Manca poco a Inter-Benevento e il fatto di non essere certi di battere l’ultima in classifica la dice lunga sull’interminabile periodo di crisi. Nelle ultime dieci giornate l’Inter ha totalizzato 9 punti, una media da zona retrocessione. Quanto sia brutta questa malattia che colpisce ogni stagione la squadra, facendola precipitare senza preavviso e apparenti giustificazioni, lo capiremo questa sera davanti ad un pubblico che non riesce nemmeno ad immaginare di vedere i beneventani uscire illesi da San Siro. Va anche detto che non è la stessa formazione dell’andata e che ha appena vinto una partita col Crotone grazie a giocatori importanti come Sandro (ex Tottenham), Diabatè e che ora vanta nelle sue file persino un giocatore come Sagna.

La settimana che sta precedendo questa partita è però sintomatica dello stato delle cose nerazzurre. Per mesi abbiamo sentito parlare solo Piero Ausilio in riferimento al mercato di cui ha smorzato di ogni velleità e Luciano Spalletti che ha mandato messaggi trasversali, nel tentativo vano di percuotere qualcosa o qualcuno. Il resto della società è invece rimasto silente, impalpabile ma tanto se si vince nessuno lo nota. Non possiamo sapere cosa accada realmente dentro l’Inter ma è nostra facoltà giudicare il risultato che è ben al di sotto delle legittime aspirazioni.

Tralasciando i tifosi che litigano sulle colpe di chi. Qualcuno tira dentro immancabilmente l’allenatore di turno che oggi è Spalletti, altri Ausilio, unico denominatore comune di questi anni di cambiamenti societari, altri attaccano la nuova proprietà, altri ancora solo i giocatori, come se questi venissero dal cielo e non fossero stati scelti dalla dirigenza. Sabatini e Ausilio a questo proposito hanno improvvisamente parlato, poco dopo che la moglie di Icardi, Wanda Nara, aveva appena tirato in ballo la questione del contratto e della possibilità di lasciare l’Inter, parole pronunciate in un momento delicato della stagione. Icardi è naturalmente al corrente delle scelte comunicative della moglie e rinnova quella brutta sensazione di non essere del tutto centrato nel ruolo di capitano, al di là della sua forza indiscutibile.

All’Inter si parla di tutto. Sabatini difende il suo datore di lavoro ed è disposto anche a prendersi le colpe, omettendo che è stata Suning a fare retromarcia nel mercato estivo. Antonello ha fatto altrettanto respingendo le responsabilità societarie e rimbalzandole alla squadra. “Steven Zhang è presente accanto alla squadra, fa sentire il suo supporto e la proprietà è presente. La dirigenza è ad Appiano in modo costante: il management dell'area sportiva supporta il tecnico". L’Inter di oggi pensa soprattutto a difendersi. Il problema è proprio quello di non mettersi mai in discussione, non avere dubbi sul metodo di lavoro di un club più permaloso che efficace.

Amo l’Inter e soffro nel vedere una dirigenza ancora tanto incolore, così poco nerazzurra e mi dispiace vedere tifosi che pensano solo a “restare sul carro” e intanto ridimensionano le aspettative accusando i critici di portare rogna. Se una società come questa arriva regolarmente sesta o settima il problema è serio e riguarda la catena di comando. Qualcosa non va nella gestione delle stagioni nerazzurre e spesso, troppo spesso qualcosa si rompe nello spogliatoio e giocatori come Perisic calano paurosamente il rendimento per mesi. Senza apparente motivo. Se l’Inter da anni rende qualunque professionista un dilettante e caccia ogni allenatore che capita a tiro la questione non è solo quella di difenderla da una stampa che la massacra ed esonerare il tecnico per lavare i propri peccati ma capire, nel rispetto dei ruoli, cosa non funziona davvero, a prescindere dai soldi che in passato sono anche stati spesi senza un vero progetto dietro (vedi Gabigol).

Nel silenzio di queste settimane si sono infilati ex interisti come Gasperini, Kondogbia e De Boer a dare con straordinaria intempestività e ineleganza, giudizi al vetriolo sull’Inter di cui facevano parte. Gasperini tra l’altro una settimana prima è riuscito a dire che la “sua” Inter non era una grande squadra e una settimana dopo, in compagnia di Bergomi e Cambiasso a Sky, a dire che credeva molto in quell’Inter (sic). Nonostante i fallimenti di questi anni, nonostante qualunque tecnico si trovi in difficoltà e ogni giocatore si perda, la società però sembra considerarlo un fattore casuale, indipendente da un ambiente inadeguato per ottenere risultati all’altezza.

Invece di offenderci verso signori che dicono verità acide fuori tempo massimo, poniamoci il problema che non è come mai parlino dopo tutto questo tempo ma quali verità siano da affrontare. C’erano giocatori che facevano gruppo a sé? L’Inter era e resta un caos? Offendiamoci quanto ci pare, difendiamo l’Inter dal mondo brutto e cattivo, va bene. Intanto però si inizi a guardare le cose da una prospettiva differente perché una società che non si chiede come mai ogni anno ci sono strisce di vittorie e poi una lunga crisi che distrugge la stagione, fa paura. Ignorare il problema o affrontarlo. Al momento si preferisce fischiettare. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 febbraio 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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