Icardi vs Curva Nord, Curva Nord vs Icardi: cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Il botta e risposta tra le parti continua ormai da ottobre dell’anno scorso. Il casus belli risale alla trasferta di Reggio Emilia 2015, seguita dall’autobiografia del capitano nerazzurro, sino all’inevitabile risposta della Nord che ha trovato una contro risposta da parte di Icardi che, apparentemente, pose fine allo scontro pubblico. Solo a quello però, perché in seguito alla presunta chiusura della questione quella parte di tifosi interisti proseguirono la personalissima ‘lotta’ contro l’attaccante durante i match casalinghi e non, riempiendolo di fischi nelle uscite subito successive allo spiacevole episodio. La scorsa stagione è andata infine via via­ perdendosi insieme a tutta la squadra, che terminò la propria corsa ad un misero settimo posto, nonostante fosse accompagnata dalla media spettatori più alta d’Italia. Il tifo organizzato non accettò il comportamento dei giocatori, contestando chiunque ad eccezione di Stefano Pioli, al quale venne dedicato più di un coro individuale.

Dall’anno scorso sono cambiate molte cose: dalla conduzione tecnica ad alcuni elementi dell’organico dell’Inter e della dirigenza. La proprietà ha consolidato la sua leadership e il nuovo allenatore è riuscito a gestire (e sta tuttora gestendo) un ambiente allo sbando che necessitava in un inquadramento tecnico e professionale. Molte cose sono cambiate, non tutte. A settembre 2017 siamo punto e capo: la Curva distribuisce fanzine invitando il resto dello stadio a seguire la propria ‘linea di tifo’ senza risparmiare frecciate tutt’altro che velate a Icardi, etichettandolo come un ‘infame’, e il Nazionale argentino risponde sui social mostrando quanto gli altri settori abbiano urlato il suo nome all’ennesimo gol stagionale. Ora, questo non è un tribunale e nessuno ha studiato o sta studiando legge. È chiaro che entrambe le parti hanno avuto e continuano ad avere i loro motivi per continuare questa - viene da chiamarla – faida a distanza. Il punto non è infatti chi ha ragione e chi ha torto - per entrambe le ‘fazioni’ si devono condannare alcuni comportamenti - bensì quanto questa situazione possa nuocere alla squadra e alla serenità, tanto agognata nel recente passato, finalmente raggiunta.

La guerra fratricida che è in corso rischia di minacciare il bene della famiglia-Inter, che entrambi amano e vogliono condurre, chi dagli spalti, chi sul campo, alla vittoria ogni singola domenica. La stessa reazione di condanna degli altri tifosi nerazzurri potrebbe comportare un’ulteriore frammentazione della compattezza di cui la Beneamata necessita e merita dopo quanto dimostrato sinora. Il debito da saldare rimane ancora pesante, la strada è appena iniziata e la fiducia dei supporter tutti deve continuare ad essere ripagata da chi veste la maglia nerazzurra, indifferentemente dal fatto che parte delle colpe siano sue perché già all’Inter l’anno scorso, o totalmente esente poiché arrivato da poco. Ma non è più il tempo di perdersi in un bicchier d’acqua, di prendersi di mira l’uno con gli altri, di distogliere lo sguardo dall’obiettivo principale: tornare in Europa ed essere il dodicesimo uomo in campo. Nessuno pretende che la cosa venga chiarita, forse a molti non importerà nemmeno, ma sicuramente tanti auspicano che venga fissato nel breve periodo un 'cessate il fuoco' che permetta a tutti di concentrare le proprie energie e forze alla causa comune, ignorandosi a vicenda, praticando l'arte dell'indifferenza. A partire da oggi perché c'è una partita tanto importante quanto difficile da vincere. Guai a distrarsi. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 16 settembre 2017 alle 00:00
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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