Un’altra partita da non fallire è stata sbagliata. Due punti irrimediabili sulla strada per un Europa che sarà figlia di un dio minore. L’Europa League è l’approdo più probabile per una formazione che denuncia un cronico problema di intensità e carisma nell’arco dei novanta minuti. Bene l’inizio e la fine ma è la parte centrale della gara a lasciare molte perplessità sulla condotta dell’Inter. Ad ogni modo, nonostante le notevoli imprecisioni in ogni zona del campo, le distanze tra reparti perse senza motivo e gli squilibri di un collettivo che ha giocato tre partite in una, il colpevole principale, quasi plateale di quella che poteva essere comunque una vittoria è Ivan Perisic. Due errori clamorosi nel finale, con l’attenuante della stanchezza e la mancanza di lucidità. Resta il fatto che quelle giocate mal eseguite condannano l’Inter ad aspettare una sorte migliore la prossima stagione, cercando di salvaguardare questa dalla corsa folle che stanno facendo tutte le prime sette in classifica.
Salutate Roma e Napoli col fazzolettino bianco resta da rincorrere la Lazio e tutelarsi da Atalanta e Milan. Sì perché i 12 gol realizzati nelle ultime partite hanno prodotto il giusto entusiasmo ma evidentemente l’Inter non ha risolto tutti i suoi problemi, nonostante l’ottimo lavoro di Pioli. Il primo tempo mostra le tante facce della stessa Inter. Contraddittoria nella dinamica della partita. A tratti quasi imperiale, sicura, una squadra da Champions League che gioca in scioltezza e consapevole dei propri mezzi. Poi improvvisamente raccolta, velleitaria e fragile. Il primo tempo dell'Inter è dunque autorevole per almeno mezz'ora, nonostante qualche sbavatura in fase di appoggio da parte di Kondogbia, che allo stesso tempo è il migliore dei suoi in fase di interdizione. Il francese riesce anche a fare una giocata più che pregevole in area granata e con la grinta produce un tiro non irresistibile che però Hart non trattiene e la palla finisce in rete. Fino a quel momento Banega era spesso salito in cattedra con verticalizzazioni illuminate a favore di Icardi. Gagliardini e D'Ambrosio avevano mantenuto una certa intraprendenza, onorando la convocazione in Nazionale.
Dopo il gol la squadra torna a palesare il consueto problema di personalità, delegando dunque al Toro il compito di reagire facendo la partita. Pochi minuti dopo arriva il gol del pareggio granata grazie ad una preoccupante disattenzione difensiva su un calcio d'angolo che permette a Baselli di colpire indisturbato, grazie ad una spizzata nella sua direzione. La partita si incattivisce ma il ritmo è molto sostenuto e il primo tempo termina lì. Il secondo tempo inizia ancora peggio perché la squadra non riesce a ritrovare gli automatismi della prima parte e subisce due iniziative pericolosissime dei giocatori di Mihajlovic. L'Inter sbanda parecchio, non funziona niente e infatti il Torino va in vantaggio e sfiora anche il gol del 3 a 1. Davvero incomprensibile l’atteggiamento della squadra che non ha scorie fisiche e/o mentali da recuperare per impegni in settimana. E’ libera mentalmente, viene da un gran momento, si porta in vantaggio e poi sparisce dal campo.
L’inerzia della gara sembra promettere il peggio, invece l'Inter fa un break e trova il gol del pareggio con Candreva. Nel frattempo si infortuna Medel, sostituito da Murillo e Pioli procede anche alla sostituzione di Banega per far posto ad Eder. Per un quarto d'ora la partita prosegue nervosamente in equilibrio, poi il finale è tutto di marca nerazzurra ,nonostante qualche timore in difesa. L'arbitro non vede un paio di falli per parte ma finalmente l'Inter si ripresenta davanti alla porta difesa da Hart. Prima Eder con un bel tiro al 36esimo che impegna il portiere, poi i due errori sanguinosi di Perisic.
In definitiva l’Inter registra un preoccupante calo nel registro dei novanta minuti, sbiadisce in un momento favorevole e proclama l’assenza di un regista, nonostante la buona prova di Gagliardini. Il Torino si è difeso con ordine e ha confermato che Belotti è un grande attaccante ma questa era una partita alla portata di una formazione che ambiva ad andare a raggiungere la terza in classifica. Ora che l’obbiettivo è sempre più lontano, quasi irraggiungibile, il compito di Pioli sarà quello di tenere l’Inter sul pezzo. Se una squadra priva di leader scopre che la zona Champions è stata tutta un'illusione si rischia un finale di stagione irritante. Fa piacere che tornino in nazionale quattro interisti, in particolare D’Ambrosio ma il lavoro della società da questa sera sarà un po’ più semplice. Dopo tutti questi risultati positivi c’era il rischio che qualcuno si illudesse che per essere competitivi ad alti livelli ci fosse bisogno di pochi ritocchi.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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