Partiamo dalla considerazione che, nella storia del calcio, non mi risulta ci sia mai stato un 7-0 rifilato da una squadra a un'altra a distanza di un solo campionato. La vittoria in questi termini ha delle radici psicologiche che vengono confermate dalla evidente decisione di togliere il piede dall’acceleratore del match una volta segnata la settima rete. Ma al di là del clamoroso punteggio utile all’autostima, ci sono da registrare delle risposte importanti, diverse conferme e un paio di dubbi.

La prima risposta l’ha data Kovacic. La sicurezza delle giocate, la personalità in campo e persino il gol (spettacolare) ne hanno dato, come in occasione della gara di Europa League, un chiaro ritratto da futuro fuoriclasse. Personalmente, oltre alle verticalizzazioni e all’azione del primo gol, mi ha colpito la velocità impressionante del croato con la palla al piede. In più di un occasione i centrocampisti del Sassuolo hanno tentato di inseguire Kovacic ogni volta che fendeva la retroguardia con incursioni agevolate dal movimento di Osvaldo e Icardi. Il marchio alla partita lo ha dato lui fin dal principio. 

Il protagonista più luccicante è stato Icardi. Quando un attaccante di 21 anni riesce a fare una tripletta nel nostro campionato è sempre una notizia, specie quando realizza i gol con grande varietà. È ormai appurato infatti che l’attaccante argentino ha il colpo di testa, il tiro, il senso della posizione e il carattere. Gli manca una maggiore partecipazione alla manovra e quella copertura difensiva che se non riesce a dargli Mazzarri non lo farà più nessuno. Sono però rimasto ammirato dalla quantità unita alla qualità di pitbull Medel. Ero particolarmente ottimista sull’impatto che avrebbe avuto nell’Inter, considerando che era stato acquistato proprio per venire incontro alle necessità di Mazzarri, il quale voleva un metodista come lui. Mi ero preoccupato dopo la gara col Torino perché, pur avendo giocato bene, mi sembrava limitato nel suo raggio d’azione, intasato, forse dalla presenza di M’Vila. Invece ho rivisto il lottatore che ricordavo al Cardiff. Perché se l’Inter ha aggiunto qualcosa al suo DNA è proprio nella testa che il cileno sembra aver iniziato a mutare.

E poi Dodò, esterno efficace e di grandissimo talento. La mia scommessa è che diventi il futuro titolare in fascia della nazionale brasiliana già entro il 2015. Menzione d’onore per Ranocchia che ha ben diretto la difesa anche se ha ancora parecchi problemi in fase di rilancio. Il resto della squadra ha eseguito, divertendosi, il compito di tenere a bada e far male agli avversari. 

Il dubbio è invece su Hernanes. Se una squadra gioca una partita dove tutti riescono ad emergere grazie agli automatismi e al talento, come mai il giocatore che dovrebbe trascinare il centrocampo fraseggia timidamente e non mette la firma su una partita che dovrebbe incoraggiarlo? La questione ora passa da Mazzarri che ha completato il suo giorno perfetto riuscendo a travolgere con i gol la puntura di Benitez il quale, indirettamente, lo aveva tirato in causa sostenendo che negli anni passati a Napoli si giocava in modo difensivo. Tutto nello stesso giorno in cui i partenopei hanno perso in casa senza segnare. 

Perché questa partita non ha comunque il potere di entusiasmare del tutto i tifosi? Perché vincere col Sassuolo è già accaduto la scorsa stagione e si è arrivati quinti giocando male, perché è pur sempre una squadra più debole e perché, dopo aver asfaltato gli islandesi, si è pareggiato male col Torino. Logico aspettare con una certa trepidazione il Dnipro giovedì e il Palermo domenica. Due trasferte scivolose da cui, l’Inter, se riesce a uscirne vittoriosa, almeno in termini di gioco, getterebbe basi diverse dal passato.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 settembre 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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