Eccolo, finalmente, il leader che mancava, quello che si prende la squadra sulle spalle e la accompagna per mano: Fredy Guarin. L’abbiamo cercato per tre lunghi anni ma alla fine l’abbiamo trovato, il Guaro del Porto, il Giaguaro devastante che si era visto solo a tratti nella prima stagione, per poi scomparire, rischiare di finire alla Juve o perdersi in panchina tra un tiro al piccione e fischi vari, alla ricerca di una posizione in campo che sembrava una mission impossible, centrale di centrocampo, esterno, trequartista o addirittura seconda punta.

Robymancio gli ha messo al collo la sua calda sciarpa di cachemire, gli ha dato una fiducia incondizionata, ma soprattutto gli ha finalmente trovato la posizione in campo perfetta, a destra di un centrocampo a tre, dove può difendere e attaccare, impostare e distruggere la porta, senza più quella voglia di spaccare il mondo che gli faceva mandare i palloni al terzo anello. Probabilmente Mancini gli ha presentato anche i suoi piedi educati, che gli hanno insegnato a piazzare meglio il pallone: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Guarin, partita dopo partita, sembra sempre più forte, lui come l’Inter, cresce, non perde più duecento palloni, gioca tranquillo, segna e balla con la sua banda che è una bellezza.

Rendimento ma anche personalità come quando non ha avuto problemi a dirmi che questa è l’Inter di Guarin. Non è un caso che quando non c’è Ranocchia i compagni abbiano designato lui per la fascia da capitano e Fredy dà l’esempio, corre, lotta, trascina e segna. Il duro faccia a faccia di Reggio Emilia con la curva fa parte del passato ma forse è lì che si è completata definitivamente la sua metamorfosi perché dopo la contestazione post Sassuolo Guarin non ha più sbagliato una partita, per arrivare alla bellissima sciabolata che ha mandato a casa Celtic e tutti i fantasmi della vecchia Inter. 

Quella di febbraio è infatti una squadra nuova, che cresce, migliora, gioca a pallone e vince. Forse è ancora troppo presto per dire che qualcosa è cambiato veramente, ma le tre vittorie consecutive in campionato e la qualificazione agli ottavi di Europa League sono già degli indizi più che confortanti. Bisogna ancora correggere e migliorare la fase difensiva, ma si respira un’aria diversa. La prova del fuoco sta già bollendo in pentola, Fiorentina al Meazza e Napoli al San Paolo, una doppia caldissima per capire se tutto questo non è solo una bella illusione.

Senza dimenticare lo scherzo dell'urna di Nyon, che ha messo di fronte ai nerazzurri il Wolfsburg, secondo in Bundesliga e in grado di rifilare 4 gol al Bayern poche settimane fa. Un'opportunità, più che un rammarico, perché potrà confermare o meno se quella che sta nascendo con Roberto Mancini è davvero una grande Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 28 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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