È difficile scavare dentro una sconfitta e trovare un valore. La gravità del risultato di domenica sera ci ricorda quanto sia lontana la strada per riportare l’Inter dove tutti si aspettano. La prima valutazione è che l’anno prossimo non farà nemmeno l’Europa League. Non è matematico ma è un dato che emerge guardando la classifica che la prossima settimana potrebbe essere ancora più impietoso dopo la gara contro il Napoli. Senza contare che la Fiorentina ha dimostrato di essere una squadra più completa di quanto non lo sia l’Inter attuale. 

La partita ha fatto riemergere i limiti che possono essere colmati in vista della prossima stagione. Primo dato: l’Inter non vince mai le partite importanti, quelle con avversari di livello. Non ci va nemmeno vicina, rischia più di perdere che il contrario e con la Fiorentina è andata così. Nella prima parte della stagione con Mazzarri la squadra ha perso male con i Viola, poi stava per perdere con il Napoli e ha trovato il pareggio nel finale. Nel derby Obi ha rimesso l’Inter in parità dopo aver subito il gol di Menez, ha perso contro la Roma, poi con la Lazio è andata sotto di due gol trovando la rimonta che l’ha portata al 2-2.

E ancora: con la Juve l’Inter ha subito il gol e poi ha risposto nel secondo tempo terminando 1-1. Poi l’uscita di scena dalla Coppa Italia dopo una partita più che dignitosa sempre col Napoli, conclusasi male per una superficialità di Ranocchia. L’elemento che emerge prepotentemente è che in nessuna delle partite con avversari di livello l’Inter va mai in vantaggio. Subisce, reagisce con orgoglio e a volte rimonta. Il significato di questa statistica è che la squadra non ha personalità, le reazioni tutte le volte che è andata sotto sono state rabbiose più che organizzate (tralasciando la partita contro la Juventus dove la squadra di Mancini ha fatto più dei bianconeri e senza lo sciagurato assolo di Icardi la vittoria sarebbe stata possibile).

Secondo dato. Tutti, ma proprio tutti, gli avversari dell’Inter hanno capito che soffre il pressing alto. Vanno in tre sui difensori e li costringono al lancio lungo. È un aspetto tanto elementare da stupirmi per come la squadra non lo abbia ancora risolto. Mi permetto di segnalare che nella stagione disgraziata di Stramaccioni, rovinata completamente dai 18 infortuni, Kovacic giovanissimo veniva impiegato davanti alla difesa come soluzione per il pressing avversario. Faceva il play basso e venne riconosciuto da tutti come l’unica cosa da salvare di quella stagione. Bene, dall’anno successivo gli è stato tolto quel ruolo e mai più riconsegnato. Perché lui doveva essere un trequartista. Per me è un mistero. E di certo questo Kovacic non è utile a nessuno. Se davvero l’Everton riuscisse a portarlo via per i 20 milioni che pare abbia offerto, il croato allungherebbe la lista delle cessioni horror della storia masochista nerazzurra. A proposito, l’ultimo in quest’ordine, Coutinho, sta facendo cose ottime al Liverpool.

Terzo dato. Torniamo al gioco. Sempre a proposito di pressing l’Inter lo applica a strappi. In alcuni momenti della gara ma con scarsa continuità. Domenica sera Podolki e Icardi andavano in due verso il portiere e nessuno a marcare i difensori. Di fatto chi incontra l’Inter ha molta più possibilità di gestire il possesso palla di quanto non lo lascino fare ai nerazzurri.

Quarto dato. La difesa non è portata alla costruzione perciò perde sempre due o tre tempi di gioco. Non esistono i due tocchi. E allora vedi Juan Jesus che fa il Lucio, palla al piede, Campagnaro che tiene la sfera senza sapere cosa farne fino a darla indietro, Medel lasciato a fare quello che dovrebbe fare Kovacic perché gli avversari vanno in raddoppio sul croato, lasciando che il cileno dia la palla in orizzontale o tentando un improbabile verticalizzazione, cosa per la quale non è predisposto.

Quinto dato. Il rendimento di alcuni giocatori pesa parecchio. Palacio non è più lui e non lo sarà fino al termine della stagione. Podolski torno a dire che non è questo. Non so da cosa dipenda ma in dieci anni che lo seguo non ha mai giocato così male. Postilla su Brozovic. Di certo il suo rendimento è già calato. Ha il senso delle geometrie ma il suo impatto non si sente più.

Sesto e ultimo dato. La condizione fisica. C’è qualcosa di sbagliato se la squadra corre solo un tempo. A volte il primo, altre il secondo. Se manca la condizione fisica una delle prime cose a saltare è la concentrazione che infatti con la Fiorentina è venuta a mancare per mezz’ora del secondo tempo. Ma in tutto questo non è logico né intelligente pretendere che una rivoluzione dia i suoi frutti in 3 mesi. Mancini ha una responsabilità nel non aver trovato il ruolo a Kovacic ma anche un enorme merito nell’aver restituito al calcio Fredy Guarin. Lo ha fatto dando dignità alla reazione dei tifosi che l’anno scorso tuonarono di fronte allo scambio tra lui e Vucinic, il quale ora gioca negli Emirati Arabi. Il sacro terrore del popolo nerazzurro era che Guarin potesse rilanciarsi con un allenatore di un altro livello e una squadra con meccanismi perfetti. Lo ha fatto Mancini che ha riportato Guarin ad essere straripante.

Per rivedere un'Inter da scudetto ci vorrà una campagna acquisti fatta con lo stesso piglio e lo stesso coraggio di quella di gennaio. E soprattutto tenere Mancini sulla panchina dell’Inter per diversi anni. Con tutti i suoi pregi e i suoi limiti.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 marzo 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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