L'inizio de 'L'Originale' su Sky è una sorta di campanella che dà il via alle lezioni a scuola. Sancisce ufficialmente l'ingresso nella fase più controversa, affascinante e discussa del pallone: il mercato. Per fortuna nella mente di molti tifosi interisti c'è ancora vivido il ricordo di "la prende Vecinoooo!", anche perché un ultimo atto stagionale del genere era atteso da anni. Però non c'è più tempo per i ricordi, per quanto recenti. Bisogna già attrezzarsi per essere all'altezza dei prossimi impegni ufficiali. E finalmente, l'Inter non giocherà la sua Champions League a luglio/agosto nell'ormai nota ICC, ma sarà semplicemente un antipasto di ciò che accadrà da settembre. 

Non è una sorpresa che fino al 30 giugno si dovrà pensare soprattutto a vendere e realizzare plusvalenze. Il dato sull'ammontare necessario resta misterioso, ognuno estrae dal cilindro il proprio break-even point, resta il fatto che Piero Ausilio sia atteso da un periodo piuttosto stressante, un po' come avvenuto un anno fa. Pareggio di bilancio, il famoso zero a zero, per ripartire poi con slancio verso obiettivi sempre più prestigiosi. Inter is Here, e non deve fermarsi né cullarsi sugli allori. La squadra va puntellata, non stravolta. Sulla carta, a meno di ulteriori cessioni, basterebbero altri tre innesti nell'undici titolare per certificare un upgrade significativo: un centrocampista centrale, un esterno destro offensivo e un terzino destro. Al netto dell'addio a Joao Cancelo e del riscatto di Rafinha, che oggi mi sembrano gli epiloghi più preventivabili. E se anche il brasiliano non tornasse (qualche dubbio è lecito), alla lista degli innesti aggiungerei il trequartista, o meglio, per dirla alla Spalletti, il centrocampista d'assalto.

Tornando ai due arrivi a tempo determinato della scorsa stagione, sorge spontanea una domanda che è giusto porsi ora che entrambi, ufficialmente, sono tornati alle rispettive società d'origine. Domanda che andrebbe girata ad Ausilio e a Walter Sabatini, che all'epoca dei fatti collaborava con la dirigenza nerazzurra sul mercato: perché, sapendo che fino al 30 giugno non si sarebbe speso un centesimo (e oggi anche i più scettici forse capiscono meglio la decisione della proprietà), ci si è accordati con Valencia e Barcellona per un riscatto entro questa data? Non esisteva davvero altra possibilità? Joao Cancelo è stata un'opportunità nata per caso dalla 'fuga' di Geoffrey Kondogbia, ma sin dall'inizio le differenti valutazioni tra i due hanno fatto intendere che qualcosa non quadrava. Poi, l'intesa per il riscatto da esercitare entro il 31 maggio, che il bilancio nerazzurro non avrebbe mai permesso. Stesso discorso per Rafinha: trattativa lunga e snervante con il Barça per strappare un prestito secco con riscatto per 35 milioni più 3 di bonus entro il 4 giugno. In quale modo sarebbe stato possibile esercitarlo?

A inizio anno, concluso il mercato, il direttore sportivo dell'Inter, a domanda diretta, disse che la sua società non lavora per le altre e che non si sarebbe limitata a fare da parcheggio per i due giocatori sopra citati. All'epoca c'era davvero, almeno a parole, la volontà di tenerli entrambi se avessero dimostrato di meritarlo. Ebbene, lo hanno dimostrato, ma salvo una cessione remunerativa con ricca plusvalenza non sarebbe mai stato possibile acquistarne i cartellini. E gli altarini sono stati svelati. Probabilmente, una chiave di lettura potrebbe essere la poca fiducia nell'impatto che Cancelo e Rafinha avrebbero avuto nell'Inter. Il primo perché chiuso dall'affidabile D'Ambrosio, il secondo perché talmente in ritardo di condizione che difficilmente avrebbe impresso il proprio marchio sulla stagione nerazzurra.

La realtà però è stata un'altra ed entrambi si sono rivelati imprescindibili nella corsa al piazzamento Champions. Ben oltre le più rosee aspettative. Oppure, sin dall'inizio erano considerati dei rinforzi temporanei e nulla più (ipotesi largamente più credibile), a dispetto delle frasi di facciata. Oggi, inevitabilmente, ci si trova di fronte all'impossibilità di riscattarli a meno di congiunzioni astrali che lo permettano. Come, per esempio, la disponibilità del Barcellona a ridiscutere l'accordo, inesistente invece a Valencia dove forse hanno persino più problemi dell'Inter in tema di Fair Play Finanziario e attendono ricche offerte per il lusitano. Con il senno di poi, accordarsi su queste basi ai limiti dell'impossibile è stato un errore figlio di mancanza di visione panoramica. Obbligato dalle necessità, sicuramente, ma pur sempre un errore.

Difficile trovare in giro un terzino con le qualità di Cancelo (ma che ci va a fare al Wolverhampton?), più facile forse reperire un centrocampista che vada bene a Spalletti. Ma è un discorso da affrontare a luglio, dopo aver chiuso nel modo giusto il bilancio. Rispetto alla scorsa estate, quando la campagna acquisti iniziò con determinate (arroganti) intenzioni salvo poi bloccarsi sul più bello, stavolta è diverso. Ci sono gli introiti derivanti dalla Champions League e i ricavi in continuo aumento provenienti dalla Cina (ultimo accordo con il colosso Monalisa Tales, alla faccia di chi accusa la proprietà di distacco e di chi rimane impassibile anche di fronte alle lacrime di Steven): insomma, c'è concretezza rispetto alla dimensione onirica in cui ci si era calati un anno fa. Gli strumenti per rinforzare seriamente una rosa già da quarto posto e per renderla degna del palcoscenico europeo non mancano. Tre innesti sono già stati completati (applausi), altri li raggiungeranno tra luglio e agosto. Pochi, ma molto buoni. E il distacco da chi ha contribuito al ritorno in Champions sarà meno doloroso.

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 giugno 2018 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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