Terzo secolo Avanti Cristo: l'esercito romano decide di dare una accelerata alla propria espansione nella penisola italica. Nel mirino c'è il sud, quello che era la Magna Grecia. Le popolazioni locali chiamano in soccorso Pirro. La battaglia decisiva si svolge a Maleventum, che dopo l'esito dello scontro verrà ribattezzata dai Romani Beneventum, per meglio ricordare il gioioso evento. 

Ottobre 2017: l'Inter di Spalletti, dopo 5 vittorie in 6 partite di campionato, parte alla volta di Benevento per cercare i tre punti prima e la migliore forma di sè poi, con l'intento di mantenere tale il nome della città campana. 

I ruoli si sono invertiti rispetto a quanto succedeva nel terzo secolo, dato che allora era Pirro a godere di un esercito più forte e attrezzato, mentre oggi è decisamente l'Inter che scende nella ex Magna Grecia per fare la voce grossa. Una dominazione però che ancora non è legittima e che ha decisamente bisogno di qualche forza in più a proprio sostegno. 

Affrontare il Benevento di oggi, che arriva da 6 sconfitte, può apparire una semplice formalità, l'ultimo passo prima che i nazionali raggiungano la rispettiva madre patria e gli altri si godano qualche giorno di riposo. Niente può essere più lontano dalla realtà, perché l'Inter del presente è una squadra che ha bisogno di ogni singolo minuti di partita per oliare gli ingranaggi, trovare conferme nuove e certezze vecchie. Nuove come il gioco, che ancora non si è presentato con costanza in questo avvio di campionato. Nuovo come la solidità difensiva, una totale sconosciuta nelle ultime stagioni nerazzurre, quando l'area di rigore era spesso terreno di fertile caccia per chi vi cercava soddisfazioni. Vecchie come i gol di Icardi, che non sono mai abbastanza e che devono tornare anche su azione, dopo i rigori contro Spal e Bologna e lo zero nella casella delle marcature contro Crotone e Genoa. Vecchie come Perisic e Candreva, che nonostante le critiche, soprattutto per il secondo, restano la principale fonte offensiva della rosa. L'Inter è lontana 90 minuti (nella linea temporale calcistica) dalla Partita, quel derby del 15 ottobre che ha la capacità di fermare il tempo e riscriverlo in base al risultato che sarà. 

Spalletti guida, cerca, spera e organizza la propria squadra, perché possa diventare una macchina perfetta, capace di far fronte a qualunque evenienza e al tempo stesso di orientare il senso delle partite, il che vuol dire che l'evenienza, il destino agonistico segue dei binari che Borja Valero e compagni scrivono invece di percorrere alla cieca. 

Il Benevento di domani non avrà elefanti, uomini in abbondanza per far fronte al nemico nerazzurro, come invece poteva avere Pirro in quel Terzo Secolo, ma avrà la passione, la spinta e l'orgoglio di uno stadio, il Vigorito, che almeno un sorriso in Serie A vuole concederselo. Spalletti e i suoi non hanno intenzione però di fare loro da Babbo Natale, evitando che l'attuale Benevento torni la nefasta Maleventum. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 settembre 2017 alle 00:00
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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