Con l'atroce pensiero della morte di Davide Astori ancora nella testa, il calcio italiano – lentamente e faticosamente – torna alla normalità. Una normalità costruita su una patina di menzogna, perché solo celare consapevolmente a se stessi la realtà può aiutare a rimettere in moto cuore e gambe.

E così anche l'Inter torna al lavoro in vista del Napoli, senza sapere ancora quando verrà recuperato il derby. Una situazione in sospeso proprio come il momento dei nerazzurri, in bilico tra il rinascere e il permanere nella crisi. La sfida al Milan avrebbe restituito qualche certezza in più in tal senso, ma adesso tutto è rinviato al match contro la squadra di Maurizio Sarri.

Luciano Spalletti avrà una settimana piena per preparare la sfida agli azzurri, appena battuti in casa dalla Roma e vogliosi di riscatto. Ma proprio la fame di vittoria dovrà essere il pane quotidiano per un'Inter cupa e troppo brutta per essere vera. Una questione più che altro di testa, come testimoniato dal rendimento double-face col Benevento: squadra impacciata e pericolante prima del vantaggio, viva e grintosa dopo i due gol in rapida successione.

Certo, l'avversario non era di quelli più impegnativi (sulla carta), ma certe caratteristiche emergono al di là del test contingente. I rendimenti tornati più che accettabili di alcuni singoli dopo il vantaggio – Gagliardini, Candreva e Vecino su tutti – sono lì a dimostrare quanto siano ingombranti per le gambe i pensieri negativi. L'ansia, il malessere, il timore, quasi l'angoscia: tutte sensazioni percepite distintamente negli ultimi due mesi abbondanti. Una sorta di morbo che ha colpito a livello collettivo, degenerando pian piano e fisiologicamente anche a livello individuale. Rinascere come squadra è il segreto per tornare quell'Inter sicura ed efficace della prima parte del campionato.

Scorgere l'opportunità dove fin qui si è vista solo l'insidia. I nerazzurri, come cantava Franco Battiato, dovranno sforzarsi di trovare l'alba dentro l'imbrunire. Proprio come tutto il calcio italiano.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 06 marzo 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print