Dopo l’editoriale di ieri dell’ottimo Cavasinni improntato sulla prossima Inter, mi fermo per fare una fotografia di questi giorni nerazzurri. Ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare. Ci sono spese folli come Nainggolan a 40 milioni, Chiesa a 70, Malcolm a 40 che la stampa addebita all’Inter, senza scrupolo per le contraddizioni, come quel tizio che al ristorante chiede disinvoltamente di mettere sul conto dell’amico, tanto paga lui e poi gli ricorda che è in bolletta chiedendogli pure come farà. L’interminabile era del debito da estinguere va nella direzione di un bilancio da salvare entro le prossime due settimane, a colpi di plusvalenze, giovani campioni del tripletino nerazzurro da piazzare ed eventuali occasioni in uscita da sfruttare.
Forse ha ragione chi sostiene che non serve vincere trofei su trofei come l’Inter ogni anno ma lavorare sulla formazione dei ragazzi per poi inserirli come fa l’Atalanta. E altrettanto vero che in un altro periodo storico la politica sarebbe diversa mentre qui si fa di necessità virtu economica. In questi anni dal vivaio nerazzurro sono usciti ottimi giocatori ma quasi sempre inadeguati alle ambizioni della grande squadra. Vi faccio dei nomi, parecchi nomi, che il pubblico nerazzurro sperava o addirittura pretendeva restassero e crescessero in prima squadra: Longo, Berni, Andreolli, Santon, Biabiany, GnokourirGnokouri, Duncan, Destro, Donati, Caldirola, Bianchetti, Crisetig, Bardi, Bessa, Biraghi, Livaja, Donkor, Mbaye, Yao, Miangue e Federico Bonazzoli. Naturalmente ci sono anche esempi ancora più virtuosi come Pandev, che l’Inter ha valorizzato fino a vincere con lui una Champions League, altri come Bonucci lasciati partire anche se nessuno all’epoca gridava allo scandalo, Balotelli partito per colpe non certo societarie ma ad un prezzo che forse poteva essere più alto. Resta il fatto che all’Inter il patrimonio dei giovani è importante e almeno qualcuno in futuro dovrà essere valorizzato ma oggi la priorità e rispettare gli accordi con l’Uefa.
L’aspetto più snervante di questi giorni che precedono la possibilità di acquistare materialmente giocatori è invece l’impotenza nel dover guardare Cancelo trattato dalla Juve, con Marotta che non ha fatto mistero dell’interesse, Rafinha che anche se è in una terra di mezzo senza eventuali acquirenti di mezzo, sembra più lontano ma si spera comunque di trattenerlo e Wanda Nara che irrita con foto bianconere un ambiente che non si innamora definitivamente di Icardi proprio per queste cadute di stile, abbinate alle trattative per un rinnovo che ogni anno riporta a galla la possibilità che il giocatore lasci l’Inter. Alla fine il capitano probabilmente resterà, come lo stesso Antonello ha confermato, ma un rinnovo e un adeguamento si possono ottenere anche senza la volgarità di ammiccamenti verso squadre concorrenti. Specie perché si tratta di rispetto verso i tifosi e quella fascia che Wanda considera solo ornamentale. Non sappiamo nemmeno quale sarà il destino di Santon e Candreva, i quali a fine stagione erano dati come partenti, dopo una stagione di ombre, ma è certo che nel loro ruolo l’Inter sta cercando di comprare giocatori più giovani e di qualità.
Il fatto è che, mentre tutti ci preoccupiamo della squadra titolare, sarà altrettanto importante creare una rosa competitiva, considerando le sei partite minime in più della prossima stagione, il livello più alto e le ambizioni più importanti. Ad oggi senza l’esterno portoghese e il centrocampista brasiliano la squadra perde creatività e imprevedibilità, con i nuovi arrivi consolida la solidità ma è tutto ancora troppo acerbo per poter delineare l’Inter della stabilità. La vera anomalia è il fatto che l’anno prossimo l’Inter ha disegnato un centrocampo che prevede la titolarità imprescindibile di Brozovic. Sono rimasto sbalordito come tanti, nel vedere il progresso repentino, una volta spostato in cabina di regia e lo ritengo indispensabile. Tuttavia non posso dimenticare che “Epic Brozo” sia nerazzurro dal gennaio 2015 e abbia mostrato lampi di classe seguiti da sprofondi irritanti, l’ultimo dei quali accompagnato da una polemica tra lui e il pubblico. Ha cambiato allenatori, posizione e moduli ma la sua incostanza non è stata un’allucinazione collettiva.
Giusto puntare su di lui il prossimo anno ma senza dimenticare che fino a marzo era uno dei primi da bocciare e che, se la prossima stagione dovesse infilarsi nel solito tunnel, Spalletti deve avere un altro piano. Vale anche per Perisic, il quale resta un formidabile attaccante esterno ma la sua capacità di essere decisivo si è persa lungo tutto il girone di ritorno. È giusto oltre che umano affezionarsi ai calciatori ma è altrettanto sano valutare il rendimento in un Inter che in questi anni ha perso troppo tempo, valutando il proprio organico oltre l’effettivo valore. Amala. Anche lucidamente.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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