Manca poco alla sfida di campionato contro l'Atalanta, siamo in pieno weekend e la testa è già alla prossima sfida, fondamentale per il futuro dell'Inter e di De Boer, e come si suol dire l'ultima partita vinta contro il Southampton è ormai alle spalle. Ma vorrei comunque tornare un attimo sulla gara di Europa League e partire da questa nella mia analisi. "E' solo una grossa bugia" recitava ieri il Corriere della Sera in riferimento al risultato, ecco partirei da questa affermazione in cui qualcuno si è ritrovato, qualcun altro un po' meno. Cosa ci resta della vittoria contro il Southampton? Una squadra ritrovata? Un gioco spumeggiante? Un'Inter trasformata? Niente di tutto questo purtroppo, ma qualcosa da cui ripartire c'è senz'altro. Innanzitutto la conquista del risultato. L'Inter doveva vincere per fissare un chiodo nella panchina di De Boer e continuare il cammino in Europa League e vittoria è stata.

Sì ma ha giocato male, dice qualcuno. Sì ma è stata fortunata, dice qualcun altro, il Southampton poteva vincere 3-1. Sì ma è soltanto, appunto, una bugia: sul campo non si sono visti miglioramenti e una rondine non fa Primavera. Certo, una rondine non fa Primavera, come non l'ha fatta purtroppo la bella prestazione con la Juve, ma nel calcio contano a volte anche i risultati e come i 3 punti con la Juve fanno classifica, così i 3 punti col Southampton permettono di riaprire il discorso qualificazione.

Non potevamo certo aspettarci che da un momento all'altro la squadra rinascesse e risolvesse come un tocco di bacchetta magica tutti i suoi problemi mostrando un gioco brillante, una difesa impenetrabile e un attacco prolifico. Si sarebbe comunque detto che era soltanto un caso. In un modo o nell'altro ci sarebbero state delle riserve sulla vittoria dell'Inter, ed è anche giusto. Quello che non capisco è perché dover criticare a tutti i costi quando un passo avanti c'è stato. Parlo del raggiungimento degli obiettivi. Si dice che in momenti difficili conta far risultato, il gioco poi arriverà. Ebbene De Boer ha sconfessato il suo credo fatto di bel gioco e possesso palla giocando all'italiana, catenaccio e ripartenza. La squadra ha subìto, sofferto e stretto i denti e ha portato a casa il risultato. Come non importa ora, ma l'ha portato a casa. E' un punto di partenza verso un percorso di crescita che senza dubbio dovrà arricchirsi di altri step, altrimenti resterà una mosca bianca, certo. Ma intanto la reazione c'è stata.

Se l'Inter gioca bene e perde, si critica De Boer perché pensa troppo alla sua filosofia di gioco sacrificando la concretezza del risultato, fondamentale in Italia. Se vince giocando male viene criticato perché la squadra ha avuto soltanto fortuna. L'impressione è che manchi un po' di equilibrio di giudizio intorno al tecnico olandese, che avrà pure le sue pecche, avrà pure bisogno di tempo per imprimere le sue idee ai ragazzi, ma non dimentichiamo neanche che fino a qualche settimana fa veniva lodato per le idee innovative portate in Italia e apprezzato dai calciatori per i metodi di lavoro. Maggior pazienza e più equilibrio nei giudizi quindi. 

L'Inter di De Boer è sicuramente ancora alla ricerca di un suo equilibrio, l'esempio più calzante è quello del "vorrei ma non posso", ho i mezzi ma non riesco a rendere al meglio. Domani Bergamo sarà un altro crocevia importante: conferma del percorso di crescita e quindi risultato, a prescindere dal gioco, o altro passo indietro? Lo scopriremo solo domani, l'importante è mantenere equilibrio nelle analisi. Anche domenica conterà solo portare a casa i tre punti, meglio saperlo prima.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 22 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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