Archiviati con soddisfazione i sei punti conquistati fuori casa con Sampdoria e Parma, da "rivedere" le prestazioni, si torna sabato al "Meazza" con una partita  difficile, affascinante, intrigante. L'Inter non ha perso la speranza di poter agganciare la Fiorentina al quarto posto, il Napoli è praticamente certo di arrivare terzo, ma la gara assumerà significati importanti al di là dei calcoli in classifica. Walter Mazzarri e Rafa Benitez sfideranno il loro passato anche per riproporsi nel presente, ma soprattutto nel futuro sulle rispettive panchine.

Il tecnico nerazzurro ha lasciato il Vesuvio quasi da trionfatore dopo quattro anni in continuo crescendo che hanno portato in dote una Coppa Italia conquistata due stagioni fa in finale contro la Juventus campione d'Italia e il secondo posto dell'anno scorso che ha permesso ai partenopei di entrare in Champions League dalla porta principale. Nonostante i risultati, l'addio di Mazzarri al Napoli non è stato però indolore. Il rapporto con il vulcanico presidente De Laurentiis si era via via deteriorato tanto da portare il patron azzurro a benedire pubblicamente il cambio di rotta che vedeva arrivare con grandi squilli di tromba quel Benitez che avrebbe regalato all'ambiente la sospirata dimensione internazionale che invece mancava al pur bravo, ma, secondo De Laurentiis, troppo "nostrano" Mazzarri.

Lo scorso 14 febbraio, giorno di San Valentino, durante la conferenza stampa di vigilia di Fiorentina-Inter, dopo l'ennesima frecciata del suo ex Presidente, Mazzarri rispose con ironia: "De Laurentiis ha cercato di trattenermi a Napoli fino all'ultimo giorno. Mi attacca così perché evdentemente mi ama ancora". Con questi presupposti immaginiamo quanto l'attuale tecnico dell'Inter tenga sabato a fare bella figura nella sua nuova dimensione, la Milano nerazzurra che lo sta valutando giorno dopo giorno, anche con critiche aspre, ma con educazione e lui questo lo sa, non rispondendo quasi mai sopra le righe come invece gli capitava spesso a Napoli.

Dall'altra parte torna a San Siro Rafa Benitez. Il tecnico è di spessore, non sarebbe oggettivo dire il contrario, il palmares parla chiaro. E poi non credo che ci sia tifoso interista che non ringrazi ancora lo spagnolo per quella Champions strappata al Milan nella magica notte di Istanbul. Benitez ha avuto la sfortuna di approdare all'Inter il giorno dopo lo tzunami Mourinho e la colpa di voler in pochi istanti cancellare due anni di magie, con la scusa del rinnovamento, per problemi personali con il Vate di Setubal. Forse nella sostanza Benitez aveva ragione quando chiedeva a Moratti volti nuovi al posto di qualche eroe stanco che aveva firmato il Triplete. Ma spesso anche la forma è importante per portare avanti le proprie tesi. E invece alla Pinetina Rafa tentò di azzerare ricordi ed emozioni in modo un po' goffo, allontanandosi immediatamente dal punto di vista presidenziale. Risultato: non ci fu praricamente mercato in entrata, mentre fu ceduto Mario Balotelli. Benitez regalò comunque ai tifosi interisti una Supercoppa Italiana ed un Mondiale per Club, ma ad Abu Dhabi, dopo l'abbraccio di circostanza in mondovisione con Moratti, nella conferenza del dopo gara, sparò a zero contro l'allora Presidente nerazzurro, come nessun altro allenatore di casa Inter avesse fatto sino a quel momento. Il resto della storia la conosciamo, la squadra tornò competitiva con l'arrivo di Leonardo, questione di empatia, come diceva qualcuno.

Mazzarri interista e Benitez napoletano si sono già affrontati all'andata. Al San Paolo, il Napoli più forte soprattutto in attacco, vinse 4-2, sembava che De Laurentiis avesse visto giusto. Ma ora che la stagione si avvia a conclusione, la cronaca ci dice che i partenopei arriveranno al massimo terzi e che hanno dovuto salutare anzitempo Champions ed Europa League. In caso di insuccesso nella finale di Coppa Italia con la Fiorentina, sarebbe fallimento? Mazzarri, invece, ha ancora il tempo di rivendicare il fatto di non sbagliare mai una stagione. Considerando il nono posto di quella passata, lo storico cambio societario, il ridimensionamento economico, se continuasse a far punti, a partire da sabato contro il suo passato, probabilmente sarebbe così. I conti si fanno alla fine, si dice. È vero.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 23 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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