L'Impero colpisce ancora. Dopo gli ingaggi in estate di Antonio Candreva, Joao Mario e Gabriel Barbosa, Suning, prelevando Roberto Gagliardini dall'Atalanta, ha messo a segno un acquisto che trascende l'ambito tecnico-tattico e si eleva alla sfera più alta della politica del calcio italiano. Il colosso di Nanchino, già addentro alla vicende del mondo pallonaro tricolore più di quanto non si sia portati a pensare, ha voluto inviare il seguente messaggio ai naviganti: il dominio del mercato interno della Juve stile Bayern in Bundesliga ha le ore contate, semplicemente perché sarà ostacolato caparbiamente a suon di moneta o con inserimenti e disturbi strategici come già avvenuto la scorsa estate nella trattativa Berardi.
Insomma, la guerra sportiva alla Vecchia Signora fuori e dentro il campo è stata dichiarata in maniera perentoria da Zhang Jindong, che con superba autorità mercantile ha costretto Beppe Marotta a battere in ritirata su un affare che già subodorava come fatto. L'amministratore delegato bianconero, dopo aver fatto razzia di Higuain e Pjanic appena qualche mese fa, privando le due più acerrime concorrenti dei loro più valorosi scudieri, si è ritrovato nella situazione non più così consueta di combattere ad armi pari nel derby d'Italia di mercato per un giocatore che lui stesso aveva definito 'interessante'. E a nulla servono all'economia del racconto degli eventi le dichiarazioni post-belliche da favola esopica dell'a.d. 'volpe' Marotta, visto che la storia la scrivono i vincitori e i fatti dicono che da martedì scorso Roberto Gagliardini è un giocatore dell'Inter, il quarto ammantato di quella veste dorata che in filigrana reca il simbolo del leone dell'azienda cinese.
Occhio, però, a non fare l'errore imperdonabile di ergere il centrocampista box to box bergamasco, perché è di questo profilo stiamo parlando, a simbolo di una ritrovata autorevolezza nel rettangolo verde: lì, Gaglia e compagni devono ancora cominciare a fare la voce grossa come già il loro padrone sta riuscendo a fare sul mercato dal luglio scorso, esattamente da quando si è capito che ora la parola 'incedibile' non esiste più nel vocabolario di Corso Vittorio Emanuele II. Da quando il mondo ha compreso che le trattative del club nerazzurro durano giusto il tempo della fatidica frase pronunciata da Mr. Z 'Io non tratto, compro'. Ora, questa sfrontatezza deve trasferirsi anche al campo, laddove la squadra di Stefano Pioli dovrà dimostrare di valere i soldi con i quali è stata costruita, senza alibi di alcuna sorta.
Magari per fare un altro sgarbo alla Juve, stavolta nel catino ribollente dello Stadium: lì, il prossimo 5 febbraio, si misureranno con ogni probabilità le ambizioni della Beneamata, l'unica squadra del panorama della Serie A che, in un futuro neanche troppo lontano, può interrompere l'egemonia juventina nei confini nazionali.
Impresa che si augurano tutti, ma proprio tutti, dall'ultimo arrivato Gagliardini fino al boss Zhang Jindong. Che poi, a ben vedere, sono le due facce della stessa medaglia. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 13 gennaio 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print