Toccate pure ciò che volete, lo faccio anch’io. Finalmente sabato sera (contro una delle nostre cosiddette bestie nere, che non capisci come mai però ogni volta ci crea una miriade di problemi) ho visto una squadra. Come non vedevo da anni. Convinta, decisa, sicura di sé e dei propri mezzi. Nonostante ad un certo punto fossimo stati puniti molto ma molto oltre i nostri soliti limiti difensivi laddove, inutile continuare a ripeterlo, urgono correttivi per poter solo lontanamente pensare di essere competitivi ad alti livelli in un futuro quanto mai prossimo. Ecco, in quel momento, nel momento in cui poco tempo fa Mauro Icardi aveva detto testualmente con la testa bassa “ad un certo punto prendiamo gol e andiamo nel pallone, non ci ritroviamo più”, la squadra ha reagito con maturità, certa di poter prima o dopo recuperare un risultato assai bugiardo. Ed ha continuato a giocare come se nulla fosse accaduto; palla che girava velocemente, pressing asfissiante, conclusioni cercate in ogni modo e maniera. Il tutto cozzando contro un giovane portiere, Stefano Sorrentino, autore di almeno tre/quattro parate decisive, per non parlare dell’ordinaria amministrazione, mica tanto ordinaria, sbrogliata con una tranquillità da grande campione.

Forse, in un altro momento, la frustrazione avrebbe potuto impadronirsi dei nostri eroi; forse, in un altro momento, al primo gol di Pellissier ne avrebbe fatto seguito un altro, magari infilati in contropiede dal carneade di turno. Stavolta no. Stavolta, pur dovendo concedere giocoforza un paio di conclusioni pericolose agli avversari, tutti hanno mantenuto le posizioni, nessuno ha abbandonato la nave che affondava ed i risultati sono apparsi più che evidenti. Inutile dirlo, qui ci sono meriti che vanno sottolineati. Di un signore che si è presentato in sordina, quasi chiedendo scusa per essere entrato in corso Vittorio Emanuele, ed ha pian piano conquistato stima e fiducia di tutto l’ambiente, portando una ventata di ottimismo e delle certezze che sembravano essere state perdute. Stefano Pioli da Parma, tifoso nerazzurro (anche gli allenatori hanno la loro squadra del cuore, non c’è nulla di male in questo), fino ad oggi ha fatto molto; e senza avere un calendario facile. Anzi.

Ma, al di là dei punti conquistati, c’è il sentore che i giocatori scendano in campo con idee molte, chiare e ben stampate nella mente. L’impressione che mi sono fatto, dopo questo filotto di vittorie è che i ragazzi fossero precedentemente stati imprigionati in un susseguirsi di schemi e schemini difficili da digerire e di dubbia efficacia nel mondo pallonaro italico. E, se possibile, vorrei evitare di leggere o sentire le solite frasi fatte, ricche di effetti speciali e piene del nulla, di quanti capiscono tutto e gli altri una lunga serie di inadatti ignoranti di pallone; e beh, e che sarà mai, e se lasciavano lavorare Frank in pace avremmo fatto gli stessi punti e giocheremmo nella stessa maniera. Falso. Non funziona così, purtroppo. E lo scrivo convinto che non c’è da essere fieri per aver cacciato a novembre un uomo quanto mai preparato ma non idoneo al Bel Paese. Che ha pagato errori ed orrori di una dirigenza ormai passata e sepolta – soliti ringraziamenti del caso per la sagacia economica ma nulla più – col merito comunque di averci consegnato in mani solide ed entusiaste.

Che sì, sono cinesi: e quindi? Ma molti tra gli immensi conoscitori del calcio universale sanno, fingono di non sapere o peggio ancora non lo sanno veramente che la maggior parte dei grandi club europei (quindi mondiali, vista l’attuale enorme distanza tra i club del vecchio continente e quelli sudamericani) è nelle mani di proprietà non indigene? E ancora la si mena con ‘sta storiella, ormai appartenente di diritto alle barzellette calcistiche che manco fanno ridere, della distanza tra Nanchino e Milano? A parte il fatto che la famiglia Zhang tutto mi sembra fuorché disinteressata alle vicende sportive del club nerazzurro, trovo che la nuova proprietà si stia inserendo intelligentemente nel mondo interista. Certo, ha pagato lo scotto iniziale; certo, sono stati fatti errori evidenti – facciamo che sono stati mal consigliati da chi o è stato cortesemente accompagnato all’uscio o ha un potere ormai ridotto -, con ogni probabilità qualche altro errore verrà fatto in futuro, le bacchette magiche che io sappia non sono ancora in vendita. Ma ciò che mi conforta, opinione personale sia chiaro, è che mi sembra si sia sterzato verso una programmazione sconosciuta ormai da tempo dalle nostre parti. E, soprattutto, credo sia ormai evidente il potere economico che Suning può mettere in campo; l’operazione Gagliardini docet, sebbene qualche addetto ai lavori abbia cercato di minimizzare la vicenda che tanto minimizzabile non è.

Se qualcuno dovesse storcere il naso per la spesa, considerandola troppo onerosa, pur reputando certe cifre appartenenti ad un mondo irreale credo che sia la strada purtroppo unica e battibile per spezzare il potere assoluto sul mercato nostrano attualmente in mano ad un’unica società. Anzi, se possibile rilancerei pure: non una sola operazione Gagliardini, ma molte altre che portino talenti in erba come Roberto a vestire i colori del cielo e della notte. Perché da lì bisogna ripartire. Ad assemblarli ci penserà Pioli, buon gestore di gioventù promettenti. L’inserimento del ventiduenne ragazzone bergamasco sembra aver portato una ventata di novità nel centrocampo nerazzurro, poco incline alla lotta ed alla gestione oculata del pallone; si, insomma, è bastato che Roberto si piazzasse dove meglio sa di poter rendere – ulteriore prova indiscutibile di carattere e carisma, doti preponderanti del suo bagaglio – che subito, manco a farlo apposta, lo stesso Kondogbia ha deliziato il pubblico del Meazza sfoderando una delle migliori prestazioni da quando è sbarcato a Linate due estati orsono. E certo che se per il francese la normalità iniziasse ad essere quella con cui si è espresso sabato sera, in mezzo al campo l’Inter potrebbe contare su lui (23), Brozovic (24), Gagliardini stesso (22) e Joao Mario (23). Tantissima roba, soprattutto tenendo presente l’età media del quartetto. Sommiamo gli anni di Mauro Icardi (crescita esponenziale la sua, godiamocelo per bene alla faccia dei suoi tristi ed esilaranti detrattori), quelli di Gabriel Barbosa, che ricordo deliziare i tifosi brasiliani con giocate ed accelerazioni da campioncino vero e che aspetto con fiducia, e di altri ancora e si capisce benissimo dove il colosso cinese vuole arrivare.

Ad ottenere quello che aveva preannunciato qualche tempo fa, tra risolini sommessi e colpetti di gomito; squadra talentuosa e giovane per iniziare un ciclo che tutti noi auspichiamo possa essere ricco di vittorie e soddisfazioni sportive. La strada è lunga, vediamo di non esaltarci troppo o montarci la testa più di quanto non sia lecito; però, per quanto lunga possa essere, sembra finalmente quella giusta. Un raggio di luce in fondo al tunnel. Amatela, sempre. E buon inizio settimana a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 gennaio 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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