E' un anno diverso da quelli che lo hanno preceduto. 
Come su un lettino dello psicanalista l’interista elabora i puntini di sospensione, cerca risposte e non riesce a trovarle.

E' un anno in cui hai un allenatore bravo e insieme così poco interista per storia, tipologia e persino morfologia.
E’ un anno in cui hai uno storico presidente uscente e uno straniero, tanto straniero, entrante. Un passaggio infinito estenuante pieno di incognite inquietanti. O forse no.
E' un anno in cui l'Inter non è tra le favorite, non è nemmeno considerata una grande squadra.
E’ un anno in cui andare allo stadio è così difficile, sempre di più. 
Negli ultimi 3 anni l'interista ha visto una squadra, anzi LA squadra, sfaldarsi pezzo dopo pezzo, subendo due tra gli anni più umilianti che si ricordino. 

L'interista si è spesso distinto per quella aria bofonchiante, quel brontolio che nonostante la perplessità di cui è rivestito, lo porta ad andare incontro ad ogni destino, ad ogni tipo di stagione. L'interista che si abbona sempre, che popola comunque lo stadio mantenendo quell'eterno stato di incoscienza è attento, ma non morbosamente, alle vicende societarie. Vuole da mesi risposte che non ottiene, acquisti entusiasmanti che lo facciano gioire, anche se per poco. Ma niente. 
L'interista sa che la società non ha tanto da spendere, sa che c'è un bilancio da salvaguardare, ora più che mai, sa che Moratti vorrebbe quanto lui acquistare un fenomeno e che non può più farlo. 
E nonostante questo prova a chiedere, a pretendere, persino a indignarsi per non essere accontentato..

L'interista di questi tempi guarda con sospetto ogni acquisto. Preferiva che i giovani arrivassero prima e magari dalla sua personale Cantera, non capisce bene perché invece i "suoi" siano stati venduti per qualche milioncino. E non capisce perché arrivino Taider, Belfodil e Icardi e non vengano valorizzati i suoi.

In breve l'interista non si fida più. 
E' in uno stallo in cui non riesce più a prendere posizione del tutto. Pazientemente aspetta, più del solito. Non si fida più nemmeno dei propri giudizi. E fa bene. E' un anno diverso vi dicevo, in cui alcuni giocatori che l'interista fischiava, che definiva brocchi, sono invece diventati bravi davanti ai suoi occhi. Senza trucco e senza inganno.
E’ un anno in cui Zanetti non è presente ai blocchi di partenza ed è prossimo all’addio.
E’ un anno in cui la maglia ha un blu che si confonde col nero.
E' un anno in cui l'Inter, come non accadeva da 10 stagioni, ha vinto le prime due partite di campionato e senza subire gol, in cui già alla terza giornata di campionato incontrerà la Juventus. 
Ed è anche un anno in cui l'Inter non ha ascoltato, non ha esaudito. Non so spiegarvi meglio di come sto per dire che paradossalmente è un bene. Una società che pensa ad un progetto di giovani, con un allenatore forte e acquisti mirati anche se non completi, è una società più concreta.

Non è un'Inter che vincerà. Ma è una squadra che al di là delle sconfitte che subirà sembra più solida delle precedenti.
L'interista riluttante non lo crede, ci prova ma ha paura che da un momento all'altro arrivi un nuovo disastro, un fallimento. Come se pensasse di non poter reggere un altra stagione tanto lontana da ogni traguardo mentre altre brindano. 
Ma l’interista ha solo bisogno di avere qualcuno in cui credere, a cui appoggiarsi. Mancano i punti di riferimento. Un presidente, un allenatore presente da almeno due anni, uno stadio, un luogo di ritrovo a Milano che sia come una Pinzolo tutto l’anno, dei giocatori attaccati davvero alla maglia e che se vanno via non calpestino i colori che hanno indossato.
L’interista è quanto di più vicino ad un modello di tifo inglese. Non ama troppo i cambiamenti, si affeziona facilmente, lo ha fatto persino con Piraccini, Centofanti e adesso Jonathan. Ama le personalità forti e vuole che restino a lungo. Forse si spiega anche così quel dicotomico atteggiamento dei tifosi verso Moratti. Criticato aspramente, spesso senza riguardi e da tanti già rimpianto prima del tempo. 
Alla fine l’interista riluttante è sempre lì. In attesa che i puntini di sospensione vengano sostituiti in fretta dai punti esclamativi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 settembre 2013 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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