Non finisce mai e forse è giusto sia così. La rivalità e le conseguenti polemiche tra Juventus e Inter non abbracciano solo due squadre di calcio e le loro grandi tifoserie, le più numerose in Italia. Sono anche uno spaccato della storia del Bel Paese, la contrapposizione tra due grandi famiglie, una addirittura rappresentante principe, tramite la Fiat, del grande capitalismo italiano. Contrapposizione che ha partorito due modi opposti di gestire potere e forza della maglia nel calcio. "Vincere è l'unica cosa che conta", slogan targato Boniperti tanto strombazzato in casa Juve come fosse un pregio, è invece diseducativo se si parla di sport. Perchè per arrivare a l'unica cosa che conti, allora, tutto può diventare lecito. Anche l'illecito. O no? La Juventus è una grandissima squadra, guidata da una grande società. Anche il tifoso nerazzurro più incallito lo sa, pur se non arriverà mai ad ammetterlo. Lo dico io, che seppur nerazzurro incallito e per di più inguaribile, per mestiere devo sforzarmi di allargare la visione. Ma una grande società non può abusare del suo ruolo e della cortigianeria di comodo per far passare da pazzo chi pazzo non è. Domenica sera si è giocata allo Juventus Stadium la gara per antonomasia se si parla di polemiche arbitrali. Qualcosa è successo in passato ed è chiaro come le decisioni di Rizzoli fossero messe sotto la lente d'ingrandimento. Bene, ci sono stati tre episodi nell'area bianconera assolutamente discutibili, a mio avviso un rigore era solare, quello per la tirata di maglia di Lichtsteiner a D'Ambrosio. Il numero 33 del difensore nerazzurro è diventato improvissamente un 333 e veramente umoristiche sono sembrate le tesi del “così fan tutti”, atte a dimostrare che sia stato prima D'Ambrosio a tirare le maglia allo svizzero. Non è vero e le immagini lo dimostrano. Su quanto successo poi nel secondo tempo, quando Chiellini ha battuto, male, una punizione con passaggio a Buffon che poteva favorire un facile gol di Icardi, ma poi, alzando il braccio alla Baresi (Franco), abbia indotto Rizzoli a far ripetere il tutto, beh, si può discutere all'infinito. Io credo alla buona fede di Chiellini, il difensore bianconero aveva intenzione di far battere la punizione a Buffon, ma così non poteva essere per regolamento vista la zona di campo dove Perisic era finito in fuorigioco. Stava per entrare Marchisio? Rizzoli, che non aveva l'obbligo di fischiare, stava guardando Chiellini e quindi quel tocco corto non contemplava gioco fermo. Inter Channel ha pubblicato un video per illustrare la situazione, ripreso da due grandi giornali come Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera. Poi le squalifiche di Icardi, (confermate le due giornate) e di Perisic (ridotta ad una per il croato), rei di aver protestato contro un fallo di confusione in pieno recupero a favore della Juventus con l'Inter riversata nell'area avversaria alla ricerca del pareggio. Apriti cielo, la Beneamata e i suoi tifosi sono stati fatti passare per i soliti visionari e anche quel Pioli, che diamine, come si è permesso in conferenza stampa e alle Tv di dire, nel dopo gara, che si sentiva danneggiato in un paio di circostanze? La verità è che nessuno all'Inter si è permesso di dire che la Juventus abbia rubato la partita, peraltro splendida e giocata alla grande dalle due squadre con i padroni di casa, a mio avviso, meritevoli della vittoria per il computo delle occasioni create. E invece apriti cielo, i commenti dei più hanno stabilito che non era successo nulla, che anzi, forse, la danneggiata fosse la Juventus per un presunto fallo di mano in area di Medel che veramente non ha visto nessuno e che quindi questi dell'Inter la devono fare finita di lamentarsi sempre. L'Inter è abituata a perdere, dice poi senza far ridere nessuno come invece riusciva a suo nonno Gianni, il signor John Elkann, che evidentemente dal 2006 al 2010 si occupava di curling. La risposta tramite comunicato ufficiale da parte del club nerazzurro è stata impeccabile, educata, decisa. Con una chiusura in perfetto stile Inter. Perchè è vero: ognuno ha la sua storia e noi siamo orgogliosi della nostra. Ma quest'Inter ora ha il dovere di tornare a scrivere nuove pagine che piacciono ai tifosi. Vincere non è l'unica cosa che conta, ma è l'obiettivo principale di chi pratica sport competitivo. L'importante è arrivarci specchiati, perchè nel calcio il fine non deve giustificare tutti i mezzi. Domenica alle 15 a San Siro arriva l'Empoli. Nonostante i toscani non abbiano impellenti assilli di classifica, non sarà gara facile. Le assenze di Icardi, Perisic e Brozovic peseranno visto il numero dei gol garantiti fin qui dai tre. Ma la squadra, anche dopo le due sconfitte consecutive con Lazio e Juve, ha confermato ormai di avere valori importanti che possono sopperire alle assenze di qualche singolo, seppur di valore. Purtroppo davanti corrono veloci, il Napoli ha battuto 2-0 il Genoa dopo lo 0-0 di un primo tempo di marca ligure che alimentava qualche speranza. Ma guai a mollare proprio adesso. L'Inter non è abituata a pareggiare, tanto meno a perdere. È abituata a giocarsela, sempre. Orgogliosa della sua storia.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print