senza i vari Nainggolan, Di Maria, Vidal e compagnia cantante, è perché evidentemente aveva capito che la proprietà era comunque una cosa seria, come poi si è confermato. Anche dopo la finestra di mercato di gennaio che ha visto un oggettivo rinforzamento della squadra con l'arrivo di Rafinha con la formula del prestito con diritto di riscatto a cifre importanti. È vero, anche a gennaio ci sono state incomprensioni attorno a nomi eccellenti. Tifosi e stampa pensavano a Javier Pastore, il grande colpo da portare a casa dopo aver staccato un corposo assegno. No, anche in quel caso Suning ha pensato al Financial Fair Play, ha detto no all'operazione, ne ha portata a termine un'altra. Spiegazioni? Zero.
L'hashtag “SuningOut” ha iniziato a comparire sui social, loro se ne sono fregati. Parlano con i fatti, anche se non tutti possono piacere. Un dato è però inconfutabile, l'Inter di Suning nella prossima stagione giocherà in Champions League. Se ne dovranno fare una ragione anche gli “interisti-contro”, quelli che prevedevano un settimo o ottavo posto con il Milan campione d'Italia. Con l'Inter nell'Europa che conta possiamo dire e sperare che partirà definitivamente la missione Suning, atta a riportare veramente il club dove la storia chiede. Le lacrime di Steven Zhang a Roma hanno anche certificato che il gruppo di Nanchino si stia affezionando alla creatura che due anni fa decise di acquisire. Sull'imminente mercato, poco o molto da dire. Tifiamo per il raggiungimento di 40 milioni di plusvalenze entro fine giugno e per cose importanti a partire dal primo luglio. Con Suning al comando: il gruppo di poche parole, ma tanta sostanza.
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