Pareggiare a Firenze sarebbe un risultato non esaltante ma accettabile, farlo riuscendo a farsi riacciuffare allo scadere, dopo una partita giocata davvero male, è particolarmente seccante. La sosta arriva nel momento giusto, al culmine di un girone di andata con tanti punti, un gioco a lungo riconoscibile ma anche paurosi passaggi a vuoto, contro avversari non irresistibili, di una squadra cronicamente a corto di spessore. Dopo Inter-Chievo la squadra ha esaurito tutte le energie e ha giocato con un profilo molto basso contro la Juve, pur pareggiando. Ha poi dato vita ad una serata surreale, riuscendo a spuntarla sul Pordenone solo ai rigori e ha iniziato a perdere contro chiunque (Udinese, Sassuolo e Milan), riuscendo a fermare l’emorragia a stento contro la Lazio.

La panchina nerazzurra sarà anche corta ma non si spiega come mai Skriniar corra per dieci, Borja Valero si sbatta, Ranocchia resti in campo come fosse un moderno Enrico Toti, mentre il resto della squadra non riesce a tenere un pallone e passeggi in campo come l’anno scorso. La preparazione fisica l’hanno fatta insieme o il ceco è Superman. Ci sarebbe un discorso di attitudine, serietà e altre cosette che però rappresentano una zona grigia difficile da argomentare. La prossima volta. Ho già letto dopo la partita di numerosi tifosi interisti soddisfatti per il pari ottenuto, quasi che il contenuto della gara fosse un dettaglio, quelli per cui conta solo il risultato. E’ un punto di vista ma è più interessante parlare di calcio piuttosto che di fede cieca.

Il primo tempo l’Inter lo affronta con un piano partita che non viene rispettato dai giocatori, i quali non riescono a tenere gli equilibri, a pressare alto e nemmeno a mettere in apprensione la difesa viola. I centrocampisti (Gagliardini e Vecino) tentano azioni solitarie perdendo palloni sanguinosi a ripetizione, per fortuna Cancelo è in serata, grazie all’accortezza tattica di sistemare il fantasma di Joao Mario sulla destra. Questo gli permette di fare bella figura ma anche di sfiancarsi, visto che il portoghese con questa prestazione certifica di non essere adatto al gioco e soprattutto alle ambizioni dell’Inter. Proprio il centrocampista perde sul finale di primo tempo un pallone, come fosse un dilettante e come tale non insegue l’avversario. Gesto emblematico.

Costretti a impostare dalla difesa, subendo la pressione degli avversari, Ranocchia, Santon e Skriniar cercano la collaborazione di Handanovic ma la manovra è più che prevedibile e i viola trovano sbocchi che sfruttano maldestramente. Nel secondo tempo Spalletti lascia la stessa formazione e le cose vanno anche peggio, almeno fino a quando Icardi non realizza uno splendido gol, nato da una punizione in cui dopo il colpo di testa parato, riesce a trovare la ribattuta e trovare un gol incongruo con l’andamento del match. La Fiorentina si ributta a testa bassa a cercare il pari ma sbaglia di tutto, in particolare al 72' Badelj viene misteriosamente lasciato solo, libero di colpire di testa mentre i nerazzurri triplicano su due uomini, a dimostrazione che la lucidità va di pari passo con lo stato fisico. Ranocchia è costretto ad uscire ed è una pessima notizia che l’Inter paga con gli interessi, considerando che è costretta a piazzare Nagatomo (superato sempre) in fascia e piazzare Santon più al centro. In qualche modo sembra che le cose possano finire bene e invece l’ennesima palla buttata in area trova un pari meritato, con l’assoluta complicità di una squadra che non marca più nessuno e nel frattempo si è divorata tre occasioni per il raddoppio.

E’ un pari interlocutorio, con pessime notizie per lo stato psicofisico di un gruppo già sfinito a metà stagione, buone invece per una posizione di classifica che le permette di restare in corsa per il quarto. Brutto vedere Spalletti a bordo campo sempre più sconsolato, come molti dei suoi predecessori che all’inizio elogiavano la squadra nelle sue componenti e poi si ritrovavano traditi da molti di quelli che erano in campo questa sera. Gli auguro che non accada anche a lui. Non so cosa avverrà nel mercato ma il tecnico è stato tranchant nel confermare l’austerity decisa da Suning. C’è il Fair Play Finanziario fino al 2019, l’assenza di coppe e un bond che serve “solo” a rifinanziare il debito.

Senza Champions e soprattutto senza stadio di proprietà l’Inter però sembra destinata a restare una società senza grandi ambizioni, a meno che non vi basti un piazzamento e l’idea (solo quella) che un giorno Suning farà grandi acquisti. I primi club al mondo, tavolo a cui a parole la società vorrebbe tornare, spendono cifre iperboliche. Per ora non ci sono nemmeno 15 milioni per prendere Deulofeu, a meno che non esca Joao Mario. Il quarto posto è determinante anche per questo. L’Inter ha bisogno di innescare un circolo virtuoso e avere molto più coraggio. Il lavoro svolto fino ad oggi sufficiente ma ancora inadeguato al prestigio della storia nerazzurra. Ci vuole anche fortuna. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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