"Non si può pensare di portare all'Inter chi guadagna 3-4 volte di più del nostro miglior giocatore. Questo però non esclude occasioni importanti per migliorare la rosa. Vogliamo valutare giovani e top player che in nerazzurro possono trovare una nuova dimensione". Le verità nascoste raccontate da Piero Ausilio mercoledì sera nel corso di un'intervista a Sky Sport non sono altro che il perfetto spaccato delle condizioni economico-finanziarie in cui versa la Serie A da un buon decennio a questa parte.
Il nostro campionato non è più tra i pesi massimi tra quelli sparsi per l'Europa per giro d'affari nel mercato d'élite, e per constatarlo basta scartabellare la cartella dei trasferimenti che mette in evidenza le operazioni avvenute dai club esteri più facoltosi a quelli del belpaese: se ci si sofferma oltre la soglia di attenzione media che abbiamo quando guardiamo un video sul nostro smartphone, si evince abbastanza presto che il torneo che furoreggiava negli anni '80-'90 ora è diventato una pista d'atterraggio sicura dove campioni prossimi al pensionamento ed ex stelle in cerca di rilancio adagiano le loro prestazioni altalenanti.

Escludendo l'acquisto di Gonzalo Higuain dal Real da parte del Napoli, anche lì favorito dalla tremenda concorrenza con Benzema divenuta insopportabile per il Pipita, e quello di Ibrahimovic dal Barcellona al Milan determinato da congiunzioni astrali irripetibili, le altre trattative andate a buon fine per le nobili italiane sono tutte dello stesso segno: prendendo come campione significativo gli affari bianconeri, è stato così per Tevez, per il rinnegato Dani Alves ed è così, ma solo in parte questa volta, anche per Douglas Costa, esubero di lusso di un Bayern Monaco che altrimenti avrebbe dovuto rinforzare i sostegni della panchina per permettersi l'ingombro di un esterno tra i più 'pesanti' al mondo dal punto di vista della qualità.

In un contesto come questo, nel quale anche la Vecchia Signora deve fare di necessità virtù per stare al passo con avversari che fatturano una volta e mezza tanto, a maggior ragione anche la Beneamata – che in termini di ricavi è ben al di sotto dei nemici storici - non può fare la voce grossa nell'estate in cui si è divincolata a fatica dalla morsa dell'UEFA in materia di Fair Play Finanzario. E badate bene che Piero Ausilio non è un disco rotto che piange miseria anche nell'era della vacche grasse di Suning: semplicemente, facendo uso della più classica Realpolitik, il ds nerazzurro ha voluto spiegare che in Corso Vittorio Emanuele II lo scenario con l'arrivo dei capitali freschi di Zhang Jindong è sì cambiato, ma la rivoluzione è ancora lontana dal suo compimento. Perché Mr. Z ha ereditato un club impoverito nella rosa e nelle finanze e perché opera in un sistema in crisi da anni, per il quale serviranno delle riforme vere prima di sanarlo dalle fondamenta.

Nel frattempo, visto che non è saggio aspettare seduti sul divano l'eventuale mutamento globale del nostro calcio, e dato che gli introiti salgono a rilento, è chiaro che la dirigenza nerazzurra debba muoversi nel solco tracciato da Ausilio, senza inutili voli pindarici: ai più distratti, ricordiamo che la dirigenza nerazzurra, dopo essere riuscita nell'impresa di saldare il debito da 30 milioni di euro entro il 30 giugno con la Uefa, ora dovrà imbattersi controvoglia nella grana Ivan Perisic, la cui situazione dovrà essere risolta in tempi brevi. E anche per il croato, guarda caso, il discorso di cui sopra si innesta alla perfezione: il nativo di Spalato, che solo due anni fa si dichiarava prigioniero alla Volkswagen-Arena supplicando Fassone e Ausilio di portarlo con loro a Milano, oggi vuole spiccare il volo verso lo United, per sublimare una carriera che in un crescendo rossiniano arriverebbe al suo culmine in Premier League, la Champions dei tornei continentali. Due anni dopo, rieccoci al punto di partenza: l'Inter è meglio del Wolfsburg, ma rimane inferiore per una serie di fattori al Manchester United, con cui non può competere minimamente allo stato attuale.
L'unica via sarebbe quella di aprire la caccia grossa al campione in cerca di nuove emozioni oppure al mercato interno, andando a depredare le altre concorrenti: nel primo caso la pista più affascinante porta ad Angel Di Maria, nel secondo il sacco di Roma Nainggolan-Manolas. Quest'ultima ipotesi sembra altamente improbabile, visto che il Ninja dovrebbe rinnovare a breve con i giallorossi, mentre sul greco potrebbe fiondarsi la Juve dopo aver perso Bonucci in favore del Milan (anche qui la Serie A continuerebbe a non elevare il suo valore assoluto perché si tratterebbe del solito passaggio di testimone tra due club sotto la stessa bandiera). 

In ogni caso, è con questa chiave di lettura che, al 31 agosto, si potrà valutare la bontà del lavoro degli uomini di mercato interisti, i quali non vedono l'ora di fare la classica eccezione che conferma la regola strappando agli sceicchi del PSG il Fideo, fenomeno che sposterebbe, anche solo per una notte, l'asse del calciomercato all'altezza di Milano. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 14 luglio 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print