Perché poi ti viene da chiederti: ma siamo sicuri che al calcio si giochi sempre in undici contro undici? Vai a controllare, non senza un leggero stato ansioso, e ti accorgi che non è cambiato nulla: undici contro undici. E poi le panchine, corte o lunghe a seconda delle competizioni. Ma la sostanza non cambia: ci sono titolari e riserve. Servono entrambi, gli uni agli altri. Anche per un mero discorso di competizione nei ruoli.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo alla radice dello stato ansioso. Come mai ci era venuto quel dubbio assillante? Risposta: leggendo e ascoltando qua e là di spettri et similia in casa Inter. No, non parliamo di qualche pellicola horror, ma soltanto di calcio. Secondo alcuni, infatti, Roberto Mancini ha molte più grane in famiglia di quanto non racconti la classifica attuale, quella che vede i nerazzurri secondi alle spalle della Fiorentina. Cinque successi, un pari e un ko (proprio con i viola) sembrano non bastare a sopire le polemiche tanto al chilo. E allora ecco spuntare i famigerati Casi.

C'è il Caso Ljajic, con il serbo "dimenticato dall'allenatore e solo una volta titolare dall'inizio del campionato" (che poi sia arrivato a Milano dopo la seconda giornata poco conta). C'è il Caso Brozovic, perché il serbo "non è stato più titolare dopo le prime due giornate". C'è il Caso Ranocchia, ormai un "capitano senza fascia e a un passo dall'addio". C'è il Caso Jovetic, perché il montenegrino ha avuto "un duro faccia a faccia con Mancini dopo aver accettato la convocazione della Nazionale nonostante l'infortunio". C'è il Caso Gnoukouri, giovane sì, ma che "a gennaio deve andare via per giocare". E c'è il Caso Kondogbia, l'acquisto più caro del mercato che "non sta ripagando la fiducia".

Se si fosse ben dotati di ampie scorte di pazienza, si potrebbe rispondere quanto segue. Ljajic deve ambientarsi, è arrivato nell'ultimo giorno di mercato, è giovane e ha caratteristiche spiccatamente offensive per abbinarle fin dal principio di un match a una punta, a una seconda punta, a un esterno d'attacco e a due incursori. Insomma: è una questione di tempo fisiologico e di equilibri tattici. Brozovic è anch'egli giovane, avrà certamente il suo spazio, ma per il momento giocano altri che il tecnico reputa più adatti. Jovetic ha provveduto da sé a spiegare tutto, spegnendo sul nascere qualunque tipo di fuoco polemico. Kondogbia arriva da un torneo diverso, piano piano ingranerà e in nessun caso – positivo o negativo – gli si può imputare la responsabilità di quanto sia stato pagato. Gnoukouri è poco più che un ragazzino, che sta imparando dai grandi senza fare un fiato. La situazione di Ranocchia potrebbe essere l'unica ad avere i contorni del "caso", ma anche qui non c'è: come per Brozovic, Mancini preferisce altro.

Scelte legittime che fanno tutti gli allenatori. Perché allora in giro ci sarebbero "casi" ovunque: da Rugani ad Alex Sandro, da De Jong a Pazzini, da Castan a Totti, da Valdifiori a Chiriches, da Zaza a Pereyra, da Pepito Rossi a Gabbiadini. E' evidente che in club come l'Inter – senza coppe europee, ma sempre big – paghino uno scotto maggiore le seconde scelte. Hanno chiaramente meno spazio e l'undici titolare appare più delineato rispetto a chi gioca ogni tre giorni. Ma parlare di "caso" resta una forzatura. Cosa avrebbe dovuto fare la società? Consegnare a Mancini 12-13 titolari e per il resto solo gente presa dalla strada? Se nemmeno un baby come Gnoukouri o un gregario come Brozovic possono finire in panchina nell'Inter (non nella seconda lega del Madagascar...), come si ritiene debbano essere allestite le rose? Non scherziamo. Che poi, al limite, si potrebbero capire questi discorsi in presenza di polemiche create dai diretti interessati o da risultati scarsi sul campo. Ma per quanto riguarda l'attualità nerazzurra, non sussiste né la prima né la seconda circostanza.

Il caso... è chiuso!

Sezione: Editoriale / Data: Mar 13 ottobre 2015 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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