Sono piuttosto deluso, non solo per l'eliminazione dalla Tim Cup che era oggettivamente e necessariamente un obiettivo per l'Inter in questa stagione, quanto piuttosto per il passo indietro dal punto di vista dell'atteggiamento dopo un avvio promettente. Perdere ci può stare, la striscia di vittorie presto o tardi sarebbe finita ma l'amaro in bocca arriva dal modo in cui è maturata la sconfitta contro un avversario ampiamente alla portata. Bravo Simone Inzaghi a impostare nel modo più sensato la trasferta, badando alla fase difensiva e alle ripartenze. Una strategia che ha pagato anche grazie all'approccio troppo sbilanciato dell'Inter, irriconoscibile rispetto a quella solida esibitasi nelle ultime settimane. Ho rivisto la peggiore versione deboeriana, sì votata all'attacco ma troppo prevedibile (che senso ha crossare per il povero Palacio?) e con un baricentro talmente avanzato che i biancocelesti avrebbero potuto banchettare allegramente.

Ripeto, perdere ci sta e non resta che rimboccarsi le maniche e mettersi alle spalle prima possibile la delusione di aver visto sfumare il secondo obiettivo di questa stagione. Ora non resta che il campionato, dove la striscia di vittorie è ancora aperta ma verrà aggredita domenica prossima dalla Juventus, che allo Stadium sarà meno abbottonata della Lazio vista al 'Meazza'. Non ho dubbi sul fatto che Pioli abbia raccolto importanti indicazioni dalla serata di ieri, così come è evidente come Ever Banega sia in fondo alle gerarchie del tecnico: non è una coincidenza se, all'intervallo, per recuperare lo svantaggio il tecnico abbia inserito Joao Mario al posto del Tanguito. Che, in questo momento, non è così indispensabile. Lo è invece Roberto Gagliardini, l'ultimo arrivato. La sua assenza è stata pagata tatticamente dalla squadra e personalmente da un Brozovic troppo pasticcione, orfano di un compagno in grado di permettergli maggiore libertà espressiva nell'area avversaria.

Testa ora alla Juventus, perché non c'è tempo per rimuginare su ciò che poteva essere. Fermarsi ora sarebbe delittuoso, la rincorsa è in pieno svolgimento e anche se non arrivasse la vittoria allo Stadium conta cercare di uscirne indenni per dare l'ennesimo messaggio alle rivali. La vera Inter è quella che ha reagito alla decisione (errata) di Guida di fischiare rigore a Immobile ed espellere Miranda (la peggiore prestazione da quando è a Milano, forse sta giocando troppo...), quella che ha cercato fino all'ultimo di raddrizzare un risultato che sapeva di condanna. Non quella che si sbilancia, giochicchia e apre il fianco al contropiede avversario. E da questo punto di vista sono tranquillo, questo non è che un incidente di percorso. E magari darà più slancio alla voglia di rivalsa di chi ha dimostrato d poter fare molto meglio. Non è solo la Juventus che impara una lezione invece di perdere.

Capitolo mercato. Finalmente è finito, allelujah. Al di là del pluricomplimentato Gagliardini, l'Inter aveva dichiaratamente un solo obiettivo: sfoltire la rosa. E c'è riuscita, anche se non completamente. Nella giornata di ieri Andrea Ranocchia si è imbarcato su un volo per l'Inghilterra, destinazione Hull City. Sei mesi d'esperienza in una squadra che lotterà probabilmente fino all'ultimo per rimanere in Premier League. Buon per lui, ormai a Milano, e forse in Italia, sarebbe stato improbo riciclarsi. Cambiare aria in toto può essere solo salutare. Non è partito Jonathan Biabiany, e chissà se davvero ha rifiutato il Chelsea per paura di non essere parte di un progetto. Cosa che, diciamoci la verità, non gli succede ormai da anni. Il mercato in Cina finirà allo scadere di febbraio, tempo per valutare un'altra opzione c'è. E lo faccia, perché ha ancora tanti anni davanti e sprecarli in panchina non è il massimo.

In mezzo ad altre operazioni in uscita più o meno rilevanti, ecco la sorpresa: Trent Lucas Sainsbury. Alla faccia del mercato in entrata concluso, ecco il blitz cino-australiano, utile soptratutto agli spiritosoni che trascorrono il loro tempo usando in modo provocatorio e infantile l'hashtag #lapotenzadisuning. E io non dovrei neanche perdere tempo a spiegare che trattasi di una banale operazione strategica tra Nanchino e Milano, per dare una mano ai cugini orientali. Come se gli oltre 130 milioni investiti tra scorsa estate e gennaio fossero soldi del monopoli... Vabbé, spero che l'hashtag rimanga ancora in circolazione quando da presa per i fondelli diventerà qualcosa di più serio. Un po' di pazienza.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 febbraio 2017 alle 00:02
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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