Spiace. Spiace per tutti quelli che aspettavano Napoli come la fine del mondo, la fine di tutto, il bluff nerazzurro finalmente smascherato e sbugiardato, l’armageddon. Spiace davvero ma l’Inter ha dimostrato, sul campo della squadra – raccontano – più bella d’Italia, indicata da un guru del calcio come Guardiola tra le migliori d’Europa, di non essere quell’accozzaglia di calciatori messi insieme con la colla guardando più al bilancio che al valore reale della rosa; ogni acquisto estivo aveva ed ha una valenza importante all’interno di un gruppo che Spalletti sta pian piano forgiando a sua immagine e somiglianza. L’Inter è tosta, ma proprio tosta; e mi vengono in mente le parole di Luciano nostro pronunciate solo qualche giorno fa: dite che siamo brutti da vedere e fortunati? Prima cominciate a giocarci contro, poi tiriamo le somme. Fino ad oggi hanno visto un pochino tutti, fatta eccezione per quelli che si ostinano tristemente a chiacchierare del nulla (ieri ho letto robe tipo… hanno messo il pullman davanti alla porta… nemmeno dette da tifosi da bar dello sport, questo è il dramma) perché del nulla possono chiacchierare, quanto sia diventato complicato affrontarci; la squadra è coesa, non molla di un centimetro e crede fermamente in ciò che fa. Poi smettetela di menarla con la storiella della fortuna; la fortuna è quando vinci due partite all’ultimo secondo senza meritare.

Questi ragazzi, al contrario, lottano su ogni palla, in ogni istante come non ci fosse un domani pur con tutti i loro limiti e se siamo la squadra che segna di più nell’ultimo quarto d’ora bisogna prenderne atto, a meno che non si sia prevenuti o beceri antagonisti senza arte né parte; qui non molla niente nessuno, qui non tira indietro la gamba nessuno, qui nessuno finisce la partita col capello ingellato o la maglietta fresca e linda, senza puzzare di calcio. Insomma, nessuna eccitazione fuori luogo, e ci mancherebbe pure; ma una sana consapevolezza di aver ritrovato, dopo anni di colpevole latitanza, una Inter finalmente degna dei colori del cielo e della notte. Che non vincerà lo scudetto – non lo scrivo per maniavantismo né per scaramanzia, ma solo perché penso ci siano un paio di squadre più attrezzate e difficilmente ambedue bucheranno lungo il cammino – ma potrà riservare soddisfazioni e domeniche felici a noi tifosi; in attesa di quello che è l’obiettivo finale, zona Champions, essenziale per ripartire verso un nuovo domani calcistico.

Dopo mesi e mesi di cazziatoni, pagelle largamente insufficienti, contestazioni sacrosante, mannaggia alla morte oggi mi tocca pure vederli ma perché non vado al cinema, la stragrande maggioranza del tifo nerazzurro si raduna in non religioso silenzio per seguire le gesta dei propri eroi pallonari, sorpresi dall’attenzione di Nagatomo, dalla concentrazione di D’Ambrosio, dall’intelligenza tattica di Vecino, dal doppio passo letale di Ivan il Terribile, dalla mostruosa concretezza di Mauro Icardi, terminale offensivo di rara potenza ed efficacia, dall’impressionante crescita di Samir, che se giocasse da altre parti sarebbe candidato d’ufficio al pallone di tutti i colori così come Skriniar, una specie di muro inscalfibile, giunto sulla sponda corretta del Naviglio senza pretese di spostare equilibri; casomai, se volete, l’equilibrio ve lo fa perdere solo con una spallata, novello Maciste dell’area di rigore. E lasciatemi menzionare Candreva, mazzolato in moltissime circostanze che mi sta sputtanando di brutto (non sai quanto io sia felice, Antonio), e Borja Valero, forse non ha i 90 minuti nelle gambe e forse lo si nota poco ma il lavoro che fa in campo è straordinario, così come è emozionante la concentrazione e la convinzione con cui Eder gioca gli scampoli di partita che Spalletti gli concede.

Ecco la bellezza di questo inizio stagione, rendersi conto di quanto tutti, indistintamente, anche chi fatica più di altri, stiano cercando di apprendere i dettami del tecnico come tanti bravi scolaretti. A Napoli l’Inter non si è solo difesa, ‘sta roba la possono raccontare coloro che hanno visto gli highlights di straforo mangiando una pizza coi peperoni che si digerisce proverbialmente male, ma ha rischiato in più di una occasione di segnare e i nerazzurri, messi di fronte ad una formazione che gioca insieme ormai da tre anni con movimenti consolidati e giocatori che si conoscono a memoria, hanno difeso con ordine non dando mai, e sottolineo mai, l’impressione di subire passivamente l’avversario. Ecco, se possibile, poi, buttate via anche la scemenza del… eh, ma ai punti avremmo vinto… che qui parliamo di calcio; per il pugilato, la ginnastica artistica, il pattinaggio e quant’altro rivolgersi nei luoghi deputati.

Infine come non spezzare una, due, tre, settemilamilioni di lance in favore di Spalletti Luciano da Certaldo, di professione allenatore? Accolto con mugugni vari - raccontiamola così, se penso ai tweet imbarazzanti che leggevo solo tre mesi fa mi vengono i brividi - l’uomo sta dimostrando il valore reale che rappresenta ben al di là di quanto gli era stato chiesto ad inizio stagione. Di certo c’è la pervicacia del tecnico, che ha difeso dal primo giorno di ritiro i suoi ragazzi – o vi siete dimenticati di come trattò quel tifoso che si permise di insultare gratuitamente Ranocchia – ottenendo in cambio fedeltà assoluta e piena disponibilità. Per costruire qualcosa di importante bisogna partire da questo; basi solide, abnegazione totale alla causa, remare nella stessa direzione, aspettando chi resta indietro e giocando non solo per sé stessi. Luciano nostro sta martellando i suoi rispetto a concetti del genere, riuscendo a condividere con loro oneri e onori. Lavorano insieme da tre mesi, non tre anni, e stanno bruciando le tappe.

Mi ripeto, a costo di sembrare un vecchio rincoglionito arteriosclerotico; non siamo pronti per lo scudetto, stiamo seriamente studiando per arrivarci. Succederà che cadremo, è inevitabile; per adesso lasciateci godere, il popolo nerazzurro lo merita per l’amore incondizionato che nutre verso i propri colori. Ora testa e cuore alla Samp, uno dei peggiori clienti che il campionato poteva propinarci. E non credo a cali di tensione, le parole di Vecino al novantesimo ieri sera sono un chiaro segnale; non abbiamo fatto niente, pensiamo alla prossima. Amatela, sempre. Buon inizio settimana a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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