È un’estate a suo modo lunghissima, come lo sono gli addii non consumati e le attese mai premiate. Come non ricordare che di questi tempi, lo scorso anno, bruciavano le ultime fiammelle della delirante vicenda Mancini, con il puerile muro contro muro tra tecnico e società che, all’alba del 7 agosto, avrebbe di fatto consegnato l’Inter alle sue colpe e ai suoi disastri. Eppure, di fuori, la percezione era tutto sommato serena, quasi ottimistica nella fiducia sconfinata che si deve a chi, come la nuova proprietà cinese, si era appena presentato con la credibilità dell’imprenditoria nuova e coraggiosa e una valigia piena di euro e progettualità. Progettualità, questa sconosciuta. Una bella centrifuga nel mondo Inter e la gestione di Suning ha via via assunto i connotati più deteriori della tradizione italica, da un mercato a più teste, manco fosse una bestia medievale, fino a una stagione in cui il disordine è stato la norma.

Ecco allora che, con discreto anticipo, gli uomini di Zhang decidono di dare uno scheletro a un corpo informe, piazzando Sabatini proprio lì, in mezzo, tra società cinese e società italiana, laddove in effetti mancava un tratto di connessione tra due gruppi di persone che, alle volte, sembravano lavorare per padroni diversi. L’Inter si muove finalmente con metodo, pondera le sue scelte, non recita la parte del proverbiale ricco fesso che lancia in aria banconote soltanto per il gusto di vederle frusciare al vento; soprattutto, e che novità, l’Inter accontenta il suo allenatore, decide come una cosa sola, riesce insomma a riunire le sue tante teste, svestendosi della sua pericolosa mostruosità. Di fuori, però, non arrivano applausi: di fuori, anzi, giunge un vento poco piacevole, che si nutre di ansia, presunto scontento e latenti complessi di inferiorità. È il bello dell’asincronia, insomma: da sempre tacciati di rincorrere chimere nell’alto dei cieli, a suon di spese pazze e con tanto di via vai di volti e filosofie sulla panchina del Meazza, i colori nerazzurri stanno perdendo smalto e credito nell’ambiente proprio quando alla follia sembra essersi sostituita la logica, e la bulimia pare aver lasciato il posto a un sano appetito.

La colpa più grave che si imputa alla dirigenza nerazzurra, e a una parte della stampa che ne sarebbe presuntamente complice, risiede negli sbandierati furori di mercato che non hanno, ad oggi, trovato riscontro nella realtà. I volti di Nainggolan, Vidal e Di Maria non hanno (ancora?) fatto capolino sulla soglia di Appiano, e il Vecino di turno, che pure è stato chiesto a gran voce dal tecnico, viene sbeffeggiato come se al party nerazzurro l’uruguaiano si fosse imbucato di gran carriera. Crediamo di poter identificare un’altra causa dei mugugni nei tonanti botti che si sentono dall’altra parte del Naviglio, dove un Bonucci arriva in qualche ora e si attua quella rivoluzione totale e radicale che tanti si auguravano anche in casa nerazzurra. Altrimenti, perché mai allarmarsi? Dai proverbiali ‘giorni del Condor’ in avanti, il meglio del mercato si è sempre consumato nelle ultime ore, quando persino la grande d’Europa risponde con un sorriso possibilista alla tua insistenza su un giocatore reputato incedibile fino al giorno prima. “Per comprare, aspetteremo che la pesca sia migliore”, Spalletti dixit, proprio quello Spalletti che, secondo i soliti beninformati, avrebbe vissuto le prime frizioni con la dirigenza proprio intorno al tema mercato, salvo veder concretizzarsi, uno dopo l’altro, tutti i suoi desiderata.

Il metodo, dicevamo. Crediamo, ad esempio, che i dirigenti nerazzurri sappiano bene che questa squadra ha bisogno di aggiunte in difesa; eppure, per muoversi sui propri obiettivi, è forse giusto aspettare di fare spazio con opportune cessioni (e, come pare, qualcosa si sta muovendo), piuttosto che intasare il reparto con sei-sette omologhi. Ma c’è poco da fare, la logica non entusiasma, e il 5 agosto diventa improvvisamente una data fuori tempo massimo per sperare che questa squadra possa concretamente presentarsi ai nastri di partenza con tutt’altra serenità, tecnica ed emotiva, rispetto al passato recente. Perché non godersi quel poco che si ha, in attesa di avere di meglio? Il mercato volge solo adesso alla fase calda, la pesca migliore sta per arrivare. Guardiamoli con ottimismo, mentre tendono la loro lenza pregiata. È ancora l’Inter, dopotutto. Non temete.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 05 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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