Non è matematico, non è ancora deciso niente e nella vita tutto può accadere ma aver perso in casa una partita tanto importante ha l’aria dell’ennesima stagione buttata al vento. Non era una partita impossibile nonostante la Roma sia decisamente più matura di quanto non le sia mai accaduto in questa e in altre stagioni, ma questa partita ha dimostrato che l’Inter non è ancora tornata ad essere la grande squadra che molti sostenevano fosse.

Il mantra della settimana è stato il ruolino impressionante di nove partite vinte su dieci, una marcia che non intendo svalutare con l’obiezione che si trattasse di avversari battibili. Niente affatto. Il vero problema è che, oltre all’Inter, anche le altre sette prime squadre del campionato andavano e vanno ad una media impressionante, tanto più che, con questa sconfitta oggi quella nerazzurra si trova assurdamente al sesto posto con l’Europa League tutt’altro che scontata.

L’Inter parte con una formazione che prevede D’Ambrosio, Medel e Murillo in una difesa a tre per arginare le incursioni della Roma. A centrocampo la vera sorpresa con Pioli che sposa una mediana di qualità con Gagliardini, Kondogbia, Brozovic e Joao Mario a formare un centrocampo apparentemente robusto, con l’ampiezza destinata ad essere interpretata da Candreva e Perisic in assistenza ad Icardi La scelta della formazione di Pioli viene giudicata con una certa sorpresa da Piero Ausilio che non lo nasconde ma chiude con un diplomatico “siamo con lui”. Tuttavia è proprio tatticamente che l’Inter perde il controllo del primo tempo, con un episodio, come quello di Perisic che interpreta male il regolamento, che si unisce maledettamente allo spaesamento di una squadra mal collegata. Allo stesso tempo Brozovic non viene cercato e non entra mai in partita, Icardi sbaglia un gol semplice in apertura, Gagliardini e Kondogbia lottano e sono tra i più convincenti, Joao Mario sbaglia i movimenti ma poi cresce.

Il problema è che mentre la squadra cerca di entrare in partita, la Roma è più squadra e dal primo minuto e pressa alto su ogni portatore di palla interrompendo le linee di passaggio, poi arriva il gran gol di Nainggolan e l’equilibrio si interrompe. La partita diventa nervosa pur restando interessante ma i giallorossi hanno altre due occasioni e sembrano avere in pugno la gara. Dopo 40 minuti l’Inter si dà finalmente un'intensità e costruisce due occasioni da gol importanti che spreca per imprecisione. Il primo tempo scivola via dopo alcune decisioni di Tagliavento che irritano San Siro.

Il secondo tempo non parte male perché la squadra di Pioli imbastisce subito due occasioni ma proprio durante un'incursione verso l’area dei romanisti Gagliardini viene spinto irregolarmente, Tagliavento non interviene e Nainggolan si fa serenamente 60 metri (dico sessanta) palla al piede senza essere disturbato e arrivando al gol con un'altra prodezza dalla distanza. Dubbi sul fischio non pervenuto ma anche sullo squilibrio tattico. Da quel momento diventa una gara ancora più nervosa, con la sensazione che Tagliavento arbitri con poca serenità. L’ errore più clamoroso è quello che impedisce all’Inter di tornare in partita, dopo un fallo non visto su Eder in piena area. Qualche minuto dopo arriva il gol della speranza di Mauro Icardi ma dura poco perché poco dopo arriva il tredicesimo rigore stagionale della Roma dopo un fallo di Medel su Dzeko.

In definitiva l’Inter gioca una partita completamente sbagliata per modalità e approccio inadeguato, ma è soprattutto la prima partita che perde anche con la complicità dell’allenatore. Può capitare ma non in sfide come queste che decidono una stagione, in un confronto diretto che invece di essere affrontato con maturità e consapevolezza è stato interpretato in modo isterico e perdente. Preparare bene durante la settimana una partita come questa è un obbligo che l’intera società dovrebbe avere ma non è accaduto per meccanismi interni che dovrebbero essere analizzati. Non serve fare autocritica generalista ma entrare nel dettaglio.

La sensazione è che Pioli, nonostante sia il meno colpevole dell’andamento di questa stagione, abbia perso una grossa chance per essere ancora l’allenatore dell’Inter nella prossima stagione. La squadra ha ottimi calciatori, un buonissimo tecnico e una società più strutturata. Il rischio è proprio che vedendo più qualità tecnica e bontà in panchina, ci si illuda che manchi poco a raggiungere lo scudetto o la Champions. Non è così. L’Inter di oggi ha una serie di ottimi professionisti ma non c’è personalità in nessuna componente nerazzurra. Non in campo dove “il leader è il gioco” (cit: Pioli), non in panchina dove Pioli è bravo ma forse non il fuoriclasse per tornare a vincere, non nella società che si è fatta sbertucciare comunicativamente dopo la gara contro la Juventus e manca da sempre di una figura di riferimento.

Dal sesto posto in cui si trova l’Inter oggi forse sarà più facile avere il coraggio di cambiare per acquisire, in termini di uomini e autentica autocritica, quella personalità e mentalità vincente che continua a mancare. Intanto ora in avanti si ragioni con più realismo e meno emotività. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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