L’Inter di oggi ha vinto davanti all’Inter di domani, ma alla fine, al 94°, lo stesso minuto del primo gol di Eder, stava per avvenire l’ennesima beffa. Una gara dominata nel possesso palla e mai chiusa, per colpe originali come la leziosità, la scarsa concentrazione e una certa attitudine all’indecisione vicino alla porta avversaria. Zapata alla fine stava per segnare e inchiodare la squadra all’ennesimo esito tragicomico. Invece è andata bene ed è finita 3-1.
Ed è un risultato giusto.
La questione è fondata su alcuni precetti che non si riesce nemmeno a scalfire: una convinzione solida che l’Inter ad esempio non abbia gioco. Palesemente falso perché l’Inter ha l’organizzazione di gioco ma, a chi la pensa diversamente, si dovrebbe mostrare la partita e i relativi movimenti dei giocatori. Di fronte a obiezioni come “non si può giocare così male” emerge un preconcetto verso Mancini, una visione risultatista e persino un'indisposizione ad attribuire responsabilità ai giocatori. Il problema casomai è come alcuni di questi leggano male alcune situazioni e quanto farraginosi siano in zone di campo cruciali. Questioni di caratteristiche che vanno limandosi per la prossima stagione, è comunque sorprendente come la squadra sia migliorata nel gioco e peggiorata nella lucidità nella propria area e in quella degli altri.

Un altro falso mito è che Kondogbia giochi male. In crescita costante da dieci partite, lo testimoniano anche le pagelle di ogni quotidiano, in sede di commento a freddo invece viene ritenuto un acquisto deludente. L’elemento più triste è che il giudizio nasce dal costo ritenuto eccessivo. Eccessivo per l’Inter di questi tempi forse, ma congruo con i prezzi del mercato internazionale. Sarebbe ora che chi ama il calcio (se lo ama) dissertasse più di aspetti calcistici e molto meno di quelli commerciali, posto che sono anche più interessanti. 
Poi la grande corsa di Brozovic, la sicurezza di Handanovic e una grande partita di Icardi, migliore in campo e maturato molto nella capacità di essere la punta di riferimento.
Purtroppo anche troppe facili sovrapposizioni dei friulani tra le linee della difesa e un numero di straordinarie lentezze in fase di conclusione.
Oltre a Inter-Udinese però, come sapete c’è molto di più.

Difficile, se non impossibile, avere certezze dopo gli incontri tra ex, attuali e futuri reggenti dell’Inter. C’era persino Ernesto Pellegrini in tribuna a vedere la partita. Non sai se essere confortato da tanta vicinanza o chiederti con un filo di inquietudine cosa stia davvero accadendo.
L’unica certezza passa attraverso la notizia del rinnovo a vita con Javier Zanetti, il vicepresidente resterà tale e resterà l’ambasciatore dei colori nerazzurri. La stanza dei bottoni invece è popolatissima e piena di situazioni su cui i colleghi si spendono a colpi di condizionali. La situazione infatti potrebbe portare a tre scenari: 
A) Thohir resta presidente cedendo una parte delle sue quote (14%), Moratti lascia il 6% ed entra la società Suning al 20%, sul modello dell’Atletico Madrid che l’anno scorso ha visto l’ingresso dei cinesi con Wang Jianlin, uno degli uomini più ricchi al Mondo, che ha prelevato per 45 milioni di euro il 20% delle quote azionarie del club spagnolo.
B) Il gruppo Suning rileva la proprietà del’Inter, sostituendosi a Thohir, mentre Moratti resta come ponte societario e garante, con una modalità simile a quella avuta in questi tre anni.
C) Massimo Moratti torna in grande insieme ai cinesi di Suning. Thohir si defila e lui torna insieme a Zhang Jindong, proprietario di Suning, a essere il punto di riferimento societario.

Comunque sia i tifosi assistono inermi a una serie di notizie come sempre appoggiate su rivelazioni minacciose. La società parla più inglese che italiano e le uniche rassicurazioni ufficiali arrivano da Thohir che si dice stupito dalle cronache che raccontano del suo addio a tappe o addirittura immediato. E’ talmente netto nella smentita da rischiare la faccia qualora dovesse davvero lasciare, perciò non si sa bene cosa credere ma in questo momento non c’è chiarezza e nemmeno uno scenario da preferire.  
Quello che vedo è una base tecnica per edificare un'Inter più forte, oltre ad un'ipotesi di base societaria ancora troppo sfuocata per sapere quanto adatta alle aspirazioni, ben più alte del quarto posto che sta delineandosi quest’anno.
Restiamo in attesa che la società dica qualcosa di netto e definitivo sul prossimo futuro. Meglio se in lingua italiana.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 aprile 2016 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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