Mertens, Pirlo, Sensi, Feghoulì, Mammana, Ozyakup, Grujic, Jesus, Calleri, Bentancur, Lo Celso, Thiago Maia, Kranevitter, Kessie, Valdivia, Driussi. Potrei andare avanti ancora ma sono solo alcuni dei nomi di giocatori affiancati all’Inter in queste ultime settimane. E manca ancora un mese e mezzo all’inizio del calciomercato, al secondo atto di questa stagione. La stesura delle nomination per ogni singola squadra è diventato un classico, col solo limite che la relazione sulle effettive potenzialità del giocatore di turno è delegata alla descrizione del giornalista. La scrematura è già in atto e l’Inter prenderà almeno un paio di giocatori, con particolare riferimento al reparto di centrocampo e attacco. Previste delle uscite ma non necessariamente quelle che i tifosi si aspettano. 

Non posso fare delle previsioni se non basandomi sulle indiscrezioni che in redazione arrivano e che toccano anche giocatori precedentemente intoccabili. La più affascinante è quella che vedrebbe la partenza di Icardi al Real Madrid per sostituire un vacillante Benzema, tutto al netto di una super offerta sulla falsariga di quella ricevuta e accettata per Kovacic. Se ne può anche discutere tra interisti ma non c’è alcuna conferma. Perciò torno ad affrontare l’argomento Inter del presente anche in funzione del mercato.

Ho ascoltato con perplessità i pareri negativi riguardo la possibilità di Pirlo in nerazzurro per cinque mesi. La motivazione principale è che in questo modo l’Inter stravolgerebbe un lavoro svolto nella prima parte di stagione. È curioso, ho pensato, viene accusata di praticare un gioco orrendo e poi, se vuole cambiare qualcosa a centrocampo, le viene imputato il rischio di rovinare tutto. Posto che per poter avere l'armonia di gioco che l'armata degli esteti reclama, devi cambiare gran parte dei giocatori che lo realizzano, il fattore centrocampo è determinante per produrre gioco e proteggere la difesa, è centrale avere calciatori che si intendano. Per questo mi stupisce che numerosi addetti ai lavori ripetano in coro che l’Inter gioca male e dunque che così non possa andare lontano. La versione ottimistica è anche “quando l’Inter inizierà a giocare bene…”.

Sembra che tanti giudichino questa squadra per sentito dire o l’impossibilità di seguire tutto con la stessa precisione. Quante volte e per quanto tempo dovrà essere ripetuto che una formazione che schiera Guarin, Felipe Melo, Medel, Brozovic non può giocare in modo spettacolare? Prandelli parlava di un'Inter che non ha un’identità di gioco. Non sono d’accordo. Non ce l’hai se, quando fai possesso palla, non sai che fartene e allora concedi campo e iniziativa agli avversari confidando nei loro errori e nelle ripartenze. L’Inter ha spesso un possesso palla esasperato, di chi la gara la vuole comandare anche se in modo fisico e poco creativo. L'Inter concede palle gol agli avversari perché i meccanismi non sono ancora perfetti ma se non ha un'identità non prendi solo 7 gol in 12 partite.  L’identità di gioco ce l’ha nel senso che tutti sanno quello che dovrebbero fare ma molte cose ancora non funzionano. Solo che il gioco ha una carta d’identità con una brutta faccia, non piace da vedere. Vivaddio il calcio è anche e soprattutto efficacia e se l’Inter non avesse identità, che fa rima con automatismi o meccanismi di gioco, non sarebbe nemmeno vicina al settimo posto. 

Credo che Pirlo possa, senza esserne certo, utile a Mancini per un diverso modello di proposizione del gioco, per la capacità di vedere la disposizione dei compagni e di raggiungerli, per la capacità di congelare il gioco e farlo ripartire sapendo difendere bene la palla e, perché no, per le punizioni. Di certo Pirlo si avvicina al termine della carriera, la scorsa stagione ha avuto un calo, gli ultimi quattro mesi li ha trascorsi in un campionato meno intenso e non abbiamo la certezza che il rendimento sia alla sua altezza. Resta il fatto che prendere un centrocampista giovane, di buone o ottime prospettive, a gennaio sarebbe una scelta altrettanto rischiosa. Se ad esempio si scegliesse Feghoulì, è possibile se non probabile, che il giocatore faticherebbe a entrare nei meccanismi della squadra risultando anche dannoso o apparendo meno forte di quanto non si speri. Di certo serve un altro tipo di attaccante, che abbia le caratteristiche per poter assecondare i movimenti delle mezze punte e viceversa. Ad oggi Icardi è l’unico centravanti puro e Manaj, pur avendo talento non garantisce lo standard del pur criticato argentino.

Dubito che si parlerà dell’Inter in modo diverso da come si sta discutendo da mesi. Lo spartito è ormai quello, la pigrizia e a volte la stolidità indirizza la questione esclusivamente al gioco che non è bello e non c’è verso di affrontare la questione in altro modo. È quello che trovo più noioso in questo sport: si sposa un argomentazione e la si persegue con il senso del tormentone più che col piacere dell’analisi.
Amala

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 novembre 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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